
La guerra infinita
Israele respinge la nuova proposta di accordo di Hamas: «È solo propaganda»
Il Capo di Stato Maggiore: "Non ci sarà altra scelta che imporre un governo militare su tutta Gaza a partire da novembre". Ma le famiglie dei rapiti chiedono disperatamente di riportare i loro cari a casa
«Non so più come reagire a queste dichiarazioni, sembra che Hamas voglia un accordo più del governo israeliano». A dirlo è Liran Berman, fratello di Gali e Ziv, due ostaggi ancora nelle mani delle milizie terroriste. Le sue parole a Ynet News arrivano dopo il nuovo annuncio di Hamas, che ha dichiarato di essere pronta a un «accordo globale» per la liberazione dei prigionieri, e la risposta del governo israeliano, che ha respinto la proposta parlando di «un’ulteriore propaganda di Hamas, priva di qualsiasi novità». «Hamas vuole restituire gli ostaggi e porre fine alla guerra – ha aggiunto Berman – Sono l’ultima persona che si fiderebbe di Hamas, ma almeno per come appare ora, Hamas sta facendo sforzi per restituire gli ostaggi e Israele sta creando difficoltà». A Gaza non si scende a compromessi, e nel frattempo si infiammano più fronti. Circa 15, sono stati i raid israeliani nel sud del Libano nella serata di ieri. E dallo Yemen sono partiti attacchi Houthi in risposta. Hezbollah e gli altri proxy iraniani continuano a fare pressione.
Trump esorta Hamas, le famiglie chiedono di più
L’annuncio di Hamas è arrivato poche ore dopo un post del presidente americano Donald Trump su Truth Social: «Ditegli di restituire immediatamente tutti e 20 gli ostaggi (non 2 o 5 o 7!) e le cose cambieranno rapidamente. Finirà!». Una cifra contestata dal Forum delle famiglie, che ha precisato: «I nostri cari ancora detenuti sono quarantotto, inclusi quelli brutalmente assassinati durante questi 700 giorni di inferno». «Rispettiamo profondamente il presidente – ha dichiarato il Forum a Haaretz – ma vogliamo chiarire che questo incubo non potrà finire finché tutti i 48 ostaggi non saranno riportati a casa».
Hamas rilancia l’intesa, Israele la respinge
Hamas ha ribadito mercoledì di essere pronta a un cessate il fuoco globale, che includa lo scambio di prigionieri e il ritiro dell’esercito israeliano dalla Striscia. L’accordo, secondo quanto riportato dal Times of Israel, prevedrebbe l’«ingresso di beni essenziali, la riapertura dei valichi e l’inizio della ricostruzione».
L’ufficio del primo ministro Netanyahu ha respinto con fermezza la proposta: «Un’ulteriore propaganda di Hamas, priva di qualsiasi novità». In una nota ufficiale, l’esecutivo ha ribadito che la guerra terminerà solo se saranno soddisfatte cinque condizioni: «il rilascio di tutti gli ostaggi, il disarmo di Hamas, la smilitarizzazione della Striscia di Gaza, il controllo di sicurezza israeliano sull’area e l’istituzione di un’amministrazione civile alternativa che non indottrini al terrorismo, non diffonda il terrorismo e non minacci lo Stato ebraico».
«Solo queste condizioni impediranno ad Hamas di riarmarsi e ripetere il massacro del 7 ottobre ancora e ancora, come promette apertamente di fare», conclude la nota.
Il nodo Gaza City: l’Idf frena
Nel frattempo, mentre proseguono le proteste contro Netanyahu, in Israele il confronto sulle operazioni militare continua a essere tesissimo. Rispondendo al deputato Amit Halevi (Likud), che gli chiedeva «perché la conquista di Gaza City dovrebbe indurre Hamas a cambiare posizione», un rappresentante dell’Idf durante una seduta a porte chiuse della commissione Esteri e Difesa della Knesset ha risposto: «Non ho detto che lo farebbe — non è affatto certo. La città ha un significato simbolico».
Secondo le stime, circa 800.000 civili si trovano ancora all’interno della città, dichiarata zona di combattimento. Alcune aree sono già state classificate come “zone rosse” da evacuare. L’operazione in corso punta a fiaccare la struttura del gruppo islamista, ma non è affatto scontato che la caduta di Gaza City significhi la fine della resistenza armata.
“Non c’è altra scelta che un governo militare a Gaza”
Il Capo di Stato Maggiore in Israele, Eyal Zamir, ha espresso la propria contrarietà al piano di conquista della città. Secondo quanto riferisce Channel 12, Zamir intende avvertire l’esecutivo che, in caso di avanzata, «non ci sarà altra scelta che imporre un governo militare su tutta Gaza a partire da novembre».
Pur pronto a eseguire gli ordini, Zamir ha invitato il governo a riflettere sulle conseguenze militari e diplomatiche di una simile decisione. Ha inoltre sollecitato l’approvazione di un accordo per il cessate il fuoco che preveda il rilascio degli ostaggi.
Katz: “Completeremo tutte le dieci piaghe”
In un altro fronte del conflitto, i ribelli Houthi sostenuti dall’Iran hanno lanciato tre missili balistici verso Israele in meno di 24 ore. Due sono stati intercettati, mentre il terzo è caduto fuori dal territorio israeliano. Secondo l’Idf, uno dei missili era equipaggiato con una testata a submunizioni.
Il ministro della Difesa Israel Katz ha risposto con una minaccia biblica: «Gli Houthi stanno lanciando missili contro Israele di nuovo. La piaga delle tenebre, la piaga dei primogeniti — completeremo tutte le dieci piaghe», ha scritto su X.