
Passioni pop
L’Italia politica ama il karaoke: dai ministri ai leader, i microfoni sono sempre accesi
Da Abodi che dedica Baglioni a Meloni a Travaglio su Battisti, passando per Santanchè, Roccella e gli indimenticabili momenti del Cavaliere: la canzone è rito anche tra i banchi di governo e parlamento
Non è l’Italia di Sanremo né quella delle sagre di paese. È un’Italia diversa, fatta di ministri, leader e giornalisti che, tra un’intervista e un comizio, non rinunciano a un microfono e a un classico della musica italiana. Una scena che non ha nulla di costruito e che racconta, più di tante dichiarazioni ufficiali, il lato umano della politica.
Abodi e Baglioni: un omaggio a Meloni
L’ultimo in ordine di apparizione è stato Andrea Abodi. Ospite di una trasmissione radiofonica, il ministro dello Sport e dei Giovani ha scelto “Mille giorni di te e di me” di Claudio Baglioni. Non una canzone qualsiasi, ma un tributo a Giorgia Meloni. Nessuna parodia, nessun tono caricaturale: Abodi cantava davvero, con convinzione. L’effetto? Sincero, persino tenero. Un gesto che ha fatto sorridere senza imbarazzo, perché il pubblico italiano sa distinguere quando un politico si concede un attimo di leggerezza.
Da Berlusconi al microfono di Travaglio
Il primo a trasformare la politica in musica fu Silvio Berlusconi. Serate al pianoforte, serenate improvvisate, melodie da crooner in crociera: per lui non era un diversivo, ma quasi mestiere. Da allora, il karaoke è diventato un rito trasversale.
Persino Marco Travaglio, storico avversario del Cavaliere, non sa resistere al richiamo del microfono, cimentandosi abitualmente con Battiato e altri classici. È il segno che la musica, anche nei palazzi della politica, scavalca rancori e differenze.
Gasparri, Santanchè e Roccella: tre interpretazioni
Maurizio Gasparri ha regalato più volte momenti di improvvisazione: memorabile la esibizione per le vie del centro con Radio Rock, sorprendendo i passanti. Daniela Santanchè, ad Atreju, preferì scaldare la platea con Celentano. Eugenia Roccella scelse invece Mia Martini: “Almeno tu nell’universo” come colonna sonora di una rivendicazione personale. Tre stili diversi, tre modi di usare il canto per alleggerire la scena.
Salvini e Meloni: un duetto privato diventato pubblico
Il karaoke non conosce steccati. In un video diventato virale, Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno duettato su “La canzone di Marinella” di De André. Atmosfera rilassata, calici alzati, intimità. Era una parentesi privata, ma i social l’hanno trasformata in un fenomeno politico.
Tajani e Battisti: la politica che balla
Non solo canto. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani si è lasciato andare a Telese Terme, durante la festa di Forza Italia. Sotto il palco della kermesse “Libera”, ha ballato sulle note di Lucio Battisti, poco dopo l’intervento di Mogol. “Un grande artista, un poeta che ha ispirato la vita di molti di noi quando eravamo giovani e continua a farci riflettere, perché parla alla testa e al cuore”, ha detto Tajani, restituendo un senso di appartenenza condivisa a una musica che accompagna intere generazioni.
Karaoke bipartisan: la pausa necessaria
Non è solo vanità né un espediente per catturare i social. Il karaoke è diventato, per la politica italiana, una parentesi necessaria. Una sospensione dei ruoli che per una sera annulla governo e opposizione, destra e sinistra. Restano le basi musicali, i testi proiettati, il coraggio di provarci. La politica italiana, tra un applauso e una stecca, continua a cantare.