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Caso Ramy, la Procura di Milano continua a inseguire le prove: ora una perizia cinematica sull’incidente

A 22 mesi dall'incidente

Caso Ramy, la Procura di Milano continua a inseguire le prove: ora una perizia cinematica sull’incidente

Cronaca - di Vittorio Giovenale - 7 Ottobre 2025 alle 17:51

La Procura di Milano ha chiesto un incidente probatorio per determinare l’esatta dinamica dell’incidente in cui ha perso la vita Ramy Elgaml. In particolare i pm Giancarla Serafini e Marco Cirigliano sostengono la necessità di una “perizia cinematica” affinché un consulente tecnico possa ricostruire – “svolti gli accertamenti tecnici sui veicoli coinvolti (sottoposti a sequestro), sul luogo del sinistro e sui rilievi della polizia giudiziaria, esaminate le relazioni dei consulenti tecnici presenti in atti” – quale sia stata la dinamica dell’incidente stradale avvenuto il 24 novembre 2024, all’incrocio tra via Ripamonti e via Quaranta. Una necessità dettata dal fatto che le relazioni tecniche depositate nel fascicolo giungono a conclusioni diverse.

La fuga dei due nordafricani dai carabinieri e i riscontri dei pm

L’incidente stradale aveva coinvolto lo scooter guidato da Fares Bouzidi, amico di Ramy, e un’Alfa Romeo guidata dal carabinieri Antonio Lenoci, entrambi indagati per omicidio stradale. Il quesito della Procura mira a chiarire “se la condotta di guida tenuta dalle parti coinvolte nel sinistro sia stata conforme ai principi di diligenza e prudenza nonché alle norme del codice della strada”.

Nell’ipotesi in cui vengano individuate una o più condotte colpose, il consulente dovrà precisare se le stesse “si pongano quali antecedenti causali rispetto alla verificazione dell’evento dannoso”. Sulla richiesta della Procura dovrà decidere un giudice per le indagini preliminari.

La Procura chiede una perizia terza

Nelle imputazioni della chiusura dell’inchiesta i pm hanno contestato, in pratica, un concorso di colpa tra Fares Bouzidi e il carabiniere per quell’urto nella fase finale che portò alla “caduta” e allo “slittamento” dello scooter e così alla morte di Ramy. Oltre alla guida pericolosa nella fuga dell’amico del 19enne, infatti, la Procura, nell’accusa di omicidio stradale, ha messo in luce anche la distanza “inidonea” tenuta dal militare, troppo vicino alla moto, e pure la “lunga durata dell’inseguimento”.

In un’altra inchiesta quattro carabinieri indagati per depistaggio

Il consulente degli stessi pm, tuttavia, nella relazione depositata prima della chiusura aveva scritto tutt’altro. Se “la distanza tenuta tra i due mezzi, il veicolo inseguitore e quello inseguito, fosse stata maggiore”, ha scritto l’ingegnere Romaniello, l’evento “avrebbe potuto avere una differente evoluzione, ma il caso in esame, come evidenziato, non può essere ricondotto ad un caso di normale incidente stradale, bensì rientra nel contesto completamente differente di un’operazione di pubblica sicurezza”.

E in un’integrazione dell’8 giugno scorso lo stesso esperto dei pm aveva ribadito “le conclusioni già espresse nella relazione tecnica principale”. Valutazioni che non hanno convinto affatto gli inquirenti che nelle scorse settimane hanno deciso anche di sentire a verbale l’ingegnere e poi di chiedere al gip la perizia ‘terza’.

La Procura, tra l’altro, dovrà anche definire la tranche di indagine, chiusa ad agosto, che vede altri quattro carabinieri indagati, a vario titolo, per favoreggiamento e depistaggio in relazione alla cancellazione di video e file di alcuni testimoni.

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di Vittorio Giovenale - 7 Ottobre 2025