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Un momento delle devastazioni dei Pro Pal a Milano

Il ruolo dei collettivi

In piazza per Gaza non è stata una “rivolta sociale”, ma qualcuno ci spera…

C'è molta ipocrisia nelle condanne della violenza da parte della sinistra istituzionale: gli antagonisti non sono un corpo esterno al movimento Pro Pal. Ma fingere di non vederlo fa un gran comodo

Politica - di Sveva Ferri - 23 Settembre 2025 alle 14:43

Maurizio Landini l’aveva invocata nell’autunno dello scorso anno, in vista della finanziaria: «Io credo sia arrivato il momento di una vera e propria rivolta sociale perché avanti così non si può più andare». La rivolta sociale contro le misure economiche (e non solo) del governo non solo non è arrivata, ma il consenso verso l’esecutivo ha continuato a crescere. Epperò, nel contempo il clima politico nel Paese è peggiorato su altri temi ed è diventato incandescente sul Medio Oriente.

Se il dolore per Gaza diventa un seme avvelenato per l’Italia

Non siamo alla rivolta sociale, ma quello che è successo ieri nelle piazze italiane dimostra che la semina per infuocare gli animi procede meticolosa, facendo leva su una questione tanto dolorosa quanto strumentalizzata, in cui i legittimi sentimenti di sgomento degli italiani per ciò che avviene a Gaza vengono utilizzati in chiave anti-governativa, attribuendo a Palazzo Chigi ora responsabilità ora indifferenze che non hanno riscontro nella realtà.

Il tema funziona, perché la complessità della risposta che richiede – e che il governo sta cercando di costruire insieme alla parte più avveduta della comunità internazionale – si scontra con la brutalità delle immagini dei bambini palestinesi martoriati. Cancellare la prima facendosi scudo delle seconde è gioco facile, l’unico alla portata di chi ormai da tempo dimostra di non avere altri argomenti che quelli propagandistici.

L’ipocrisia di fondo della sinistra

«Smettetela di criminalizzare ogni piazza e ogni forma di dissenso. Non potete ignorare un sentimento che attraversa tutto il Paese che chiede che l’Italia non sia complice dei crimini di Netanayhu a Gaza e in Cisgiordania», ha detto Elly Schlein durante la Direzione Pd di oggi. «Non facciamoci distrarre», ha detto ieri Giuseppe Conte rispetto alle violenze di piazza. «Oggi – ha aggiunto – la notizia è che migliaia di persone hanno dimostrato più dignità e coraggio del governo in carica».

C’è un’ipocrisia di fondo rispetto a queste prese di posizioni, che sono state accompagnate anche da una formale condanna delle violenze: gli antagonisti che le hanno provocate non sono un corpo eccentrico rispetto al movimento Pro Pal, ne sono i primi promotori e gli agitatori e hanno preparato il terreno per quello che è successo lunedì “esercitandosi” nelle università e nelle tante altre manifestazioni che si sono svolte in questi tre anni dolorosissimi per il Medio Oriente e per l’umanità tutta. La sinistra istituzionale non può non aver colto i segnali – e se non li ha colti è perfino peggio – ma ha preferito accusare il centrodestra di alimentare lo scontro per gli avvertimenti sul clima allarmante che sta prendendo piede.

La democrazia secondo Landini

Per Maurizio Landini, che non parla più di rivolta sociale, «tra venerdì e lunedì abbiamo visto le piazze riempirsi e le fabbriche svuotarsi, e ieri erano tantissimi i giovani in piazza per chiedere un cambiamento». «Noi ci stiamo battendo perché anche il sindacato europeo e il sindacato mondiale si muovano in questa direzione, perché il governo Netanyahu, che fa del male anche al popolo israeliano, vuole cancellare i palestinesi dalla faccia della terra», ha detto ancora, aggiungendo che «scendere in piazza non è solo un atto di solidarietà necessario per dire basta al genocidio, ma serve anche a riaffermare che deve esserci la democrazia. Noi stiamo tornando alla guerra, alla logica pericolosissima per cui per essere sicuri bisogna armarsi. E non possiamo stare a guardare: senza pace non ci sono diritti, né lavoro, né democrazia. E per questo pensiamo che i lavoratori italiani ed europei debbano mobilitarsi e manifestare».

L’autunno caldo in vista della Finanziaria

In questo contesto ci avviciniamo al periodo della finanziaria e tutto fa pensare che sarà un autunno molto caldo. Non è probabile che si arrivi a una rivolta sociale, ma appare assai possibile che qualcuno ancora ci speri.

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di Sveva Ferri - 23 Settembre 2025