
Sos silenzio
Musica nei locali, da Al Bano e Piovani un duetto inaspettato contro “la dittatura del sottofondo”: basta, fateci chiacchierare in pace
La crociata del compositore e del cantante di Cellino San Marco contro la colonna sonora invasiva, che si impone ormai ovunque, dai ristoranti, ai bar, passando per le sale d'attesa de dentisti. Il premio Oscar arriva a suggerire anche la proposta di un bollino per gli esercizi pubblici "music free"...
C’è un nuovo fronte di battaglia nel mondo della musica, e non è quello tra trap o rock, ma un conflitto ben più sottile e insidioso: “la dittatura del sottofondo”. E a guidare questa crociata non sono due rocker, ma una inedita coppia di musicisti: il Maestro Nicola Piovani, premio Oscar e paladino del silenzio, e il leggendario Al Bano, voce potente e anima bucolica della canzone italiana.
Basta musica di sottofondo: la crociata di Piovani (e il sostegno di Al Bano)
Dal loro insolito pulpito, un quotidiano (la Repubblica, per il primo) e un’agenzia di stampa (l’Adnkronos, il secondo), l’insolito duetto si è scagliato contro la musica che non si fa ascoltare, ma si impone. Che non accompagna, ma soffoca. Che non fa da sottofondo, ma invade e inibisce la conversazione intorno a un tavolo o in una qualunque sala d’attesa.
L’appello a restituire dignità al silenzio e alle chiacchiere tra commensali
Dunque, il premio Oscar Nicola Piovani torna a chiedere maggiore attenzione per coloro che non desiderano ascoltare la musica “passiva” quando vanno al supermercato o al ristorante, o in qualunque altro esercizio commerciale e non solo. E in un intervento pubblicato oggi su La Repubblica lancia una proposta: segnalare i locali senza “tappeti musicali”. Il compositore ricorda di essere già intervenuto sul tema dodici anni fa sullo stesso quotidiano nella speranza «che additare questo costume – per me malcostume – della musica di sottofondo potesse suscitare un qualche consenso, creare un sentimento condiviso che ne rallentasse il dilagare».
«Invece – segnala – dopo dodici anni, il costume (malcostume) ha fatto passi da gigante: ormai non c’è luogo dove ci si possa difendere dal diffondersi straripante di questo blob musicale, da questa musica da parati che implacabilmente si insinua nel nostro vivere, nel nostro parlare, che ci impedisce di goderci in silenzio un bicchiere di vino, una partita a carte, una chiacchierata fra amici. In un bar uno schermo muto trasmette gli orrori di Gaza mentre in diffusione c’è una musichetta ballabile. L’horror vacui detta legge. E il silenzio sta diventando sempre più raro e prezioso».
La proposta di un bollino per i locali “music free”
Un fenomeno che, sottolinea, è sempre più accettato da chi frequenta i locali in cui c’è un sottofondo musicale. La maggioranza, dice «ha diritto di godersi Arisa e Coltrane in sottofondo mentre sorseggia lo spritz, o aspetta il treno. La maggioranza va rispettata, e noi democraticamente la rispettiamo. Però mi è venuta un’idea. Chiedo: sarebbe troppo sperare che i locali senza tappeti musicali – ce ne sono – fossero segnalati, raggruppati nell’informazione? Se sul sito fossero contraddistinti come locali “Sms” – Senza Musica di Sottofondo? – (o “music free” per chi è più trendy)?
Una questione di rispetto “democratico”
Potremmo introdurre il simbolo nelle guide. Facilitare la ricerca telematica, che ci aiuterebbe a saltare i locali musicarelli, nel rispetto di tutti. Perché in democrazia la sacrosanta maggioranza decide. Ma il sale della democrazia è anche il rispetto delle minoranze».
Al Bano sta con Piovane, ma con un approccio più mitigato…
Non solo. Perché mentre Piovani, nel suo sfogo al quotidiano, con l’eleganza di un’orchestra sinfonica, definisce questo fenomeno una «musica da parati», un «blob musicale» che ha invaso ogni angolo della nostra esistenza, dai supermercati ai dentisti. Suggerendo la sua soluzione, radicale ma geniale: un “bollino” per i locali “Senza Musica di Sottofondo” (S.M.S.). Un’iniziativa che, seppur ironicamente, restituisce dignità al silenzio e alla conversazione. Dall’altro lato del ring, Al Bano, con la saggezza di chi ha cantato per decenni, concorda: ma con un approccio più “mediterraneo”.
«Non si tratta di eliminare la melodia, ma di rimetterla al suo posto»
La musica, dice il cantante di Cellino San Marco, dev’essere «amica dell’uomo». Una «compagna di viaggio», non una protagonista prepotente che ti costringe a urlare per chiedere il sale. Non si tratta di eliminare la melodia, ma di rimetterla al suo posto: come un sottofondo discreto, che si fa sentire, ma senza rovinare l’atmosfera o, peggio, l’udito.