
Una diva anti-glamour
Addio a Diane Keaton, ribelle di Hollywood e musa di Woody Allen che ha vestito il cinema in stile “intellettual-chic”
Icona e musa di un'epoca, ha stilato sul grande schermo e fuori dal set, il ritratto di una donna (e di un’artista) libera e anticonvenzionaIe che tra drammi, commedie, l’Oscar e quel suo intramontabile look androgino, ha cambiato, reinventandolo, il volto femminile delle star
Si è spenta in California all’età di 79 anni Diane Keaton, lasciando un vuoto nel panorama cinematografico e sociale che ha contribuito a definire. Sì perché l’attrice, vincitrice di un Oscar, non è stata semplicemente una star di Hollywood, ma l’incarnazione di una donna nuova, capace di proiettare sul grande schermo una personalità complessa e affascinante, in netta controtendenza rispetto al glamour patinato delle dive classiche e alle “fidanzatine d’America” del cinema pop. Il suo stile unico, spesso composto da abiti presi direttamente dal proprio guardaroba, è diventato simbolo di indipendenza e originalità, ispirando generazioni di donne.
Addio a Diane Keaton: aveva 79 anni
Del resto non è un caso se la rivista Premiere ha inserito la sua interpretazione in Io e Annie tra le 100 migliori performance cinematografiche di tutti i tempi, e se la stessa attrice ha dichiarato di ispirarsi, nella vita e sul set, a Katharine Hepburn: icona di forza e raffinatezza, nonché antesignana di uno stile maschile e ribelle, spesso permeato da quell’impegno liberal che a Hollywood non può mancare… E allora, nel dirle addio, ci piace ricordarla per quel suo stile inconfondibile che dal cinema alla vita, ha segnato uno scarto nell’immaginario femminile, e non solo divistico: con il cappello a tesa larga, cravatte e pantaloni oversize, scarpe rigorosamente basse e una personalità travolgente che ha saputo imprimere la svolta del cambiamento ai ruoli femminili che arrivavano da oltreoceano, sui quali ha lasciato un’impronta indelebile.
Prima stella della saga Il Padrino, e indiscussa musa di Woody Allen, l’attrice premio Oscar è morta in California all’età di 79 anni, come ha riportato People Magazine, che non ha fornito ulteriori dettagli sulle cause del decesso. E così Hollywood perde non solo una straordinaria interprete, ma anche una donna capace di rivoluzionare il concetto stesso di femminilità sul grande schermo, incarnando tra impegno e carriera il simbolo di un’intelligenza smart, di un’ironia sottile e di uno stile anticonformista.
Il debutto a Broadway, il sodalizio con Woody Allen, la saga del “Padrino”
Nata a Los Angeles il 5 gennaio 1946 con il nome di Diane Hall, ha adottato il cognome da nubile della madre, Keaton, per distinguersi nel mondo dello spettacolo. Dopo aver studiato recitazione al Neighborhood Playhouse di New York, fece il suo debutto teatrale a Broadway con Hair (1968), prima di imporsi nel panorama cinematografico grazie al ruolo di Kay Adams, la riservata ma fondamentale moglie di Michael Corleone (Al Pacino), nella trilogia de Il Padrino (1972, 1974 e 1990) diretta da Francis Ford Coppola. Un personaggio che avrebbe accompagnato lo spettatore lungo tutta l’evoluzione del protagonista, offrendo un punto di vista femminile e disilluso sulla parabola mafiosa della famiglia Corleone.
