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Otello
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In scena al Teatro Regio

Otello e il dramma del femminicidio: Parma apre il Festival Verdi portando l’opera nell’attualità

Una prima sold-out, con autorità cittadine e pubblico entusiasta: Sartori, Agresta e Ganbaatar protagonisti, con la direzione di Roberto Abbado e la regia di Federico Tiezzi

Cultura - di Antonio Giordano - 27 Settembre 2025 alle 18:06

Il dramma della gelosia che sfocia nel femminicidio domina la nuova produzione di Otello al Teatro Regio di Parma, accolta da applausi e standing ovation. Una regia che intreccia tradizione e modernità, e una direzione musicale che fonde orchestra, cori e voci soliste in una narrazione potente e attuale.

Otello e il dramma dei femminicidi

Il femminicidio, oggi tema drammaticamente attuale, trova nel Otello proposto al XXV Festival Verdi la sua rappresentazione più potente. La tragedia di Desdemona, vittima di una violenza annunciata e accettata con rassegnazione, risuona come una lettura contemporanea della gelosia e della sopraffazione.

Il Teatro Regio, tempio verdiano

Su queste premesse il Teatro Regio di Parma si conferma ancora una volta tempio verdiano e punto di riferimento internazionale per la lirica, con la sala gremita in ogni ordine di posto – loggione compreso – e la presenza delle autorità cittadine. A guidare il complesso meccanismo organizzativo è il sovrintendente Luciano Messi, che assicura coerenza e prestigio all’intero progetto.

La direzione rigorosa di Roberto Abbado

Roberto Abbado guida l’orchestra con una direzione rigorosa ma vibrante, capace di coniugare la ricchezza melodica con la potenza armonica e strumentale. Il tutto è mantenuto in perfetto equilibrio con le voci soliste e con i cori, senza mai sovrastarli né ridursi a mero accompagnamento: ne nasce una narrazione musicale scorrevole ma solida. Un risultato tutt’altro che scontato: a Parma non esiste ancora un’orchestra stabile, eppure questo organico, formato in gran parte da giovani professionisti, ha dato una prova di grande valore, dimostrando compattezza, precisione e maturità interpretativa.

La regia di Federico Tiezzi tra tradizione e modernità

La regia di Federico Tiezzi costruisce un raffinato contrasto tra tradizione e modernità: i grandi lampadari veneziani dialogano con scenografie essenziali e geometriche. I costumi alternano le tute grigie, richiamo al sottofondo del popolo, ad abiti evocativi dell’epoca. L’ultima scena, ambientata in una stanza d’albergo contemporanea, mette in tensione il realismo degli arredi con l’abito nuziale di Desdemona e la presenza della sua dama di compagnia, proiettando il dramma ottocentesco nella cronaca odierna.

Fabio Sartori, un Otello possente

Fabio Sartori dà voce a un Otello possente e sicuro, capace di fraseggio scolpito e intensità espressiva. È da notare, in questa regia, l’assenza di riferimenti cromatici al concetto di moro – forse in ossequio al politically correct. Il focus rimane la rappresentazione universale della gelosia e della violenza. La tragedia culmina nel femminicidio, in buona parte annunciato e subito da Desdemona, che lo affronta con una rassegnazione quasi innaturale, priva di ribellione e carica di dolore trattenuto. Un atteggiamento che richiama con forza la drammatica attualità dei femminicidi. Maria Agresta restituisce questa complessità con un lirismo struggente: la sua “canzone del salice” e l’“Ave Maria” restano tra i momenti più intensi della serata. Gli scroscianti applausi a scena aperta hanno dato merito alla sua interpretazione.

Il Jago di Ariunbaatar Ganbaatar, motore oscuro della vicenda

Ariunbaatar Ganbaatar interpreta un Jago di magnetismo scenico e vocale: timbro robusto, fraseggio scolpito e recitazione lucida lo rendono il vero motore oscuro della vicenda. La sua è la rappresentazione della peggior politica di corte, fatta di calunnia e manipolazione, ma anche l’archetipo dell’uomo che nasce cattivo e non prova rimorso. Il suo manifesto è nel celebre passo del libretto: “Credo in un Dio crudel che m’ha creato simile a sé”. Una resa incisiva e coerente che conquista il pubblico.

Scene e costumi dal forte valore simbolico

Scene e costumi riprendono la logica della regia: cromatismi netti – bianco, nero, rosso – con valore simbolico immediato. Il bianco evoca purezza e innocenza, il nero menzogna e gelosia, il rosso violenza e sangue. Le tute grigie, richiamo al popolo, si contrappongono agli abiti più evocativi dell’epoca, in un intreccio che rafforza la lettura drammatica e universale del capolavoro verdiano.

Applausi e standing ovation

La sala gremita risponde con applausi calorosi e una standing ovation, segno di un consenso entusiasta.

Parma capitale verdiana

In bilancio complessivo, è il Teatro Regio di Parma a uscire rafforzato: una macchina organizzativa e artistica che sa coniugare tradizione e innovazione, consolidando il ruolo della città come capitale verdiana e vetrina internazionale della lirica. L’apertura con Otello non è solo un successo scenico, ma un segnale forte della vitalità del Festival Verdi e della centralità che Parma continua ad avere nel panorama musicale mondiale.

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di Antonio Giordano - 27 Settembre 2025