
Sovranità alimentare sempre
Mercosur, l’Italia detta la linea sull’accordo. Vantaggi per il vino e il parmigiano, ma no alla svendita di riso e carni rosse
Il ministro dell’Agricoltura dalla capitale senegalese: "Grazie al Piano Mattei abbiamo uno spazio di manovra che altri non hanno. E sull’intesa con il Sud America non ci siamo piegati: ci siamo tutelati"
Mentre a Bruxelles si perfeziona l’accordo tra Unione europea e Mercosur, Francesco Lollobrigida è altrove e giustamente. Precisamente è a Dakar, in Senegal, dove rappresenta l’Italia all’African Food System Forum. «Dovreste vedere che accoglienza», osserva soddisfatto. È l’unico europeo tra trentacinque africani e tiene a sottolinearlo: «Sono il primo ministro italiano della storia a mettere ufficialmente piede in Senegal».
Il Piano Mattei dà all’Italia la leva per trattare sul Mercosur
L’occasione serve anche per ribadire un punto politico: «Grazie al Piano Mattei abbiamo uno spazio di manovra che altri non hanno», afferma mentre si reca in visita a una fabbrica di camion. Poi torna sul tema che agita le cancellerie europee: l’intesa con il il Sud America. Qui, «l’Italia è stata decisiva», dichiara. E subito aggiunge: «Abbiamo imposto un cambio d’approccio sui trattati internazionali».
“Riso e carni a rischio, ma ci siamo tutelati”
Alla domanda del giornalista di La Stampa se Roma abbia modificato la propria posizione sull’accordo Ue, la risposta è netta: «Non abbiamo cambiato linea. Abbiamo sempre detto che l’accordo può rappresentare un’opportunità per settori come l’industria, il vino e i formaggi, ma che rischia di penalizzare altri comparti, dal riso alle carni rosse».
Il ministro entra nel merito delle tutele ottenute: «È passata la nostra proposta di un fondo che assicurasse i comparti rispetto a sbilanciamenti e penalizzazioni con più di 6 miliardi nel quadro finanziario pluriennale». E aggiunge: «Fin dall’inizio abbiamo lavorato per convincere l’Unione a introdurre condizioni di reciprocità e clausole di salvaguardia. Quando e se sarà approvato, l’accordo prevede che se i prezzi crollano oltre il 10% anche solo in un Paese, viene sospeso. È un principio di buon senso: non si può sacrificare un intero comparto in nome di un presunto beneficio collettivo».
Meloni voterà sì, ma l’Italia ha imposto la trattativa
«Senza i nostri dubbi non ci sarebbe stata trattativa — tiene a sottolineare Lollobrigida — Con un “sì” immediato avremmo avallato tutto mentre con un “no” avremmo prodotto una minoranza di blocco». Invece, spiega il ministro, «abbiamo aperto la strada a un confronto vero grazie al lavoro del collega Tajani, di Raffaele Fitto, della nostra diplomazia e soprattutto di Giorgia Meloni. Hanno lavorato con equilibrio e fermezza». Ora però «il testo va letto con attenzione insieme alle associazioni agricole, che abbiamo sempre consultato prima di assumere ogni decisione».
Quanto ai tempi: «Si parla di effetti non prima del 2027». Ma il governo si è già mosso: «Con Coltivaitalia abbiamo già messo in campo misure per i comparti più fragili. Il riso è abbastanza protetto, mentre sulle carni rosse interverremo con 300 milioni di euro, più altrettante risorse dal Fondo per la sovranità alimentare. È un segnale chiaro: il governo non lascia indietro nessuno».
“Il vero punto non è il Mercosur: è l’Europa”
Dietro l’accordo c’è infatti una questione di metodo: «Il vero punto qui non è il Mercosur in sé, è l’approccio europeo agli accordi con Paesi terzi: finora non c’era reciprocità. Qui norme rigide e Green deal esagerato, fuori dall’Ue pesticidi e ormoni. Questo è il pericolo per il futuro».
Lollobrigida insiste: «Non si può imporre ai nostri imprenditori regole severissime e poi permettere che arrivino merci prodotte con standard più bassi. Oggi siamo prudentemente soddisfatti: si è aperto un nuovo approccio».
“Nessun rischio di invasione americana: vince la qualità italiana”
La questione dei dazi Usa non preoccupa il ministro. «I prezzi americani sono già più bassi, ma non vedo italiani pronti a sostituire parmigiano con parmesan. I nostri prodotti vincono perché hanno qualità. Non a caso siamo primi al mondo per export di vino e formaggi, davanti anche alla Germania».
Il mercato statunitense, aggiunge, «è e resterà fondamentale, ma non temiamo concorrenza sleale: i consumatori scelgono l’eccellenza italiana».