
Memoria storica condivisa
Al Vittoriano una nuova mostra sugli esuli istriani, dalmati e giuliani: ecco cosa prevede il progetto Medif
A ottant’anni di distanza dall’esodo giuliano-dalmata, il Vittoriano apre le porte al progetto Medif (Mostra esuli dalmati giuliano istriani). Per la prima volta, la storia dell’esodo dalla Frontiera Adriatica avrà uno spazio nella casa della Patria italiana, un’occasione per riflettere sulla memoria e il patrimonio culturale delle comunità esuli. Promossa dalla Federazione delle associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati, l’inaugurazione è in programma il 24 ottobre, alla presenza del ministro della Cultura Alessandro Giuli. L’allestimento di Medif sarà nella Sala del Grottone ed è pensato per portare i visitatori con gli occhi e il cuore dentro la storia personale e collettiva delle 350 mila persone costrette a lasciare la propria terra all’improvviso, per potere restare italiani.
Il Medif al Vittoriano: per una memoria storica condivisa
«Non è solo un percorso storico, emotivo. L’obiettivo è rendere pubblico quello che per molti anni è stato un esilio sofferto, al quale il mondo politico e dell’informazione non hanno dato mai il giusto spazio. Il progetto serve a sensibilizzare chi non ha conosciuto e non conosce questa storia, pensiamo soprattutto ai giovani». Con queste parole Giuseppe de Vergottini, presidente emerito della Federazione delle Associazioni degli esuli istriani fiumani e dalmati (Federesuli ndr) aveva presentato l’iniziativa durante una conferenza stampa a Palazzo Grazioli.
Una linea condivisa da Giuli che ha ricordato come «il racconto di un dolore, di una sofferenza è infinitamente più forte di ogni strumentalizzazione politica. Dopo decenni di silenzio e oblio, nei quali alcune pagine della storia sono state cancellate, assumiamo l’impegno morale di raccontare la verità della storia». Una memoria che per oltre mezzo secolo è stata censurata, ignorata, relegata ai margini dei libri scolastici e schiacciata dal silenzio imposto da chi non voleva ricordare la responsabilità dei comunisti titini, trova ora casa nel luogo più rappresentativo dell’identità nazionale.
Il Vittoriano apre agli esuli istriani, giuliani e dalmati con il progetto Medif
L’allestimento di Medif sarà nella Sala del Grottone del Vittoriano. Così il monumento simbolo dell’unità nazionale accoglierà il racconto di chi ha pagato il prezzo di essere italiano. Una storia ancora viva, ricca di testimonianze da tramandare alle generazioni presenti e future. «Oggi – ha ricordato Giuli nell’illustrare il progetto – le cose sono cambiate e la mostra ci consentirà di dire ai nostri giovani che noi siamo uomini di pace, ma di giustizia. Non dimentichiamo e non dimenticheremo mai». Il fine è quello di raccontare un fatto italiano al mondo, quello assunto un impegno morale a raccontare la verità alle cinque milioni di persone che ogni anno visitano l’Altare della Patria. Proprio per questo la mostra sarà fruibile in diverse lingue e portare il ricordo dentro al Vittoriano è un chiaro messaggio per dire che la storia non si riscrive, si onora.
Nel nome di Norma Cossetto
La mostra sarà inaugurata il 24 ottobre, lo stesso mese in cui Norma Cossetto fu seviziata e infoibata dai partigiani titini. La sua unica “colpa” fu essere italiana, fiera della propria identità, amante della propria Terra. Medaglia d’oro al merito Civile e alla memoria sin dal 2005, il suo ricordo non sbiadisce. E mentre chi si professa pacifista e democratico vorrebbe ancor oggi giustificare la sua morte etichettandola come fascista, il governo e le associazioni promotrici del progetto MEDIF scelgono di ricordare e onorare chi ha pagato il prezzo di non piegarsi.
La voce degli esuli: «Un’emozione profonda, un risarcimento morale»
Persone in carne ed ossa, donne, uomini e bambini. Come lo era Italia Giacca, oggi Consigliere nazionale dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia ed esule istriana, che nel presentare la mostra ha trasmesso il suo ricordo. «Ero una bambina di 6 anni e non avevo neanche una valigia. In un giorno concitato, la mia mamma mise quel poco che aveva in una borsa di tela e andammo via a piedi». Il papà di Italia era già andato via, stava a Trieste: «non era un fascista, ma amava il suo Paese e per questo era candidato ad essere infoibato». La vita nuova non fu facile e segnò il destino dell’intera famiglia. Ecco perché Medif è per Italia Giacca «un’emozione profonda ma anche un risarcimento morale per noi tutti e per chi, come i miei genitori, non lo ha mai potuto avere».