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Meloni ha cambiato Bruxelles

“O l’Europa va a destra, o non sarà”: a Fenix si discute del destino d’Europa tra identità e sovranità

Da Fidanza a Procaccini, da Maréchal a Giordano, passando per i giovani Di Giuseppe e Busilacchi: la rotta dell’Europa stavolta la tracciano i conservatori

Politica - di Alice Carrazza - 19 Settembre 2025 alle 09:22

«O l’Europa va a destra, o non sarà». Il destino del continente è stato scandito così,  dal palco del Fenix, la festa dei giovani di Fratelli d’Italia. Sullo sfondo il laghetto dell’Eur, al centro il tema “Il coraggio di essere in un tempo nuovo“. In platea, centinaia di militanti; sul palco, le voci più influenti del fronte conservatore: Marion Maréchal, Nicola Procaccini, Carlo Fidanza e Antonio Giordano, insieme ai giovani Francesco Di Giuseppe e il moderatore Maicol Pizzicotti Busilacchi.

Fidanza: “Meloni ha cambiato Bruxelles”

Fidanza, capo delegazione FdI al Parlamento europeo e vicepresidente di Ecr party, ha ricordato il cambio di paradigma: «Oggi le forze di centrodestra hanno i numeri per incidere su politiche dannose come il green deal. Giorgia Meloni è riuscita a far cambiare narrazione all’Ue: non più redistribuzione dei migranti, ma frontiere, accordi con paesi terzi, rimpatri. Termini che fino a pochi mesi fa non esistevano nel vocabolario europeo».

Maréchal: “L’immigrazione è il vero problema”

Dal palco, Marion Maréchal, presidente del partito francese Identità e libertà, ha lanciato l’avvertimento. «In Francia il nostro presente è il vostro futuro. Se nulla cambia, fra vent’anni il popolo francese sarà minoranza e la Repubblica rischia di trasformarsi in una repubblica musulmana. La prima sfida non è l’energia né la guerra: è l’immigrazione. Ogni anno in Nigeria nascono più bambini che in tutta l’Ue». Così il monito alle nuove generazioni: «Il primo dovere che avete come militanti di destra è avere figli. È così che si difende la civiltà europea».

Procaccini vs Draghi

Procaccini, copresidente Ecr e presidente di New Direction, ha attaccato il mito del Manifesto di Ventotene: «Altro che federalismo, è centralismo di Bruxelles. Il nostro modello è quello che ogni anno celebriamo a Subiaco, sulle orme di San Benedetto». Poi la stoccata a Mario Draghi: «Denunciare ora gli eccessi del green deal è facile. Noi lo facevamo mentre lui governava l’Italia e quelle politiche venivano approvate. La premessa per difendere ambiente e diritti è la crescita economica».

Giordano: “Dal Mediterraneo alla Cina, le sfide che ci attendono”

«La stabilità è conseguenza, non premessa», ha detto infatti anche Antonio Giordano, segretario generale di Ecr Party, sottolineando la posta in gioco nelle sfide attuali. «La forza di Giorgia Meloni è non innamorarsi dell’applauso facile. Tutti vogliamo la pace, ma una cosa è fissarla come obiettivo, ben altro è usarla come strumento di consenso. La politica non può ridursi a captatio benevolentiae».

Giordano ha poi richiamato la riforma della giustizia approvata alla Camera come passaggio decisivo: «Abbiamo una giustizia che non funziona, inutile continuare a rimpallarsi le colpe. Il compito di fare le leggi spetta al governo, quello di farle rispettare alla magistratura. Ma il primo dovere di chi le applica è riconoscere il diritto del governo a farle». Infine, un parallelo con gli Stati Uniti di Trump: «L’America ha costretto l’Europa a prendere coscienza di sé, smettendo di vivere da satellite. Anche qui il percorso è avviato».

Di Giuseppe: “Costruire la nuova Europa”

Dal fronte giovanile, il vicepresidente di Gioventù nazionale Di Giuseppe ha messo a fuoco il divario tra istituzioni e cittadini: «A Bruxelles i palazzi parlano un linguaggio incomprensibile mentre nei quartieri popolari cresce la fragilità. Vogliamo invertire la rotta: al centro devono tornare l’uomo, la famiglia, la classe media». E ha indicato il Mediterraneo come asse geopolitico decisivo: «L’Europa sarà padrona del proprio destino solo se tornerà a guardare al mare che l’ha generata. È lì che si giocheranno le partite energetiche ed economiche con l’Africa».

È il tempo dei conservatori

La serata si è chiusa con un richiamo alle radici. Dal palco, le parole di Almirante sono risuonate con emozione: «L’Europa o va a destra, o non si fa», diceva un tempo. Oggi, «l’Europa o va a destra o non sarà». Non uno slogan, ma la sintesi di una strategia politica che punta a trasformare l’onda conservatrice in un progetto di governo continentale.

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di Alice Carrazza - 19 Settembre 2025