
Cinema e realtà
Toghe rotte: a Venezia il trionfo del film denuncia su Enzo Tortora. Nordio: “Il giudice che sbaglia deve pagare”
Nove minuti di applausi, un trionfo amaro. Ma il festival del Cinema s’è inchinato ieri sera a Enzo Tortora e al suo dramma giudiziario con la platea consapevole che quanto accadde a lui, anche oggi, potrebbe accadere a chiunque di noi. “Il magistrato che sbaglia perché non conosce le leggi o le carte, o perché, per ottusità preconcetta, manda in prigione un innocente, non deve pagare con il portafoglio: deve pagare con la carriera, deve cambiare mestiere”, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, presente ieri sera alla proiezione dei primi due episodi di “Portobello”, la nuova serie diretta da Marco Bellocchio e presentata Fuori Concorso alla 82esima Mostra del Cinema. La serie, dedicata al clamoroso errore giudiziario che coinvolse il presentatore televisivo Enzo Tortora, ha emozionato la Sala Grande con nove minuti di applausi, standing ovation e commozione collettiva.
A Venezia il dramma di Enzo Tortora scuote le coscienze
Una storia di successo e anche una storia di disgrazia e clamorosa ingiustizia, quella del popolare conduttore televisivo accusato di collusione con la camorra da un pentito e finito in galera oltre che sulla gogna mediatica. La vicenda è nota ma merita di essere raccontata nei dettagli, anche perché rappresenta un’ombra non da poco sulla coscienza italiana: un giornalista e conduttore televisivo dal carattere indipendente e poco conciliante che tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80 inventò per la RAI il successo strepitoso di “Portobello” e fini incredibilmente in manette il 17 giugno del 1983, con l’accusa infamante di associazione alla Camorra e spaccio di droga. Dopo anni di calvario, l’assoluzione, poi la morte del conduttore. Una lunga ovazione è arrivaya per il regista Marco Bellocchio e per l’attore protagonista Fabrizio Gifuni, che presta volto e voce a Enzo Tortora.
“Portobello”, ha dichiarato il Guardasigilli, è “una fedele ricostruzione di una vicenda estremamente dolorosa che dovrebbe farci riflettere sulla carcerazione preventiva, sul fatto che molte persone entrano in carcere salvo poi essere riconosciute innocenti, che una parte della nostra popolazione carceraria cospicua è in attesa di giudizio, che molte indagini vengono fatte frettolosamente e quando vengono riparati i danni nessuno riparerà il dolore e i costi che sono stati fatti subire”.
Nordio ha poi ammesso con realismo: “Io stesso come magistrato, operando qui a Venezia, sicuramente avrò qualche volta errato mandando in prigione delle persone che poi sono state dichiarate innocenti, perché l’errore giudiziario è fisiologico nella professione del pubblico ministero. Però non l’accanimento, non il pregiudizio e non la cattiva fede che è stata dimostrata in questo film da parte di alcuni magistrati. E se non è cattiva fede, è stata ottusità”. Il ministro ha rifiutato l’idea che all’epoca del caso Tortora si fosse trattato di una semplice superficialità: “Faciloneria è un termine formalmente riduttivo, mentre secondo me il termine esatto è ottusità”.
La riforma Nordio e un sistema da riformare
Nel suo intervento, Nordio ha poi ricordato la riforma già approvata dal governo, che entrerà in vigore nell’agosto 2026: “Tra un anno entrerà in vigore la riforma che abbiamo voluto noi, che è già legge, ma che entrerà in vigore nell’agosto del 2026, quando la magistratura sarà ad organico pieno, per cui si può essere incarcerati soltanto con un’ordinanza collegiale, cioè con un’ordinanza emessa da tre giudici e non da un solo giudice come adesso”. E ha aggiunto: “Se questa legge fosse già entrata in vigore, per esempio, anche altri provvedimenti cautelari anche recenti, non sarebbero avvenuti”.
Interpellato dai giornalisti su eventuali responsabilità personali dei magistrati che commettono errori, Nordio ha risposto in modo netto: “No, è difficile dire che un magistrato possa pagare pecuniariamente per i propri errori, anche perché sono tutti assicurati. Il magistrato che sbaglia perché non conosce le leggi o perché non conosce le carte, che sono i due momenti fondamentali del processo, o perché, ripeto, per ottusità preconcetta manda in prigione degli innocenti, è inutile pensare che possa pagare con il portafoglio. Deve pagare con la carriera, deve cambiare mestiere”.