
Addio all'icona della destra
Quante bugie su Charlie Kirk, il “samurai” d’Occidente che si batteva con coraggio per difendere la fede, la famiglia e i giovani
La morte dell’attivista conservatore americano 31enne Charlie Kirk ha sconvolto l’intero Occidente (con l’eccezione di una certa intelligentia di sinistra) non solo i sostenitori della destra americana. Ieri, mentre si trovava alla Utah valley university, è stato raggiunto da un proiettile sparato da un cecchino appostato in uno degli edifici. Ancora non si conosce l’identità dell’uomo, ma sui social qualcuno sta già festeggiando sul cadavere del fondatore di Turning point, un’associazione di destra che raccoglie anche persone cristiane con orientamento politico conservatore. Aveva creato il proprio movimento politico nel 2012, all’età di 18 anni per promuovere il dibattito e il confronto nei campus e nelle scuole americane. L’aveva fatto per una ragione nobile, come ha spiegato in uno dei suoi video: “Quando le persone smettono di parlare, succedono cose brutte”.
Era solito regalare cappellini personalizzati quando finiva di confrontarsi con gli studenti, qualunque fosse la loro idea. Noto per le sue posizioni repubblicane e cristiane, Charlie si definiva un sostenitore di Donald Trump, che ha definito la sua morte “un momento per l’America” e attaccando l’estrema sinistra. Il giovane volto dei Maga, questo il nome dei sostenitori di The Donald, era sposato con Erika Lane Frantzve e aveva due figli, un femmina nata nel 2022 e un maschio venuto al mondo l’anno scorso. Spesso pubblicava sui social i momenti passati con la propria famiglia, a cui era molto affezionato. Un tradizionalista amato specialmente dai giovani conservatori, che accorrevano in massa per vederlo dibattere sui temi scottanti come l’ideologia woke, la vendita o l’utilizzo delle armi, le nuove guerre e il terrorismo nel format pubblico “Prove me wrong“.
Charlie Kirk, storia di un ragazzo coraggioso amato dai conservatori
La famiglia e l’orientamento politico non sono l’unico motivo per cui Charlie Kirk era amato dai suoi sostenitori, visto che si occupava spesso dei temi riguardanti la criminalità e la sicurezza dei cittadini. Prima di morire, aveva pubblicato sui propri profili web la foto di Iryna Zarutska, la ragazza ucraina accoltellata a morte da un afroamericano su un autobus a Charlotte, nella Carolina del nord. Nella descrizione c’era scritto “l’America non sarà più la stessa”. E a quanto pare aveva ragione, perché la spirale di violenza che si sta scatenando negli Usa è inquietante: dall’attentato a Donald Trump a luglio del 2024, passando per le sparatorie nelle scuole fino alla morte dello stesso Kirk.
Durante le elezioni presidenziali del 2024, Charlie ha promosso un tour di comizi intitolato “Ti stanno facendo il lavaggio del cervello”, con l’obiettivo di portare i ragazzi della “Generazione Z” ad interessarsi della politica e in particolar modo all’area conservatrice. Era riuscito nel tentativo di unire la cristianità alla politica, ma senza forzare troppo le due cose: aveva creato Turning Point faith per i credenti proprio per rinnovare l’impegno civico nelle chiese americane. La sua visione del mondo era simile a quella del codice Bushido dei samurai, dove ciò che è giusto coincide eticamente con la religione giapponese scintoista.
Kirk non era l’influencer di Trump
Sia Il Post che il Corriere della sera hanno scritto che Charlie Kirk fosse l’influencer di Donald Trump, ma non è affatto così. Il 31enne conservatore e originario dell’Illinois stimava il presidente americano, ma ha sempre sostenuto in primis la causa conservatrice. Era anche il conduttore di un programma radiofonico chiamato “The Charlie Kirk show”, a cui The Donald è andato più volte. Ma questo non basta per definirlo un influencer di The Donald, perché se così fosse, ogni personaggio famoso d’accordo con le politiche dell’amministrazione repubblicana dovrebbe essere considerato in questo modo.
Il testamento delle idee
“Semmai dovessi morire, un giorno, vorrei essere ricordato per il mio coraggio e la mia fede. Questa sarebbe la cosa più importante”. Così Charlie Kirk rispose qualche tempo fa alla domanda di un podcaster americano, che gli aveva chiesto quale impronta avrebbe voluto lasciare nella storia. Insomma, sembra quasi che l’attivista 31enne sapesse a cosa stava andando incontro, perché a volte gli odiatori dei social escono dallo schermo e connettono l’odio con la vita reale. Nonostante ciò, non ha mai rinunciato ad esporre i suoi punti di vista, ad attenderlo non c’era un grande cordone della sicurezza come avviene con i presidenti, ma soltanto una schiera di persone desiderose di confrontarsi con lui e qualche bodyguard. È vero, vinceva spesso i dibattiti lasciando attoniti i partecipanti, ma nessuno di loro si era mai permesso di trascendere fino a tentare di ucciderlo.
Kirk era rispettato nonostante le sue posizioni, tranne che dal suo assassino e da chi, sul web, ha festeggiato per la sua dipartita. Dopo la sua morte, alcune persone si sono radunate al college in cui è stato ucciso per pregare in una veglia funebre pubblica. A dimostrazione che a volte gli uomini muoiono, ma le loro idee continuano a camminare sulle gambe di chi li circonda, a volte in eterno.