
IV Repubblica al capolinea
Verso l’8 settembre, Francia nel caos istituzionale. Bayrou (e Macron) ha i giorni contati
Gaffe internazionali, macronate e incidenti diplomatici a parte, la Francia non vive un bel momento. A pochi giorni dal voto dell’8 settembre che deciderà la fine o la prosecuzione del governo di François Bayrou la crisi che si trascina da anni sembra arrivata a un punto di non ritorno.
Francia, Bayrou verso il capolinea
Dopo due esecutivi saltati nel giro di un anno e mezzo, anche quello del leader dei centristi di Modem sembra arrivato al capolinea. Le consultazioni del 1 settembre confermano volontà dei principali partiti di opposizione di sfiduciare Bayrou. Solo i socialisti di Olivier Faure sognano un esecutivo di minoranza della sinistra (con l’aiutino dei macroniani progressisti). Un’ ipotesi incoraggiata da Macron sempre più spompato. L’ex Nuovo Fronte Popolare ha annunciato la sfiducia come pure il Rassemblement national di Marine Le Pen. La leader della destra punta allo scioglimento dell’Assemblea nazionale in caso di caduta del governo.
Le Pen chiede le dimissioni di Macron
Il capo dello Stato e quello del governo procedono su un doppio binario. Il primo ha ricevuto ieri all’Eliseo i leader dei partiti che sostengono l’esecutivo e il ministro dell’Interno, Bruno Retailleau. Secondo fonti citate da Le Figaro, Macron avrebbe messo i capi dei partiti di maggioranza davanti alle loro “responsabilità”. Parrebbe anche che il capo dello Stato non abbia escluso un tentativo di allargamento della maggioranza all’Assemblea nazionale. Una mossa disperata che ricorda la nascita dei passati governicchi italiani, tenuti in piedi da qualche «responsabile». Ipotesi che non piace a Bayrou. Ieri Marine Le Pen e Jordan Bardella ricevuti da Bayrou, non hanno cambiato idea: nessun miracolo alle porte. Nella proposta di bilancio lacrime e sangue fatta dal premier «non è stata trattata la cattiva spesa pubblica». Ovvero «il costo esorbitante dell’immigrazione.
Anche Mélenchon chiede le dimissioni del presidente
Le dimissioni del capo dello stato non dispiacciono neppure all’estrema sinistra del compagno Luc Mélenchon. Dimissioni di Bayou anche da parte del filo-Trump Eric Zemmour. Cresce il pressing per elezioni presidenziali anticipate di fronte alle responsabilità di Macron nella crisi francese.
I sondaggi premiano le opposizioni
Ormai due francesi su tre vogliono che monsieur le président faccia le valigie. Il governo scricchiola di giorno in giorno: i gollisti di Bruno Retailleau pensano di astenersi dalla fiducia, nonostante abbiano formalmente ribadito il loro sostegno al governo.
La IV Repubblica ha i giorni contati
Il leader dei macroniani di destra di Horizons, Edouard Philippe, in caso di caduta del governo, spinge per andare ad elezioni anticipate per cercare una nuova stabilità. La morente IV Repubblica sembra avere i giorni contati. La Francia si avvia verso il corto circuito visto che una crisi di governo non dispiace neppure a socialisti e lepenisti. Per i socialisti significherebbe, infatti, la possibilità di aprire la strada ad un governo di sinistra o sinistra.centro, come ribadito ieri da Faure e Glucksmann. Per la destra sovranista sarebbe invece l’occasione per riscuotere i consensi ottenuti. È l’unica forza politica in grado di dare stabilità alla Francia per il post Bayrou.