
Il campione del mondo
Cabrini tifa Meloni: “Parla chiaro e fa i fatti. Con quei due soggetti, Conte e Schlein, lei vincerà sempre”
Confessioni di calcio, vita e politica da Antonio Cabrini, l’ex terzino sinistro della Juventus e campione del mondo 1982, 68 anni, in una intervista al “Giornale” nella quale, forse per la prima volta, esprime la sua disapprovazione per il cosiddetto “buonismo della sinistra”: “Quando c’è la Schlein o Conte in tv, Meloni può dormire sonni sereni”, dice.
Cabrini e il sostegno al governo Meloni
Il campione critica l’atteggiamento indulgente verso la criminalità e le posizioni troppo tolleranti verso l’immigrazione e i temi sociali, dichiarando di apprezzare chi “va dritto all’obiettivo” e difende con fermezza il diritto dei cittadini a proteggersi dai ladri: “Se un ladro entra a casa mia ho il diritto di difendermi. Se gli succede qualcosa, è colpa sua”. Poi il ricordo molto bello dei Mondiali dell’82 vinti e del presidente Pertini. “Simpaticissimo. Finita la partita del mondiale ’82 vado da lui, lo abbraccio e gli dico: Scusi per quel rigore sbagliato. Lui fa un gesto con la mano: Ma dai, può succedere, i rigori li sbagliano tutti”. La politica? “La seguo a distanza, mi piace tantissimo la Meloni, parla chiaro. E ha la capacità di smentire coi fatti ogni volta chi la critica”.
Antonio Cabrini è nato a Cremona nel 1957. Cresciuto a Casalbuttano, si avvicinò al calcio fin da bambino giocando nella piccola squadra della “Cascìna”, dell’azienda agricola di famiglia. Dopo le scuole medie si trasferì a Cremona, dove, a 13 anni, fece il provino con la Cremonese. Debuttò in Serie A con la Juventus a 18 anni, dopo aver lasciato il Milan come squadra del cuore d’infanzia. Con i bianconeri giocò tredici stagioni (dal 1976 al 1989) e complessivamente 440 partite, lo stesso numero del presidente Boniperti, con cui ebbe un forte rapporto di fiducia. Con la Juventus Cabrini vinse: 6 scudetti, 2 Coppe Italia, 1 Coppa dei Campioni, 1 Coppa Intercontinentale.
Gli anni di calcio e successo
Nel corso dell’intervista, Cabrini racconta anche aneddoti di spogliatoio e momenti emblematici della sua carriera: il contratto “firmato in bianco” da Boniperti come gesto di fiducia reciproca e la lezione ricevuta da Trapattoni dopo un periodo di crisi post-Mondiale. Riflettendo su quegli anni, ammette: “Mi ero montato la testa. Ma da quel momento ho capito che non dovevo più essere una riserva. E così è stato.”
Oggi Cabrini si trova in ospedale per un intervento alle ginocchia, “le conseguenze di tanti anni di calcio”, ma continua a seguire con lucidità il mondo sportivo e quello politico, con la stessa franchezza che lo contraddistingueva in campo.