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Francesco Storace e Vladimir Luxuria

La "strana coppia" di Radio 1

Lei non si tiene «un cecio», lui forse si arrabbierà: intervista doppia a Luxuria e Storace, che tornano con “Il rosso e il nero”

Hanno idee diverse sul clima politico, leggono in modo opposto il dibattito sul ricordo di Kirk, si punzecchiano un po' su tutto, ma su una cosa sono d'accordo: si può e si deve discutere anche animatamente, ma il rispetto reciproco non va mai dimenticato

Politica - di Annamaria Gravino - 28 Settembre 2025 alle 07:00

Torna sulle frequenze di Radio 1 e Rai Play Sound Il rosso e il nero, il programma condotto da Francesco Storace e Vladimir Luxuria. Una “strana coppia” sulla carta, che però funziona alla grande nella realtà. Tanto che il format, diventato popolarissimo, non solo entra nel suo terzo anno e nella sua quarta stagione, ma raddoppia, passando da mezz’ora a un’ora e dalla fascia mattutina (finora è stata dalle 11-30 alle 12) a quella pomeridiana. Ma qual è il segreto di questo successo? Cosa ci dobbiamo aspettare dalla striscia che, a partire dal primo ottobre, accompagnerà gli ascoltatori tutti i giorni, dal lunedì al venerdì, dalle 18 alle 19 (solo la pima puntata di martedì sarà di mezz’ora)? E cosa si aspettano questi due conduttori dalla politica e dalla nostra società? E, poi, qual è questo “giallo” tra il rosso e il nero che si presenterà nelle nuove puntate? Lo abbiamo chiesto a Storace e Luxuria, in un’intervista doppia, ma a distanza, dunque senza influenze reciproche. Il risultato? Due punti di vista tutti da scoprire, e una probabile lite in vista: Storace s’è guardato bene dallo svelare l’oggetto del giallo; con Luxuria praticamente non abbiamo neanche finito la domanda che aveva già spoilerato. «Lo so, non mi tengo un cecio», ha commentato poi, immaginando che co-conduttore e autori non ne sarebbero stati felicissimi.

Che stagione di “Il rosso e il nero” ci aspetta?

Storace: «Intanto è una bella sfida che la Rai ci ha affidato perché l’orario è stato modificato e allungato. Puntiamo anche a qualche esperimento di coinvolgimento degli ascoltatori, qualcosa di misterioso su cui chiameremo l’ascoltatore a indovinare. Poi ci occuperemo come sempre di attualità, con un occhio alla politica, ma anche al costume e alla società».

Luxuria: «Sarà una stagione raddoppiata come tempo e con un orario diverso, a dimostrazione del fatto che questo è un matrimonio forzato che piace agli ascoltatori. Il format resta uguale: l’idea del rosso e del nero è quella di due posizioni diverse, anche opposte che si confrontano su temi di attualità, politica, costume con diversità di vedute, ma sempre con rispetto e con un linguaggio che non è mai d’odio. Io non seguo la filosofia di Trump, non odio i miei avversari. Credo che una delle mie qualità migliori sia che non covo odio e rancore, sono sentimenti che mi sono estranei».

E che stagione politica si aspetta? La preoccupa il clima che si respira?

Storace: «Diciamo che sarebbe abbastanza irresponsabile non essere preoccupato. Vedo nel mondo un caos a cui da tanti anni non capitava di assistere. In questi giorni Capezzone ricordava che ci sono circa cinquantina conflitti in tutto il mondo, anche se si parla dei due che più colpiscono. Sul piano interno comprendo le motivazioni propagandistiche, ma mi sorprende l’improntitudine della sinistra verso Giorgia Meloni, che nelle loro parole sembra quasi sia colpevole delle guerre in giro per il mondo. Pensiamo poi a questa storia della Flotilla: non rispettano neanche la posizione della Chiesa, che è il più grande alleato della solidarietà internazionale nel mondo. Si può mettere a repentaglio la proprio vita per fare polemica contro una Nazione accusandola di non proteggerti? Cosa deve fare l’Italia bombardare Israele? Queste cose le faceva D’Alema al tempo della Serbia…»

Luxuria: «Io sono preoccupata più per la situazione internazionale che per quella nazionale. Sono sempre ottimista, però mi sembra davvero che stiamo scherzando col fuoco. Questi continui avvistamenti di droni russi in aree occidentali mi preoccupano molto, perché basta davvero una scintilla per accendere il fuoco. Spero nell’intelligenza umana, visto che si parla tanto di intelligenza artificiale. In tutte le guerre non vince mai nessuno».

La violenza è più rossa o più nera?

Storace: «La violenza ha sempre avuto carattere sinistre, lo dice anche il vocabolario. Tanto per fare un esempio facile, io non ho mai visto – e saranno capitate pochissime eccezioni – un ragazzo di destra che va a contestare un comizio della sinistra. Però si continua a pensare che la violenza sia a destra. Ma dove? Quando c’è uno che scrive alla stazione di Torino “Meloni come Kirk” si sta superando il limite, è come se si sognasse una fucilata addosso alla premier. L’immagine del delitto Kirk mi ha colpito molto».

