
Il senso della comunità
“Piccole patrie” a Custonaci: una giornata tricolore per ricordare l’importanza della patria e delle radici
“Piccole Patrie, le comunità dei territori per la Nuova Italia” è il tema scelto per la tredicesima edizione della “Giornata Tricolore”, in programma il prossimo 27 settembre a Custonaci, in provincia di Trapani, su iniziativa del Centro Studi Dino Grammatico, in collaborazione con la Fondazione Alleanza Nazionale. Si parlerà dell’Italia di quei luoghi dove il tempo ancora ha un ritmo umano e dove il senso della comunità e del territorio si vive nella quotidianità. È proprio questa l’Italia delle “Piccole Patrie”, che sarà al centro della tradizionale manifestazione, giunta quest’anno alla sua tredicesima edizione e che si terrà nella consueta cornice di Villa Zina Park Hotel a partire dalle 10. Alla “Giornata Tricolore”, come di consueto, insieme al Sindaco Fabrizio Fonte e al parlamentare regionale Giuseppe Bica, saranno presenti numerosi esponenti del panorama politico e culturale.
“Piccole patrie” a Custonaci: richiamare una visione antica e assolutamente attuale
Il tema scelto richiama a una visione antica e insieme assolutamente attuale: l’idea che la nazione non sia un’astrazione, né un prodotto burocratico, ma la somma viva delle comunità che la compongono. Mazzini già lo intuì: la patria nasce dal sentimento comune, dai legami, dalle memorie condivise, dalle radici coltivate e trasmesse. Un’idea che nel tempo è divenuta l’architrave morale di un’Italia che non si limita ad essere un’unità geografica. Oggi, in tempi di globalizzazione omologante e di dissoluzione dei legami comunitari, questa intuizione torna urgente. Le identità locali conservano ancora una forza che altrove è già svanita, ma rischiano di spegnersi: giovani che emigrano, borghi che si svuotano, servizi carenti se non mancanti.
È il destino che negli ultimi decenni ha colpito intere aree della Penisola, escluse dai grandi assi dello sviluppo e ridotte, talvolta, a scenografie per turisti frettolosi. È qui, in queste “periferie del cuore” che pulsa un’altra Italia, quella che resiste silenziosa, radicata alla sua terra, ai suoi dialetti, alle sue tradizioni. Sono luoghi che hanno bisogno di essere riscoperti e vissuti. Perché proprio qui sono i piantati i semi di una possibile rinascita, un modello di sviluppo non calato dall’alto ma germinato dal basso, dai territori. Le «Piccole Patrie» ben lungi dall’essere chiusura provinciale o localismo sterile, sono semmai la condizione stessa per una vera apertura al mondo.
Un modo per dialogare senza dissolversi, perché il globalismo appiattisce
Solo chi ha radici può dialogare senza dissolversi, perché solamnete chi custodisce la propria identità può incontrare altre identità senza perdersi. La globalizzazione che appiattisce, al contrario, non genera incontro ma uniformità. Pensiamo alle città medievali, nate come libere comunità; pensiamo alle regioni storiche che hanno dato forma all’Italia prima ancora dello Stato unitario; pensiamo ai poeti e agli artisti che hanno parlato da un luogo – Firenze, Venezia, Napoli, Palermo – eppure sono diventati universali.
La lezione è sempre quella: l’universale nasce dal particolare, la Patria dalla comunità. “La «Giornata Tricolore 2025» – sottolinea il sindaco di Custonaci, Fabrizio Fonte – intende accendere i riflettori sui territori, che, nel contribuire alla crescita complessiva dell’Italia, possono rappresentare, al contempo, una valida risposta alle perverse dinamiche attivate dai fenomeni globali. Le «Piccole patrie», se opportunamente valorizzate, potrebbero infatti rappresentare un fondamentale cardine su cui costruire una rete di modelli di sviluppo per l’intera Nazione, costruendo occasioni concrete per realizzare di fatto un’unica grande comunità”. Custonaci, con la sua «Giornata tricolore», si fa ancora una volta custode di questa idea. Non si tratta di rievocare nostalgicamente un passato di antichi fasti, ma di immaginare il futuro di una Nazione che ricostruisce se stessa a partire proprio dai suoi territori.
La salvezza dell’Italia è nelle “Piccole patrie”
L’Italia non sarà salvata dalle grandi centrali del potere, ma dai suoi paesi, dalle sue piazze, dalle sue “Piccole Patrie” che tessono insieme il progetto di una grande comunità nazionale come in un mosaico fatto di tessere diverse, ma legate da un unico disegno. Se queste si spengono, anche l’Italia perde la sua anima. Se invece tornano a essere protagoniste, possono costruire davvero una “nuova Italia” unita nella diversità. La sfida è tutta qui: difendere l’Italia profonda, farne un progetto politico e culturale, ridarle centralità. In fondo, il segreto della Nazione non è mai stato nelle astratte ideologie, ma nella vita concreta dei suoi popoli, delle sue genti, delle sue terre. È tempo di ricordarlo, di celebrarlo e di costruirci sopra il futuro.