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Giustizia, Schlein sta sulle barricate ma i big del Pd sono pronti a votare Sì al referendum: le defezioni eccellenti

Elly stai sbagliando

Giustizia, Schlein sta sulle barricate ma i big del Pd sono pronti a votare Sì al referendum: le defezioni eccellenti

Politica - di Gabriele Alberti - 31 Ottobre 2025 alle 14:59

“Meloni vuole le mani libere. Costituzione calpestata”: i due ritornelli che faranno da sottofondo alla campagna referendaria per il No alla riforma della Giustizia sono già stonati. Cara Elly nel tuo Pd c’è chi la pensa molto diversamente, in punta di diritto. Le defezioni “eccellenti” nel partito della Schlein vengono fuori nel “day after” della fine dell’ iter parlamentare della riforma, con un occhio al referendum di primavera al quale voteranno Sì esponenti dem di primo piano: da Vincenzo De Luca a Goffredo Bettini, dal dalemiano Claudio PetruccioliStefano Ceccanti, ex senatore Pd e costituzionalista che sul Foglio firma un articolo in cui spiega perché la riforma sulla separazione delle carriere è sacrosanta. A sinistra, nelle opposizioni, c’è chi pensa e ragiona. E inserisce la riforma nel solco di una riflessione giuridica, lontana dagli slogan. E c’è invece chi persevera in logore parole d’ordine valide un po’ per ogni occasione. Elly è una di queste persone.

Sì al referendum: De Luca, Bettini, Ceccanti e gli altri

Interessante fare un passo indietro e sbloccare un ricordo alla Schlein. Correva l’anno 2019 ed un aspirante alla segreteria dem, Maurizio Martina, scriveva nella sua mozione che «il tema della separazione delle carriere appare ineludibile per garantire un giudice terzo e imparziale». Chi sottoscrisse la sua mozione? Divertente: Debora Serracchiani, Dario Parrini, Matteo Orfini, Alessandro Alfieri, Graziano Delrio, Simona Malpezzi, Vincenzo De Luca (“probabile il mio sì al referendum”, dice anche ora). Alcuni non hanno cambiato idea, la Serracchiani invece oggi è un’altra persona: in sei anni per lei la separazione delle carriere “significa piegare la giustizia al potere politico”. In questo lasso di tempo la riforma da “ineludibile” si trasforma in un attacco alla Costituzione.

Sulla Giustizia Nazareno in ordine sparso

Irremovibile invece Goffredo Bettini, che qualche mese fa si pronunciò a favore della Riforma: “Ritengo che la separazione delle carriere nella magistratura possa rappresentare un passo importante, persino doveroso, nella direzione di una maggiore terzietà del giudice”, specificando che “non è una bandiera ideologica”. Fotografa questa divisione l’ex viceministro Enrico Morando: “Ciò che mi pare inaccettabile è che la lunga esperienza della sinistra di governo nel corso di decenni venga completamente obliterata”. Elly Schlein ha azzerato il passato e con esso un lavorìo di gente pensante e non urlante. La notizia cattiva per la segretaria è che l’associazione Libertà Eguale, presieduta da Morando sosterrà il Sì al referendum confermativo, tirandosi dietro tanti i nomi del mondo dem che vi aderiscono:  il vicepresidente ed ex parlamentare Stefano Ceccanti, la deputata milanese Lia Quartapelle, Claudia Mancina, Giorgio Tonini, Irene Tinagli, Umberto Ranieri.

Nel 2019 Serracchiani era a favore della separazione delle carriere

A loro si aggiunge un ex, ora presidente del Partito Liberaldemocratico, che condivide la battaglia: Andrea Marcucci. Parla chiaro il suo  commento dopo il via libera dell’Aula del Senato: “La separazione delle carriere dei giudici è il coronamento di una battaglia di civiltà giuridica che unisce i liberali di tutti gli schieramenti”. Il segretario del PLD, il deputato Luigi Marattin, a Montecitorio ha votato il disegno di legge del Guardasigilli Nordio. Altri anche nel Pd ragioneranno con la propria testa e per Elly Schlein lo scontro referendario rischia di essere la madre di tutte le sconfitte: nel senso che se  perdesse, la sua leadership nel Pd e nel Campo largo ne risulterebbero ammaccate anche in vista di successive primarie di coalizione. Il Nazareno andrà in ordine sparso sul referendum.

Domenico Caiazza, frontman dei sostenitori del Sì

Si aggiunge a chi non seguirà le indicazioni di Schlein Cesare Salvi, ex ministro del Lavoro ed ex senatore Pci-Pds. “Il Ddl è in linea con il garantismo ex Pci-Pds”. Per lui, giurista, la riforma si inserisce in un alveo garantista in cui si è mossa, in passato, anche la sinistra: “Con la separazione delle carriere- dice al Foglio- come viene chiamata semplificando – si dà un seguito a una riforma molto importante: la modifica dell’articolo 111 della Costituzione che, nel 1999, ha introdotto il principio del ‘giusto processo’, basato sul contraddittorio tra le parti e sulla presenza di un giudice terzo e imparziale. Allora ero capogruppo del Pds; quella proposta recava la mia firma”. Insomma, non male questo coacervo di posizioni in distonia con la segretaria.

Il comitato SìSepara

Anche il fronte intellettuale di certo non sospettabile di simpatie meloniane si sta attrezzando per il Sì al referendum . Si tratta del comitato SìSepara, di cui è presidente Gian Domenico Caiazza, avvocato, ex presidente dell’ Unione Camere Penali. E’ il Il frontrunner dei sostenitori del “Sì”. Noto al grande pubblico per essere stato tra i difensori di Enzo Tortora, simbolo delle battaglie garantiste a cui s’ispirano i favorevoli alla riforma per la separazione delle carriere. Vi hanno aderito Antonio Dei Pietro, l’editoalista e scrittore Pierluigi Battista, Ernesto Galli Della Loggia, fra gli altri.

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di Gabriele Alberti - 31 Ottobre 2025