Luxuria: «La violenza è stupida e non ha colore politico. Guarda, io sono una che sa cosa vuol dire la violenza sia fisica sia verbale. Non mi piace fare la vittima, ma neanche incassare senza reagire. Tutti dobbiamo reagire e cercare di abbassare i toni. Chi va a una manifestazione – di qualsiasi tipo – incappucciato, sfasciando le vetrine è una persona che non c’entra nulla con le tematiche della manifestazione. Un po’ come quelli che vanno allo stadio e se la prendono con polizia o sfasciano tutto: loro non c’entrano niente con il tifo e con lo sport. Sono persone frustrate che covano odio e violenza e cercano una scusa per sfogarli».

Quando dagli Stati Uniti arrivò il caso Floyd alcuni parlamentari della sinistra, capeggiati da Laura Boldrini, si inginocchiarono in Aula alla Camera. Per Kirk abbiamo assistito a distinguo, precisazioni, perfino criminalizzazione della vittima. Che effetto le ha fatto?

Storace: «Su questo ha ragione Fini quando dalla Gruber ribatte che è la politica che deve chiedere di poter parlare di qualcosa, non il presidente della Camera. In questi giorni si è ricordato molto Melissa Hortman, la deputata dem assassinata a giungo. Ma quale capogruppo di sinistra ha chiesto di commemorarla? Assistiamo a una ipocrisia a tutto tondo».

Luxuria: «La violenza non si giustifica mai, mai e mai. Bisogna combattere contro le idee, non sperare che la persona muoia. Le idee vanno avanti. Mi ha fatto molta impressione l’assassinio di Kirk, una vera e propria esecuzione. E ovviamente mi hanno commossa le parole della moglie, quando ha perdonato l’assassino. Io penso che negli Usa ci sia un problema enorme con le armi, anche quelle da assalto si comprano come si comprerebbe un detersivo. Fa più notizia la morte di un politico rispetto a quella di un bambino crivellato sui banchi di scuola, ma sappiano tutti quello che succede. Ecco, su questo io mi aspetterei che qualcuno negli Usa cominciasse a pensare seriamente al fatto che forse ci sono troppe armi in giro, ma nessun presidente, anche democratico, vuole affrontare davvero il tema. Tornando a Kirk, sento un po’ di odore di strumentalizzazione. Mi sarei aspettata la stessa reazione quando a giugno un killer vestito da poliziotto è entrato in casa di Melissa Hortman, uccidendo lei e il marito. Ci deve essere un discorso generale di contrasto all’odio e alla violenza. Se invece si fa di volta in volta, solo quando viene ucciso uno della tua parte, allora diventa strumentalizzazione».

Lei e Luxuria/Lei e Storace avete percorsi, formazione e attitudine diversi, eppure avete trovato una vostra formula vincente di confronto e dialogo. Qual è il segreto di questo successo?

Storace: «Noi cerchiamo di narrare quello che succede, con quello che definisco “pluralismo gentile”. Non è obbligatorio insultare l’avversario. Noi sentiamo l’obbligo di far parlare tutte le voci. Le nostre sicuramente sono alternative e lo sono anche le voci dei nostri ospiti. Su qualcosa puoi andare d’accordo, ma in linea di massima gli spunti che ci vengono dalla società e dalla politica consentono di discutere anche animatamente, ma bisogna sempre mantenere il rispetto. In questi anni c’è stato un solo incidente con Mario Capanna, che ha letteralmente sbarellato dopo un’intervista e mi telefonò riempiendomi di contumelie incomprensibili. Ma io parlo con lui come con Fratoianni, senza problemi».

Luxuria: «Siamo consapevoli di essere due pianeti distanti. Diciamo io non ho la speranza di far cambiare idea o convertire Storace. Non è che manchino liti, anche durante la diretta, ma questo è dovuto anche al fatto che io ho sempre amato il confronto. Io ho un papà di destra, sono stata a casa di Berlusconi, alla festa della Lega a parlare sul tema della famiglia, sono stata invitata da Mantovano a Rieti alla Festa Tricolore. Non ho paura di confrontarmi con gli altri, anzi dico che se le cose ce le raccontiamo sempre tra chi la pensa uguale non si cresce mai. Una persona che la pensa all’opposto di come la penso io non mina la mia identità, la delinea ancora di più».

Ci svela in anteprima il “mistero” della nuova rubrica?

Storace: «Si scoprirà vivendo».

Luxuria: «Ci sarà un ospite misterioso che i nostri ascoltatori dovranno riconoscere dalla voce».

L’ultimo scambio di battute è solo con Luxuria

Storace non me lo aveva detto…

«Ah, ecco. Come ha risposto?»

Con una citazione canora

«Io non mi tengo un cecio in bocca. Ora si arrabbierà. Anche gli autori si arrabbieranno». Ma noi confidiamo che, invece, la perdonino.

 

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di Annamaria Gravino - 28 Settembre 2025