Conte contro Conte...
Giuseppi “eletto” leader M5S senza sfidanti: ma supercazzole e stratagemmi non spiegano il no alla primarie. E non convince…
L'ingegneria statutaria del presidente pentastellato conferma: la leadership movimentista non si conquista, si auto-genera. Tra di noi "si dibatte sui contenuti" si giustifica l'"avvocato del popolo": e il manuale ad uso esclusivo è servito...
Il “restyling” pentastellato operato da Giuseppe Conte, l’ex “avvocato del popolo” trasformatosi da tribuno in Giuseppi “Mao” leader M5S, continua a offrire al panorama politico italiano siparietti di rara, involontaria comicità. La metamorfosi da tecnico prestato alla politica a “Verbo rivelato” del M5S è ormai compiuta, con il leader che si è saggiamente auto-dotato dei requisiti indispensabili per la carica. Insomma, un’operazione di ingegneria statutaria più che di democrazia spiccia. Un caso di leadership non conquistata a suon di primarie, ma genialmente auto-generata.
Così, intervistato dal Corriere della Sera, Conte non ha fatto che ribadire, con la serenità di chi ha fatto i compiti a casa (e si è ben preparato sulle domande dell’esame) la solidità della sua frastagliata galassia. E alla emblematica domanda: «Conte contro Conte. Lei, presidente, ha già vinto…». Il leader pentastellato risponde enigmaticamente: «Sono orgoglioso del M5S, una comunità di persone coraggiose, fiere dei propri valori e radicali nelle battaglie per cambiare il Paese». E quando, qualche passaggio e domanda dopo, il Corriere gli chiede: «Primarie per la premiership, sì o no?», con un’abile mossa divagatoria Giuseppi Conte Mao ribatte: «All’esterno infuria il dibattito sulle primarie, all’interno del M5S infuria il dibattito sui contenuti»…
Giuseppi “Mao” Conte, l’arbitro eletto… da se stesso e le argomentazioni esposte al “Corriere”
Eppure, pizzicato sul punto dolente, quello che trasforma l'”uno vale uno” grillino nell'”uno vale su tutti” contiano, il Corsera replica: «Come spot funziona. Ma un capo rieletto senza sfidanti quanto è legittimato?». Ma anche qui, quando ancora sembra di sentire il rumore delle unghie sullo specchio, il leader movimentista argomenta con un capolavoro di burocrazia democratica: «Per regolamento qualunque iscritto poteva candidarsi a presidente. E questa è una possibilità che non viene offerta negli altri partiti». Certo, Presidente, verrebbe da chiosare, ma se il “regolamento” lo hai redatto tu. E i “requisiti” per candidarsi a sfidarti li avevi di fatto solo tu, l’assenza di competitor diventa più che un segno di debolezza altrui, un’efficace mossa di scacchi statutari…
Il manuale auto-redatto con le istruzioni per l’uso “esclusivo”
In effetti, come abbiamo già scritto un paio di giorni fa, la sua leadership si fonda su quel paradosso esilarante: non è il leader perché ha vinto plebisciti esterni, ma perché ha ereditato la “ditta” e poi ha redatto il manuale con le istruzioni per l’uso “esclusivo”. Un meccanismo ben oliato in nome del quale ergersi ad arbitro morale e custode della purezza grillina, anche se i risultati elettorali (non dimentichiamo quell’esiguo 5% alle regionali) suggerirebbero che il “Verbo rivelato” sta avendo qualche problema di diffusione tra i diseredati e gli spogliati del Rdc.
Tanto è vero che, nell’intervista che appare oggi sul quotidiano di Via Solferino, sul tema delle primarie per la premiership che infuria all’esterno, Conte glissa con una sublime inversione di priorità: «All’esterno infuria il dibattito sulle primarie. All’interno del M5S infuria il dibattito sui contenuti». Un modo elegante per dire che il leader ce l’hanno già – per l’appunto, lui, quello con i requisiti auto-referenziali – e dunque meglio concentrarsi su divagazioni a latere e chiacchiere meno pericolose.
La linea segnata da Nova sul tracciato di?
Infine, al netto dei soliti attacchi anti-governo e anti-Meloni che riperticano le solite polemiche di sempre, sulla vexata quaestio che lo riguarda più da vicino, tracimata in ultimo, pochi giorni fa, nell’abbandono di un esponente del calibro di Chiara Appendino, il “custode della purezza” non ammette segnali di affanno. Anzi, lungi dal riconoscere problematiche interne dilanianti, usa la crisi per ribadire la sua linea granitica, quella tracciata a Nova: «Tutto il gruppo dirigente ha il dovere di realizzare la linea tracciata da Nova, dove gli iscritti hanno dimostrato di essere coraggiosi e accettano alleanze solo con paletti chiari». Tradotto dal contiano: la linea è la mia, i paletti li metto io, e chi non è coraggioso (o non condivide i miei paletti) può anche accomodarsi alla porta.
Conte senza sfidanti.. a parte gli elettori alle urne
In sintesi, l’intervista conferma che la vera arte di Giuseppi “Mao” Conte non sta nel vincere le elezioni, ma nel vincere le elezioni interne al “suo” partito: e senza sfidanti. Oltre che con uno Statuto cucito su misura. Un successo ego-riferito che, forse, non ha bisogno di avvocati difensori, perché la difesa è insita nella sua stessa, inalienabile, auto-acquisita statura morale. Il problema, però, è che fuori dal tribunale dell’ortodossia grillina ci sono gli elettori. E quelli, i requisiti, li dettano ancora a suon di matita copiativa.