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Ursula von der Leyen

A Strasburgo

Ursula cerca di uscire dall’angolo e invoca una nuova «unità». La risposta di Socialisti e Ppe è una lite in diretta

Nel discorso sullo stato dell'Unione, von der Leyen ha cercato di ricompattare la sua maggioranza richiamando alla necessità dell'unità in questi tempi difficili. Ma la missione non è riuscita. Fidanza: «Serviranno voti concreti, anche da chi non fa parte della maggioranza europeista»

Politica - di Sveva Ferri - 10 Settembre 2025 alle 13:37

È durato poco più di un’ora il discorso di Ursula von der Leyen sullo stato dell’Unione, il quinto e più complicato da quando è presidente della Commissione, reso oggi ancora più complicato dall’incidente aereo occorso in Polonia, con la violazione dello spazio aereo da parte di droni di provenienza russa. Durante il suo intervento, ha toccato tutti i principali dossier sul tavolo, dalla competitività all’immigrazione, passando per gli scenari internazionali e le filiere strategiche, con una missione difficilissima: riuscire a ricompattare quella che sulla carta è la sua maggioranza, ma che nei fatti è un conglomerato di famiglie politiche che hanno visioni anche agli antipodi tra di loro. Il termometro dell’applausometro e i segnali giunti dai banchi alla fine del discorso dicono che non sembra esserci riuscita: per l’applauso finale, cronometrato in 32 secondi, solo i commissari e i popolari, il suo gruppo, si sono alzati in piedi. I socialisti, l’altro grande tassello della maggioranza Ursula, hanno applaudito sì, ma restando seduti, a partire dalla capogruppo Iraxte Garcia Perez, che durante il dibattito era stata protagonista di un feroce scontro verbale con il capogruppo del Ppe Max Weber, accusandosi reciprocamente di dividere la maggioranza.

Il discorso di Ursula von der Leyen sullo stato dell’Unione: «Lottiamo per il futuro»

E sì che von der Leyen ce l’aveva messa tutta per richiamare all’unità, cercando una sorta di mozione dei sentimenti per uscire dall’angolo in cui si trova, spinta soprattutto dalle critiche di socialisti e sinistra per la gestione della crisi dei dazi e delle crisi internazionali. Quella dell’Ue e quella delle «forze democratiche europeiste» che vi siedono. L’Europa, ha detto, è «in lotta per il proprio futuro», «una lotta per un continente unito e in pace, per un’Europa libera e indipendente. Una lotta per i nostri valori e le nostre democrazie. Una lotta per la nostra libertà e la nostra capacità di determinare autonomamente il nostro destino». «Ho riflettuto a lungo se iniziare questo discorso sullo stato dell’Unione con una valutazione così dura. Dopotutto, noi europei non siamo abituati, né ci sentiamo a nostro agio, a parlare in questi termini, perché la nostra Unione è fondamentalmente un progetto di pace. Ma la verità è che il mondo di oggi è spietato», ha proseguito von der Leyen, avvertendo che «non possiamo nascondere le difficoltà che gli europei incontrano ogni giorno», dalla crisi economica all’instabilità politica, fino alla preoccupazione per guerra che bussa ai confini europei e quella che si consuma a Gaza.

La necessità che l’Europa trovi «il suo posto nel mondo»

«Non possiamo semplicemente aspettare che questa tempesta passi», ha detto la presidente della Commissione, aggiungendo che l’estate appena trascorsa «ci ha dimostrato che non c’è spazio né tempo per la nostalgia, ora che si stanno delineando le linee della battaglia per un nuovo ordine mondiale, basato sulla potenza. Quindi, sì, l’Europa deve lottare per il suo posto, in un mondo in cui molte grandi potenze sono ambivalenti o apertamente ostili all’Europa», un mondo «di ambizioni e di guerre imperiali. Un mondo in cui le dipendenze vengono spietatamente trasformate in armi. Ed è per tutte queste ragioni che deve emergere una nuova Europa. Questo deve essere il momento dell’indipendenza dell’Europa». «Si tratta di avere la libertà e il potere di determinare il nostro destino. E sappiamo che possiamo farcela», ha detto ancora von der Leyen, richiamando all’«unità tra gli Stati membri. Unità tra le istituzioni dell’Ue. Unità tra le forze democratiche filoeuropee in quest’Aula».

Da Israele all’immigrazione: così ha parlato alle diverse famiglie politiche

Nel merito von der Leyen nel suo discorso ha aperto a vari fronti cari alle diverse forze dell’emiciclo: ha strizzato l’occhio alla sinistra pro Pal, dicendosi disposta a valutare la sospensione di una parte dell’intesa con Israele e a sanzioni; ha risposto alle istanze di Ecr confermando il cambio di passo sull’immigrazione e accelerando sui rimpatri; ha strizzato l’occhio ai Verdi e certa sinistra difendendo il green deal; ha ribadito il pieno sostegno all’Ucraina, ampiamente ma non unanimamente condiviso, annunciando l’utilizzo dei flussi finanziari generati dagli asset russi congelati e la volontà di costruire droni con Kiev; e ha proseguito con questa linea di condotta grosso modo su tutti i temi più caldi, dall’automotive ai rapporti con gli Usa, dalla Pac al Mercosur, dalla casa alla stabilizzazione dei prezzi, fino al mercato unico.

La lite in diretta e le reciproche accuse tra Ppe e socialisti

Ma subito dopo la fine del discorso della presidente, Manfred Weber e Iratxe Garcia Perez, i due pezzi da novanta della sua maggioranza, si sono accusati a  vicenda di minare l’unità della maggioranza. «A giudicare dai primi interventi del dibattito, il tentativo di ricompattare la cosiddetta maggioranza europeista è fallito», ha commentato il capodelegazione di FdI al Parlamento europeo, Carlo Fidanza, parlando con l’agenzia di stampa Adnkronos.

Fidanza: «Il tentativo di ricompattare la maggioranza europeista è fallito»

«La realtà ci dice che i socialisti e le sinistre hanno votato contro quasi tutte le proposte della Commissione, e se vogliamo rilanciare un’Europa che ha perso competitività serviranno voti concreti, anche da chi non fa parte della maggioranza europeista», ha aggiunto l’eurodeputato di Ecr, esprimendo critiche sulle politiche industriali della precedente Commissione, a causa delle quali «l’Europa ha perso gran parte della propria industria automobilistica. Oggi si propone di costruire piccole auto elettriche europee: francamente, non mi sembra la risposta industriale di cui c’è bisogno». Invece, «ul tema dell’immigrazione sono stati ribaditi i capisaldi delle politiche recenti della Commissione, dando ascolto al governo italiano. Si parla finalmente non più di ridistribuzione inefficace, ma di protezione delle frontiere esterne, rimpatri e accordi con Paesi terzi per contrastare al meglio gli scafisti».

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di Sveva Ferri - 10 Settembre 2025