
Tornare coi piedi per terra
Un barlume di buonsenso sulla Flotilla: dieci italiani lasciano la missione. Ma i parlamentari restano a bordo
La Global Sumud perde pezzi, ed è una buona notizia: finalmente c'è chi inizia a rendersi conto che i rischi non sono commisurati agli obiettivi e, soprattutto, che l'oltranzismo non aiuta i gazawi
Un barlume di buon senso sembra aver fatto finalmente breccia anche tra i partecipanti della Flotilla: una decina di italiani, sui 45 presenti, ha deciso di abbandonare la missione. L’annuncio l’ha dato ieri sera in diretta a Propaganda Live il giornalista Ivan Grozny, che si trova a bordo di una delle navi. La decisione, secondo quanto riferito dal cronista, non è stata presa dopo l’appello del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ma sarebbe maturata a seguito dell’attacco dell’altra notte. Nella pratica, poco cambia: qualcuno si sta rendendo finalmente conto di rischi e implicazioni della missione, ritornando a concentrare “perfino” il focus su cosa sia davvero utile per i gazawi. Restano invece a bordo, secondo le informazioni arrivate finora, i quattro parlamentari: Arturo Scotto e Annalisa Corrado del Pd, Benedetta Scuderi di Avs e Marco Croatti del M5S.
Una decina di italiani abbandona la Flotilla
«Ci siamo un po’ divisi: c’è chi pensa che bisogna andare avanti a tutti i costi, c’è chi pensa che invece andare avanti con prudenza senza mettere a rischi la vita delle persone», ha spiegato Grozny, sottolineando che «questo ha creato una spaccatura. Soprattutto la componente italiana, ma non solo, ha deciso di scendere dalle navi, non perché non crede più nella missione, ma perché sono cambiate le condizioni che non garantiscono più la sicurezza di tutto coloro che partecipano».
Le divisioni interne: qualcuno ritrova il buonsenso
«Quello che è il sentimento comune dei tanti che sono scesi – ha proseguito il giornalista – era proprio questo: quello che non facciamo favori ai gazawi, che sono sotto minaccia continua che stanno subendo un genocidio da quasi tre anni ormai, non gli facciamo una cortesia se mettiamo a rischio la nostra vita, anche perché poi l’attenzione si sposterebbe su di noi e no su di loro e quindi questo è il sentimento di tanti che hanno deciso di scendere».
Gli ultras in navigazione nonostante tutto
«C’è chi invece ha deciso di proseguire, e sono persone alle quali noi auguriamo il successo della missione, sapendo però che le condizioni di sicurezza sono cambiate e i pericoli sono aumentati. Quindi – ha commentato Grozny – è evidente che coloro che hanno deciso di abbandonare le imbarcazioni lo vogliano fare rivendicano anche il fatto che non vogliono però abbandonare quello che è il senso della missione, ossia, cercare di accendere le luci sui quello che è il genocidio che sta avvenendo a Gaza».