
Immunità e impunità
Ilaria Salis, chi è davvero e quanti sono i reati della pasionaria “salvata” da Bruxelles?
Lesioni aggravate, associazione criminale, invasione di edifici, resistenza a pubblico ufficiale, occupazioni abusive e cortei degenerati: il bagaglio giudiziario che l'Ue preferisce ignorare
Con un voto risicato, 13 contro 12, la Commissione Affari giuridici del Parlamento europeo ha stabilito che Ilaria Salis non dovrà comparire davanti ai giudici ungheresi. Una maggioranza minima, sufficiente a trasformare l’immunità parlamentare in un salvacondotto improvvisato. Lo scrutinio, segreto, imposto dalla sinistra, ha reso possibile una scelta senza volto e senza responsabilità.
La carriera di una “martire” costruita a tavolino
Non la vittima che i suoi sponsor amano dipingere, ma una militante cresciuta nella cultura dell’azione diretta, dove la politica si misura con lo scontro fisico. In Ungheria l’accusa è chiara: partecipazione a un pestaggio ai danni di due passanti scambiati per “neo-nazi” nel febbraio 2023. Non è un episodio isolato, ma parte di una catena di spedizioni punitive degli ambienti “antifa” internazionali, dove la lotta politica si trasforma in caccia all’uomo. La procura magiara contesta lesioni aggravate e associazione criminale: accuse che, in qualsiasi altro contesto, avrebbero sollevato richieste di severità.
Le condanne dimenticate in Italia
Chi oggi denuncia l’inchiesta ungherese sorvola sul passato giudiziario di Salis. Due condanne definitive la precedono: invasione di edifici popolari a Milano e resistenza a pubblico ufficiale durante uno sgombero. Pene sospese, ma pur sempre sentenze passate in giudicato. A queste si aggiungono denunce multiple, occupazioni abusive, cortei degenerati in scontri. Un curriculum che racconta più di mille proclami e smentisce l’immagine della dissidente democratica cucita addosso da certa propaganda.
Immunità scambiata per impunità
L’immunità parlamentare nasce per tutelare l’indipendenza del mandato, non per coprire chi colleziona procedimenti giudiziari. Qui la contraddizione è palese: l’Unione europea pretende da Budapest il rispetto dello stato di diritto, ma contemporaneamente sottrae una propria deputata al giudizio della magistratura ungherese. Una doppia morale che ridicolizza i principi e piega le istituzioni a convenienze di parte.
In ottobre la vicenda approderà a Strasburgo. Stavolta senza urne segrete: ogni gruppo politico dovrà mostrare apertamente la propria posizione.