
La morte di Chiara Poggi
Garlasco, l’ex giudice Venditti al contrattacco:+. L’avvocato: “Accuse surreali, l’inchiesta passi a Brescia”
“L’errore si dimostra attraverso le regole, all’interno di un’aula di tribunale, non sui media altrimenti passa il messaggio che la giustizia diventa un’opinione che viene costruita nei talk show. La giustizia non viene esercitata a maggioranza, dalla simpatia o meno dei personaggi. Siamo finiti nelle mani di spregiudicati paparazzi, ma al paparazzo lasciamo la commedia, noi presidiamo la verità”. Lo sostiene l’avvocato Domanico Aiello, difensore dell’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti indagato per corruzione in atti giudiziari perché avrebbe favorito, nel 2017, l’archiviazione di Andrea Sempio, ora nuovamente sotto inchiesta per l’omicidio in concorso di Chiara Poggi.
Garlasco, l’ira dell’avvocato di Mario Venditti
In un lungo incontro con la stampa l’avvocato ripercorre il caso Garlasco che non esita a definire “surreale” e il tentativo di riaprire un caso che la Cassazione ha chiuso stabilendo – dopo cinque processi – che Alberto Stasi è il solo assassino della fidanzata ventiseienne. Il legale elenca i vari tentativi “legittimi” della difesa Stasi di riaprire il caso, “destinati a naufragare davanti a un giudicato della Cassazione” e ricorda le ordinanze di rigetto che si sono susseguite fino ad ora: una della Corte d’Appello di Brescia, il no della Corte europea dei diritti dell’uomo e la bocciatura di un ricorso straordinario.
Per Aiello occorre “abbandonare il doping mediatico, fare i conti con la realtà e ritornare nelle aule” dove per la revisione “occorre che ci siano elementi univoci nel reinterpretare i fatti, non ipotesi, non suggestioni o allusioni e neanche fatti statisticamente irrilevanti”, rimarca. “Ancora oggi si ritiene anomalo un provvedimento” chiesto da Venditti “che è una delle archiviazioni più puntuali che ho letto. Quella archiviazione non è stata impugnata, è stata accolta da un altro magistrato” conclude.
Il ragionamento del difensore, contenuto in una densa pec, è stato trasmesso alla Procura generale di Milano guidata da Francesca Nanni, al procuratore generale di Brescia Guido Rispoli, ma anche alle Procure di Brescia e di Pavia interessate dalla riapertura del caso Garlasco, così come alla giudice per le indagini preliminari di Pavia Daniela Garlaschelli che si sta occupando dell’incidente probatorio ancora in corso.
La contestazione, che può essere formalmente sollevata dalla difesa dell’indagato, in questo caso tira in ballo anche il cosiddetto ‘pizzino’ contenuto nel decreto dello scorso 26 settembre scorso con cui la Procura bresciana ha disposto la perquisizione nei confronti dell’ex magistrato Venditti. Quel foglio scritto a mano da Giuseppe Sempio – ‘Venditti gip archivia x 20. 30 euro’ – che per l’accusa rappresenta la cifra pagata nel 2017 per velocizzare la chiusura della pratica è parte integrante dell’accusa di corruzione, ma è “inevitabilmente legato” al delitto di Chiara Poggi.
“L’indagine connessa (l’omicidio, ndr) è il contenitore nell’ambito della quale è stata rinvenuta la prova di un’ipotesi corruttiva quindi è evidente che non si può selezione una parte dell’indagine da mandare, e una da non mandare. È tutto connesso, la nuova indagine su Sempio è connessa all’attività che Pavia ha trasmesso a Brescia e dunque a indagare deve essere Brescia”. In questo senso, per l’avvocato Aiello, anche l’incidente probatorio deve essere spostato perché “connesso agli stessi atti”. Un trasferimento tutelato dal codice di procedura penale: quando è coinvolto un magistrato bisogna andare davanti a un’altra autorità giudiziaria a garanzia di imparzialità del giudizio.