Ma, come noto, sarebbe stato il sodalizio artistico – e sentimentale – con l’attore e regista Woody Allen a consacrarla definitivamente come star. I due si conobbero alla fine degli anni Sessanta e intrapresero una relazione che si trasformò presto in un legame artistico destinato a lasciare il segno. Dopo Provaci ancora, Sam (1972), Diane Keaton divenne la protagonista di alcuni dei più celebri film del regista newyorkese: Il dormiglione (1973), Amore e guerra (1975), Interiors (1978), Manhattan (1979), Radio Days (1987) e Misterioso omicidio a Manhattan (1993). Ma fu con Io e Annie (1977) che il connubio raggiunse l’apice: Allen scrisse per lei un ruolo su misura – quello di una donna eccentrica, vulnerabile e affascinante – ispirato alla loro storia personale. Il film rivoluzionò il genere della commedia romantica americana e valse alla Keaton l’Oscar come miglior attrice protagonista, oltre a un Golden Globe e un Bafta.
Diane Keaton, uno stile di vita (e di recitazione) volutamente anticonvenzionale
Una donna e un’attrice, Diane Keaton, che ha saputo reinventarsi, spaziando tra ruoli drammatici e commedie leggere. La sua carriera è costellata da interpretazioni memorabili in pellicole come In cerca di Mr. Goodbar (1977), dramma oscuro che le fece abbandonare temporaneamente la vena brillante; Reds (1981), diretto da Warren Beatty, con cui ebbe anche una relazione, che le portò la seconda nomination all’Oscar; Spara alla luna (1982); Fuga d’inverno (1984); Crimini del cuore (1986); La stanza di Marvin (1996), al fianco di Meryl Streep e Leonardo Di Caprio, che le valse la terza candidatura agli Oscar.
Il pubblico più ampio, però, l’ha amata anche per i suoi ruoli di madre anticonvenzionale e brillante in pellicole come Baby Boom (1987), Il padre della sposa (1991) e Il padre della sposa 2 (1995), Il club delle prime mogli (1996), fino al grande successo di Tutto può succedere – Something’s Gotta Give (2003), commedia diretta da Nancy Meyers, dove duettava con un irresistibile Jack Nicholson, conquistando una quarta nomination all’Oscar. Mentre, tra i suoi lavori più recenti si ricordano La neve nel cuore (2005), Perché te lo dice mamma (2007), 3 donne al verde (2008), Mai così vicini (2014), Book Club-Tutto può succedere (2018) e Book Club-Il capitolo successivo (2023).
Non solo. Nel 2016 Paolo Sorrentino la scelse per interpretare Suor Mary nella miniserie internazionale The Young Pope, accanto a Jude Law. Gli ultimi film dei suoi 74 titoli sono Arthur’s Whisky di Stephen Cookson (2024) e Summer Camp di Castilel Landon (2024).
L’icona “intellettual-chic”
Ma non sono solo premi e riconoscimenti, e neppure i successi al box office, che definiscono questa attrice straordinaria. Sono soprattutto il fatto che Diane Keaton si è imposta come la perfetta risposta intellettual-chic alle convenzioni, specie sulle orme di un successo indissolubilmente legato alla collaborazione con Woody Allen, nell’ambito della quale il suo stile eccentrico e androgino – con gilet, cravatte, pantaloni larghi e cappelli borsalino – divenne un’icona di moda e un manifesto di indipendenza, dimostrando che l’intelligenza e l’autoironia potevano essere più seducenti di qualsiasi abito da sera.
Oltre “Annie Hall”
La sua carriera, tuttavia, va anche ben oltre la musa nevrotica e adorabile di Allen. Diane Keaton ha dimostrato una versatilità straordinaria, passando con disinvoltura dal ruolo drammatico di Kay Adams ne Il Padrino a quello della madre esilarante e moderna in commedie di successo. Fuori dal set, invece, non si è mai sposata, ma ha adottato due figli e ha avuto relazioni importanti (tra cui con Allen e Al Pacino), vivendo con riservatezza, ma sempre senza compromessi. Perché questa è sempre stata la sua cifra di attrice e di donna: quella di una personalità forte che non ha timore di rivelare anche le proprie fragilità, offrendo al pubblico femminile un modello di donna che ha trovato la sua forza nell’autenticità e in uno stile di vita e di pensiero profondamente anticonvenzionali. Il cinema perde un’attrice. La cultura popolare un’icona di libertà.