CERCA SUL SECOLO D'ITALIA

Dall’eroismo di Imre Nagy al comizio di Meloni: il premio Nobel letterario a László Krasznahorkai, romanziere ungherese “ribelle”

Uno stile anticonformista

Dall’eroismo di Imre Nagy al comizio di Meloni: il premio Nobel letterario a László Krasznahorkai, romanziere ungherese “ribelle”

Cultura - di Gabriele Caramelli - 9 Ottobre 2025 alle 16:01

László Krasznahorkai, autore ungherese noto per i suoi romanzi “decadenti”, ha vinto il premio Nobel per la letteratura nel 2025. È nato a Gyula il 5 gennaio 1954 e ha intrapreso sia gli studi giuridici che quelli letterari. Si tratta di un uomo che ha sperimentato in prima persona l’appiattimento dell’era sovietica, come ha raccontato in un’intervista al Corriere della sera: “Sotto il comunismo, nel periodo del consolidamento di Kádár, quando io ero giovane, l’immutabilità, la consapevolezza che il giorno dopo sarebbe stato esattamente identico al giorno prima era una nostra esperienza fondamentale”.

In uno dei suoi romanzi, intitolato “Satantango” e pubblicato nel 1985, ha descritto la vita di un villaggio ungherese durante il dominio dell’Urss. Non ha alcuna difficoltà a definire Imre Nagy come un “eroe della rivoluzione anti-sovietica del 1956”. Prima delle elezioni italiane del 25 settembre 2022, Krasznahorkai ha assistito al comizio di Giorgia Meloni a Trieste, davanti a piazza della Borsa. Il ricordo è ancora vivo in lui: “La premier aveva addosso una giacca modesta, quasi a confondersi con i portuali, e ad ascoltarla oltre a me c’era un gruppo di sostenitori, circa sessanta, ottanta persone”.

László Krasznahorkai il vincitore del Nobel per la letteratura non è comunista

“Sono molto felice, sono calmo e molto nervoso allo stesso tempo. È il mio primo giorno da vincitore del Premio Nobel”, ha spiegato l’autore ungherese alla Sveriges Radio di Francoforte. Tra i titoli più importanti dei suoi romanzi figurano “Guerra e guerra”, “Avanti va il mondo”, “Melancolia della resistenza” e “Il ritorno del barone Wenckheim”. Il suo prossimo libro si intitolerà “Panino non c’è più” e verrà pubblicato da Bompiani nel 2026 in Italia. Sembra che lo scrittore ungherese abbia seguito le orme di un altro suo connazionale, ossia Imre Kertész, insignito del Nobel per la letteratura nel 2002. Comunque sia, l’accademia svedese ha motivato la scelta di Krasznahorkai, confermando l’importanza del suo contributo nelle scienze umane e non solo: “Per la sua opera potente e visionaria che, nel mezzo di un terrore apocalittico, riafferma il potere dell’arte”.

Gli auguri di Viktor Orbàn e l’importanza dell’autore nello scenario europeo

Il primo ministro ungherese Viktor Orbán ha celebrato il Premio Nobel per la Letteratura 2025, definendo László Krasznahorkai “l’orgoglio dell’Ungheria”. Ma il prestigio dell’autore non è noto soltanto a livello nazionale: la critica lo considera come il più importante scrittore ungherese vivente, ma anche come uno tra i maggiori autori europei. Il premio Nobel ha uno spirito pragmatico e piuttosto realista, come ha spiegato in una nota: “Io metto per iscritto un romanzo solo se quel romanzo vuole raccontare qualcosa di molto importante”. Una disamina che fa comprendere quanto le parole, secondo lui, siano davvero preziose.

Lo stile del premio Nobel ungherese

Lo stile di scrittura dell’autore ungherese è caratterizzato da frasi lunghissime, prive di punteggiatura tradizionale e costruite in modo ipnotico e ossessivo. In questo modo, László Krasznahorkai vuole restituire una narrazione in bilico tra razionalità e delirio. Il suo stile è stato paragonato a un “flusso di lava narrativa”, dal poeta e suo traduttore inglese George Szirtes. Nonostante ciò, il richiamo non riguarda la fluidità, ma la stratificazione progressiva: le sue frasi accumulano materiali, deviazioni e pensieri secondari, come se ogni unità sintattica contenesse un’intera mappa mentale. Per giunta, la narrativa di Krasznahorkai si districa lungo coordinate che girano attorno alla stasi, all’attesa e all’impossibilità di riscatto. Basti pensare a “Satantango” (1985), il suo romanzo d’esordio che introduce molti dei suoi temi fondanti: l’illusione della salvezza, la manipolazione, la circolarità dell’azione.

 

Non ci sono commenti, inizia una discussione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

di Gabriele Caramelli - 9 Ottobre 2025