CERCA SUL SECOLO D'ITALIA

Una manifestazione di qualche anno fa in ricordo di Paolo Borsellino

Dagli "inchini" ai social

Da FdI una proposta di legge contro l’apologia della mafia: «Va affermato che mai e poi mai può avere un’accezione positiva»

Il testo è stato presentato alla Camera da Carolina Varchi e al Senato da Raoul Russo, entrambi palermitani. L'obiettivo è dare un segnale chiaro sul fatto che non c'è spazio per la "normalizzazione" della malavita organizzata

Politica - di Federica Parbuoni - 21 Ottobre 2025 alle 16:41

Un solo per articolo per dire che «mai, in nessun caso e in nessun modo, la mafia può avere una accezione positiva». È la proposta di legge presentata dai parlamentari di FdI alla Camera, Carolina Varchi, e al Senato, Raoul Russo, entrambi palermitani. Il testo introduce il reato di “apologia della criminalità organizzata o mafiosa”, con l’obiettivo di dare una risposta ai crescenti fenomeni di esaltazione della criminalità che si registrano tanto in contesti reali quanto attraverso i social.

La proposta di legge per dire basta alla apologia della mafiosa

La proposta prevede l’introduzione del reato di apologia punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con una multa da 1.000 a 10.000 euro. Sono previste, inoltre, aggravanti se il fatto è commesso a mezzo stampa o attraverso strumenti telematici o informatici. La volontà è di «porre un argine alla diffusione senza controllo sui social network di contenuti che favoriscono pratiche e messaggi di adesione alla mafia e che talvolta si traducono nella vita reale in condotte criminali violente da parte di giovanissimi», spiegano Varchi, che è membro della Commissione Giustizia, e Russo, che è componente della Commissione Antimafia, sottolineando che a preoccupare è anche «la diffusione di prodotti televisivi e cinematografici che mostrano i mafiosi con un’accezione positiva a rischio emulativo, come avvenuto recentemente in un omicidio tra giovani a Palermo». «Questo – aggiungono Varchi e Russo – non è tollerabile».

Il focus sui fenomeni che “normalizzano” la criminalità

Nella premessa della proposta di legge si ricorda che «da anni si susseguono sotto varie forme episodi di vera e propria apologia della criminalità organizzata, in particolare di quella di stampo mafioso». Nella presentazione della legge, i due esponenti di FdI mettono in guardia non solo da manifeste forme di ossequio come gli “inchini” ai funerali dei mafiosi, ma anche da fenomeni culturali e di costume che rischiano di portare a una “normalizzazione” e perfino a una esaltazione della criminalità, a partire dai social, ormai emersi come strumento della malavita per arruolare giovani leve. Fenomeni su cui esiste un’ampia riprovazione sociale, cui, secondo i due parlamentari di FdI, vanno affiancati anche strumenti di legge.

Un messaggio per i giovani: «Mai, in nessun caso, la mafia può avere un’accezione positiva»

«La nostra proposta di legge – proseguono Varchi e Russo – mira, a contrastare la normalizzazione e l’enfatizzazione delle associazioni criminali di stampo mafioso. Pur non essendo particolarmente favorevoli ai cosiddetti reati di opinione, siamo convinti che non si possa più rinviare un’iniziativa legislativa del genere. Non possiamo permettere che le giovani generazioni, che non hanno vissuto l’epoca più sanguinosa delle stragi, crescano senza capire che la mafia non può mai, in alcun caso, avere alcuna accezione positiva».

L’allarme sui social usati della malavita per arruolare nuove leve

Sull’uso dei social la presidente della Commissione Antimafia, Chiara Colosimo, ha da tempo denunciato, in ultimo al Festival del Sud a Vibo Valentia la nascita di una «mafiosfera» all’interno della quale la camorra usa i social per arruolare i più giovani. Una narrazione in cui, ha avvertito Colosimo, con «catene, leoni, video fuori dal carcere, si trasforma un boss in un eroe. Non è così: chi è in carcere perché è un boss non è un eroe. La verità la rimettono in asse forze di polizia e magistratura, fino a sentenza».

Uno strumento in più per la legalità

«Per quanto riguarda l’aspetto sistematico-codicistico della nostra proposta – concludono Varchi e Russo – la scelta di inserirlo dopo l’articolo che sanziona il reato associativo di stampo mafioso è una scelta precisa, finalizzata ad accostare gli aspetti immateriali legati più all’opinione e favorire un maggiore controllo sui contenuti ad opera dei social anche in ausilio alle forze investigative italiane che così potranno colpire non solo le condotte materiali rilevanti penalmente».

Non ci sono commenti, inizia una discussione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

di Federica Parbuoni - 21 Ottobre 2025