
Famosi per sparire
Fedez spegne i social: il gesto estremo che racconta una generazione stanca dell’iperconnessione. E non è il solo
«Ho deciso di parlare solo tramite la musica e le mie produzioni creative»: così il rapper annuncia il suo addio alla dimensione pubblica online
«Ho deciso di parlare solo tramite la musica e le mie produzioni creative». Con queste parole, Fedez ha annunciato il suo ritiro dai social. Nessun proclama polemico né fuga plateale, ma un congedo sobrio e, per molti versi, rivelatore. Dopo anni trascorsi a esporre la propria quotidianità e quella della sua famiglia, il rapper sceglie di tornare al linguaggio che lo ha reso celebre: quello delle canzoni. È un gesto che va oltre la sfera personale: è un sintomo di un cambiamento più profondo.
Fedez dice basta ai social
L’uomo che per un decennio ha fatto della condivisione un’arte – o forse un’ossessione – oggi decide di sottrarsi. E lo fa in un momento storico in cui il racconto di sé è divenuto obbligo morale. La sua scelta, dunque, non è solo un cambio di strategia comunicativa: è un atto di ribellione culturale.
Il disincanto globale: da Musk a Gomez
Tuttavia, non è il primo. Elon Musk, paradossalmente patron di X, ha espresso già da tempo il suo disprezzo per l’“estetica ingannevole” di Instagram: «Le persone sembrano avere una vita molto migliore di quella reale… possono sembrare felici, ma sono depresse». La popstar Selena Gomez, ma anche Ed Sheeran e Jennifer Lawrence – nomi diversissimi, accomunati da una stessa nausea – hanno parlato della tossicità di questi ambienti, dell’ansia indotta, della superficialità che divora la sostanza.
Dietro ogni ritiro, volontario o imposto, c’è la presa di coscienza che la realtà virtuale non è più un’estensione della vita, ma la sua parodia.
L’industria dell’influenza e la monetizzazione dell’anima
Il fenomeno dei cosiddetti “influencer” rappresenta l’apoteosi di questo inganno. Giovani uomini e donne che barattano la propria autenticità per visibilità, che trasformano la propria esistenza in un prodotto da vendere, che riducono l’intimità a spettacolo. Perché il sogno, oggi, non è essere: è essere visti.
Dietro ogni scatto filtrato, dietro ogni sorriso pubblicitario, si nasconde spesso la disperazione: quella di chi misura il proprio valore in clic.
L’epidemia silenziosa: ansia, solitudine, identità liquida
I dati di Sapien Labs confermano ciò che l’esperienza suggerisce: più precoce è l’accesso allo smartphone, più fragile diventa la salute mentale. L’illusione di connessione produce isolamento. Le adolescenti crescono confrontandosi con corpi irraggiungibili e vite fittizie, mentre gli adolescenti imparano che la realtà si può “correggere” con un filtro.
Il risultato è una generazione iperstimolata e svuotata, incapace di sopportare la noia, la lentezza, il reale. Una generazione convinta che il mondo esista solo quando è condiviso.
La nuova élite del silenzio
Eppure qualcosa sta cambiando. L’Università di Oxford ha consacrato la parola “brain rot” – marciume cerebrale – come termine dell’anno 2024. È la diagnosi di un’epoca. E la cura sembra essere la disconnessione. Giovani professionisti, come Kate Cassidy Fletcher, ex dipendente di TikTok, raccontano di una rinascita personale dopo aver abbandonato i social. «Mi sentivo la versione più autentica di me stessa», ha detto. La disconnessione non è più una fuga, ma una conquista.
Perfino tra i più giovani, come la diciannovenne berlinese Tiziana Bucec, si fa strada un nuovo orgoglio: «Essere offline è diventato un lusso».
Il ritorno al reale
La moda del minimalismo digitale non è una nostalgia romantica, ma una risposta fisiologica all’esibizionismo compulsivo. Club, letture, sport, comunità fisiche: tutto ciò che restituisce il contatto con la realtà sta tornando al centro.
L’ultimo tabù: vivere senza spettatori
Fedez, forse inconsapevolmente, ha colto lo spirito del tempo. In un’epoca in cui la presenza digitale è sinonimo di esistenza, ha scelto l’assenza. Non per provocazione, ma per riconquistare la sua voce. In fondo, il paradosso è questo: dopo aver reso pubblica ogni piega della propria vita, l’uomo contemporaneo scopre che la vera libertà sta nel sottrarsi allo sguardo.