
Verso la firma
Gaza torna a popolarsi e il parroco posta le foto dei bimbi che sorridono. Trump: «Fiducioso anche per la fase 2»
Hamas non sarà alla cerimonia, frena su alcune condizioni e richiama 7mila miliziani. Ma la tregua regge: i rifugiati fanno ritorno a casa e nella Striscia entrano i primi camion di aiuti
Saranno Donald Trump e i rappresentanti dei Paesi mediatori – Egitto, Qatar e Turchia – a firmare lunedì pomeriggio, a Sharm el Sheik, l’accordo su Gaza. Non ci sarà invece alcun rappresentante di Israele e Hamas, perché l’accordo «si basa sulle lettere di principio fornite separatamente da Israele, Hamas e i mediatori». La notizia, anticipata dall’agenzia di stampa Adnkronos, che ha citato «fonti informate», ha trovato riscontro nell’annuncio del rappresentante dell’ufficio politico di Hamas, Hossam Badran: «Non saremo presenti alla firma ufficiale», ha dichiarato, sottolineando che il movimento islamista palestinese agisce «tramite mediatori qatarioti ed egiziani».
L’accordo sarà firmato da Trump e mediatori
Alla cerimonia sono stati invitati, tra i Paesi europei, Italia, che parteciperà con la premier Giorgia Meloni, Francia, Germania, Regno Unito, Spagna, Grecia e Ue. Per i Paesi arabi e islamici, Arabia Saudita, Turchia, Qatar, Emirati arabi, Egitto, Giordania, Pakistan, Indonesia.
Le richieste e le resistenze di Hamas, che non sarà alla firma
Hamas, tramite i propri funzionari, ha sostenuto che non effettuerà un disarmo totale e che le armi verranno consegnate all’apparato militare di uno Stato palestinese di cui faranno parte esponenti del gruppo. Ha inoltre insistito per il rilascio dei prigionieri che Israele ha già rifiutato di consegnare. È stato poi ancora Badran a definire «assurda» la proposta che i membri di Hamas lascino la Striscia di Gaza e a minacciare che qualora il piano dovesse fallire e la guerra a Gaza dovesse riprendere Hamas «respingerà l’aggressione» di Israele. Secondo fonti locali della Bbc, inoltre, avrebbe richiamato 7mila miliziani per riprendere il controllo della Striscia di Gaza dopo l’uscita dell’esercito israeliano.
La prima fase del Piano va avanti: si prepara il rilascio di ostaggi e detenuti
Nonostante queste resistenze, comunque, l’attuazione della prima fase del piano va avanti: secondo quanto riferito dai media israeliani, il servizio penitenziario israeliano ha iniziato il trasferimento dei detenuti palestinesi di massima sicurezza che dovranno essere rilasciati attraverso il valico di Rafah; inoltre una fonte «ben informata», citata dalla Cnn, ha riferito che il rilascio degli ostaggi palestinesi potrebbe avvenire nella notte tra domenica e lunedì.
Trump: «Fiducioso anche per la fase due del Piano per Gaza»
Hamas sta «al momento» radunando gli ostaggi da liberare, con alcuni che si trovano «in posti abbastanza difficili», ha detto Trump, confermando che lunedì sarà «in Israele e parlerò alla Knesset e poi andrò in Egitto» per la cerimonia ufficiale dell’accordo e dicendosi convinto che il cessate il fuoco reggerà perché Israele e Hamas «sono stanchi di combattere». Trump ha poi anche confermato che «molti leader» saranno lunedì in Egitto per discutere il futuro di Gaza, dicendosi «fiducioso» anche per la fase due dell’accordo: c’è «consenso sulla prossima fase del piano per Gaza», ha sottolineato.
La manifestazione delle famiglie degli ostaggi: dure contestazioni a Netanyahu
Intanto, il Forum delle Famiglie degli Ostaggi e dei Dispersi ha convocato per la serata di oggi una manifestazione di celebrazione, alla quale hanno preso parte anche l’inviato della Casa Bianca Steve Witkoff e il genero di Trump Jured Kushner, rimasti in Medio Oriente per seguire l’avvio degli accordi. Alla manifestazione ha partecipato anche Ivanka Trump. Dalla piazza si sono levati applausi per Trump, mentre grida di fortissima contestazione sono state rivolte contro il premier Benjamin Netanyahu.
Witkoff e Kushner in visita nella Striscia e il ruolo che avranno i soldati Usa
Secondo quanto riferito dall’Idf, Witkoff e Kushner oggi, secondo giorno di cessate il fuoco, hanno anche visitato la Striscia di Gaza. Con loro, oltre al capo di Stato maggiore israeliano, Eyal Zamir, c’era anche il comandante del Comando centrale degli Stati Uniti (CentCom), l’ammiraglio Brad Cooper. «Sono appena rientrato da una visita all’interno di Gaza per informare di come stabiliremo un centro di coordinamento militare-civile guidato dal Centcom che sincronizzerà le attività per sostenere la stabilizzazione post conflitto», ha scritto Cooper su X. «Questo grande sforzo – ha aggiunto – sarà ottenuto senza la presenza sul terreno a Gaza di militari americani». È soldati americani, circa 200, resteranno in Israele. Si tratta di personale specializzato in trasporti, pianificazione, logistica, sicurezza e ingegneria, che lavorerà a fianco di rappresentanti di altre nazioni, del settore privato e di organizzazioni non governative a supporto della nuova fase organizzativa e dell’assistenza umanitaria.
Il rientro degli sfollati a Gaza City
Dopo il ritiro delle truppe israeliane, in una Gaza City devastata e pressoché interamente rasa al suolo stanno tornando migliaia di sfollati. Il flusso di rimpatriati finora conta 50.000 persone, secondo i numeri riferiti dall’agenzia di protezione civile controllata da Hamas.«Questo porta il numero totale di rimpatriati a Gaza da ieri a circa 250.000 finora», ha detto Mohammed Al-Mughayyir, un funzionario dell’agenzia. Molti degli sfollati sono tornati a piedi, portando i propri averi in borse legate alle spalle.
Padre Romanelli posta la foto di bambini sorridenti «dopo la prima notte senza i rumori dei bombardamenti»
Il parroco di Gaza, padre Gabriel Romanelli, sui propri canali social ha postato un’immagine di bambini sorridenti: «Dopo la prima notte senza i rumori dei bombardamenti. Grazie a Dio!», ha scritto.
I primi camion di aiuti entrano nella Striscia
Secondo quanto riferito dalla Cogat, l’agenzia israeliana che coordina le attività del governo nei territori a Gaza hanno iniziato a entrare in queste ore anche i camion con gli aiuti, sebbene non sia stato fornito un numero. L’accordo prevede l’arrivo nella Striscia di 600 camion di aiuti al giorno, principalmente cibo, medicine e altri dispositivi medici, tende e coperte, combustibili e gas per le cucine da campo. La distribuzione di tali aiuti sarà operata, sempre secondo l’accordo, dalle Nazioni Unite e da altri donatori. Secondo Cogat sarà anche autorizzato l’ingresso nella Striscia di materiali essenziali per la riparazione delle infrastrutture critiche.