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Il Pd a Bruxelles? Irrilevante: parola di Politico.Eu

Vorrei ma non posso

Pd a Bruxelles, i dem se lo dicono da soli: irrilevanti, concentrati sui giochi di potere e in fuga verso l’Italia. Parola di insider

Politico.eu rivela che il Partito Democratico è ormai all'irrilevanza nel Parlamento europeo, nonostante sia la delegazione più numerosa del gruppo S&D. E tra liti, inglese scarso e l'ossessione per il voto in Italia, sono molti i dem - big compresi - con le valigie pronte: ecco le rivelazioni interne

Politica - di Chiara Volpi - 15 Settembre 2025 alle 15:59

“Si è spenta una stella nascente”, avrebbero detto gli amici più stretti. Anzi, si è spenta una intera galassia. Secondo i ben informati di Politico.eu, a Bruxelles l’astro progressista della politica italiana, il Partito Democratico, sarebbe diventato un buco nero. Non perché succhi la luce degli avversari, ma perché i suoi parlamentari proprio non appaiono a occhio nudo. Di più: sarebbero addirittura irrilevanti…

Pd a Bruxelles? Irrilevante: parola di Politico.eu

Strategia o banale inosservanza dell’impegno istituzionale oltreconfine dettato da un’ossessiva concentrazione sulla politica nazionale che li rende inadeguati? Questo il dilemma. O meglio, questo il discrimine che segnala un articolo pubblicato dalla versione europea di Politico, basato sulle testimonianze anonime di eurodeputati del Pd e insider del loro gruppo all’Eurocamera, S&D, dove rappresentano la delegazione più numerosa. E dove, strano ma vero, sono spesso «superati in astuzia da delegazioni più piccole con maggiore disciplina e una migliore conoscenza del funzionamento della macchina di Bruxelles».

“Gli eurodeputati del Pd: sono di più ma contano meno”

Già sarebbe abbastanza, eppure l’analisi non si sofferma solo su questo dato ma, nell’indagare sulle ragioni di tale irrilevanza, cita quanto spifferato da un europarlamentare Pd che, parlando anonimamente, avrebbe evidenziato che pochi dei suoi colleghi parlano inglese e sono interessati ai temi europei, cosa che «si riflette male su tutta la delegazione». Lo stesso peraltro evidenzia che le delegazioni di Francia e Germania «sono meno numerose, ma contano di più». Mentre contestualmente una fonte interna al gruppo S&D sottolinea che a differenza dei colleghi tedeschi e francesi gli italiani non votano uniti, e «non è chiaro a chi rispondano».

E ancora: un altro eurodeputato socialista registra la presenza di «tre o quattro micro-gruppi» all’interno della delegazione del Pd, nonché la tensione tra alcuni membri e la leader del partito Elly Schlein. Che l’onorevole Picierno e i proseliti dell’ala riformista e moderata alle prese con ciclici attacchi frontali al partito del Nazareno capitanato dalla fiera Elly abbiano fatto scuola? Ai posteri l’ardua sentenza…

All’origine dell’irrilevanza l’ossessione per la politica nazionale?

Nel frattempo, però, come evidenzia la testata – un riferimento nell’ambiente delle istituzioni europee – «è un segreto di Pulcinella a Bruxelles che i pesi massimi del Pd siano più interessati ai giochi di potere in patria». Il tribalismo e le correnti interne del partito, insieme alle divisioni ideologiche e agli scontri di personalità, si stanno «rivelando un grave handicap nelle lotte di potere socialiste a Bruxelles dove, invece, l’unità interna spesso conta più delle dimensioni». Così, al sospetto di faide intestine, posizioni fratricide, personalismi imperanti e una mancanza di visione unitaria che prende corpo a ogni rilevazione e raffronto, si aggiungono anche le rivelazioni scottanti degli insider dem.

Al punto che per Politico, i veterani del Pd che si sono fatti un nome in Italia «sono visti come fuori dal mondo in una città che prospera sull’expertise tecnica e sui rapporti sottobanco con colleghi stranieri. E alla fine della fiera, le divisioni interne, la lotta fra le correnti e i giochi di potere sono come un virus che rende il partito invisibile in un contesto che richiede, invece, solida compattezza.

L’irresistibile tentazione del ritorno a casa: il caso Nardella, ma non solo…

Ma la miccia che fa esplodere organizzazione e rilevanza è quella che segnalano i critici, i quali dicono che una maggioranza degli eurodeputati di centrosinistra italiani passa più tempo a fare campagna elettorale nei loro collegi domestici, che a operare nelle rarefatte stanze del potere dei centri di Bruxelles». Ed ecco le fatidiche pezze d’appoggio alla teoria che Politico cuce modello patchwork: solo una manciata ha un appartamento permanente nella città, segnala un altro insider del Pd in Europa.

Il Pd a Bruxelles col navigatore impostato… sull’Italia

E a corredo, la testata registra anche che il primo europarlamentare Pd ad aver lasciato il suo posto per le elezioni locali è Matteo Ricci, ricordando poi l’annuncio dell’ex sindaco di Bari Antonio Decaro che si candiderà alla presidenza della Puglia. Mentre fonti interne al partito avrebbero indicato che «altri pezzi grossi» che avrebbero già le valigie pronte.  Tra loro, l’ex sindaco di Firenze, Dario Nardella, e l’ex governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, i quali, rilancia la fonte, «stanno cercando di tornare a Roma come deputati nazionali nelle prossime elezioni generali del 2027».

Insomma, la priorità degli europarlamentari del Pd sembrano essere più le piazze di provincia o il Transatlantico capitolino che i corridoi di Bruxelles. E non importa se le poltrone al Parlamento europeo sono più ampie: quelle italiane hanno un certo sapore di vittoria. Tra l’altro, e forse non per ultimo, danno la possibilità di non dover imparare l’inglese…

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di Chiara Volpi - 15 Settembre 2025