
L'intervista
Foti al Secolo: “Dal governo Meloni una manovra che guarda al futuro dell’Italia e non alle urne”
Il Ministro per gli affari europei, il PNRR e politiche di coesione interviene sulle sfide che attendono l’Italia e l’Ue e dei risultati raggiunti dall’Esecutivo
Ministro Foti, che manovra sarà quella del governo Meloni?
«Con buona pace delle opposizioni, questa non sarà una manovra elettorale, ma responsabile, che guarda alle future generazioni, ai lavoratori, alle famiglie, soprattutto a quelle che oggi hanno più bisogno di sostegno. Il Governo Meloni ha mandato definitamente in cantina il vecchio modello “tassa e spendi”, tanto caro alla sinistra. Noi seguiamo un’altra strada: quella della crescita, del lavoro e della prudenza.
Abbiamo messo in campo 4 miliardi per il superammortamento, un segnale chiaro al sistema delle imprese, perché solo sostenendo chi produce possiamo creare occupazione stabile. Altri 2 miliardi sono destinati a favorire i rinnovi contrattuali. Rispetto a quanto fatto quando la sinistra era al governo, abbiamo reso strutturale il taglio del cuneo fiscale e lavoriamo per ridurre la pressione fiscale su lavoratori. Come promesso, sosteniamo le famiglie in difficoltà e rafforziamo la lotta alla povertà, con 3,5 miliardi di euro nel triennio: una scelta chiara, un impegno concreto verso chi ha più bisogno. Questa manovra non guarda alle urne, ma al futuro dell’Italia».
Sempre in tema di bilancio, in Europa si discute di Quadro Finanziario Pluriennale 2028-20234 (QFP). Quali sono le sfide che ci attendono?
«Il bilancio europeo non è un semplice esercizio contabile: è la traduzione concreta delle nostre priorità politiche, della nostra visione comune e della solidarietà che unisce gli Stati e i cittadini dell’Unione.
Le scelte che ci attendono saranno decisive. Competitività industriale, transizione digitale, sicurezza, gestione dei flussi migratori: sono sfide che richiedono un bilancio all’altezza, con risorse adeguate e strumenti efficaci, capaci di trasformare le ambizioni in risultati reali.
Serve una politica industriale europea forte, che sostenga le imprese, valorizzi le nostre filiere strategiche e rafforzi l’autonomia dell’Europa nei settori chiave. Ma tutto questo non può e non deve avvenire sacrificando politiche fondamentali quali la coesione e l’agricoltura. Sono pilastri irrinunciabili che garantiscono equilibrio territoriale, sicurezza alimentare e inclusione. Il prossimo bilancio dovrà essere più semplice, flessibile e vicino ai cittadini e ai territori. L’Europa deve imparare a reagire con rapidità alle crisi, mettendo al centro crescita, lavoro e competitività.
Inoltre, con l’allargamento della UE, che entro quel periodo sarà realtà, serviranno risorse aggiuntive e nuovi criteri di ripartizione, per garantire che l’ingresso dei nuovi Stati non penalizzi gli altri Stati membri. La politica di coesione, infatti, resta una leva strategica di competitività e convergenza, indispensabile per una crescita sostenibile e inclusiva in tutta l’Europa».
A meno di un anno dalla scadenza del PNRR a che punto siamo?
«I risultati raggiunti dall’Italia sono nei fatti: sette rate già rendicontate e oltre il 54% degli obiettivi previsti raggiunti, ben oltre la media europea del 38%. Con il pagamento della settima rata, abbiamo ricevuto il 72% delle risorse totali, superando nettamente la media UE del 57%. Anche per quanto riguarda gli obiettivi, l’Italia si conferma Nazione leader, con un tasso di raggiungimento del 54%. Con la presentazione della richiesta di pagamento dell’ottava rata, per un importo di circa 12,8 miliardi di euro – presentata a fine giugno 2025 e comprendente altri 40 obiettivi – supereremo il 60% dei target previsti. Numerosi riconoscimenti del buon lavoro svolto dal Governo Meloni sono arrivati dall’Europa: il Commissario europeo Valdis Dombrovskis ha confermato che l’Italia “è sul binario giusto”, mentre la coordinatrice socialista europea Carla Tavares ci ha definiti “Paese capofila” nell’attuazione del Piano. Anche il Fondo Monetario Internazionale ha espresso un giudizio positivo: il PNRR ha rafforzato la crescita nazionale e contribuito all’occupazione, confermando la solidità del percorso intrapreso. Mentre istituzioni internazionali lodano i risultati italiani, c’è chi in Italia, come la sinistra e i grillini – in una perenne campagna elettorale – continua a sperare nel fallimento del Piano, diffondendo allarmi infondati. Per fortuna, sono i fatti a parlare chiaro».