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Ilaria Salis e il padre Roberto

Immunità o impunità?/1

Ilaria Salis continua a fare la vittima: «Io perseguitata». E rispunta pure papà Roberto

L'eurodeputata di Avs continua a spostare il focus dalla sua vicenda giudiziaria all'atteggiamento di Orban e rivendica il voto che l'ha salvata come un'affermazione dello stato di diritto

Politica - di Agnese Russo - 24 Settembre 2025 alle 09:46

All’indomani del voto in Commissione Juri che l’ha momentaneamente messa al riparo dalla revoca dell’immunità parlamentare, Ilaria Salis è tornata a descrivere la ferma volontà del governo ungherese di processarla come «una vera e propria persecuzione» nei suoi confronti, indice della «grave situazione dello stato di diritto in Ungheria». Con la decisione di “salvarla” dal processo, almeno fino a quando a esprimersi non sarà la plenaria, i colleghi parlamentari avrebbero dunque preso atto di questo stato delle cose. E fa niente che sia servito un’anomala votazione segreta per evitarle la revoca dell’immunità, passata per altro con un solo voto.

Salis continua a fare la vittima: «Orban mi perseguita»

Per Salis quanto accaduto ieri sarebbe «una conferma ulteriore e a più voci del fatto che in Ungheria non è possibile un processo equo nei miei confronti». «Credo – ha proseguito – che il rigetto abbia anche una rilevanza più generale, perché riafferma i principi dello stato di diritto e l’indipendenza del Parlamento europeo dalle pressioni dei regimi illiberali». La strategia appare chiara ed è sempre la stessa: spostare il focus dalle sue eventuali responsabilità individuali alle ipotetiche colpe del governo Orban, trasformando il processo penale che si dovrebbe tenere a suo carico in un processo politico a carico del governo di Budapest.

Vietato criticare: vuol dire che si vuole una «giustizia vendicativa»

Ma Salis ha attaccato anche il vicepremier Matteo Salvini, salvo poi continuare a chiedere che il governo italiano intervenga per sottrarla alla giustizia ungherese. Rispondendo a una domanda di Viola Giannoli, che firma l’intervista, sul fatto che Salvini ha commentato il voto con un «chi sbaglia, non paga», l’eurodeputata di Avs ha detto che «se hanno ancora qualcosa da obiettare vuol dire che il loro modello di giustizia è quello ungherese, dove la magistratura non è indipendente dal potere esecutivo, e questo è del tutto inaccettabile, oltre che pericoloso, perché significa che vogliono importare il modello di giustizia illiberale e vendicativa in Italia. Il rigetto della richiesta di revoca ungherese non implica nella maniera più assoluta che voglia sottrarmi alla giustizia. Io stessa chiedo a gran voce al ministro Nordio di essere processata in Italia, con tutte le garanzie dello stato di diritto».

A cosa serve l’immunità parlamentare?

Intanto si registra il segnale arrivato dall’europarlamento, registrato da molti come un cedimento politico sullo stato di diritto. Anche perché, come ricordato dalla deputata di FdI, Elisabetta Gardini, «l’immunità parlamentare è nata per proteggere la libertà di espressione e il mandato degli eletti, non per trasformarsi in uno scudo che impedisca alla giustizia di fare il proprio corso. In questo modo si trasmette l’idea che la violenza politica possa essere coperta e sottratta a un regolare processo».

Calenda durissimo fa infuriare papà Salis: «Chieda scusa o lo querelo»

Durissimo poi l’atto d’accusa di Carlo Calenda nei confronti della sinistra: «Il problema è Orban ma è anche candidare una persona che va in giro a spaccare teste. Un poco di silenzio ci starebbe bene». Un’affermazione che ha suscitato le ire di papà Salis, il quale è tornato ad agitare la clava delle querele: «Le do un’ultima possibilità: chieda scusa per l’ignobile diffamazione che ha fatto perché altrimenti saremo costretti a farle rimpiangere ogni secondo dedicato a partorire questa ignobile diffamazione!», ha scritto su X Roberto Salis, in buona compagnia di Angelo Bonelli, che a sua volta ha parlato di «parole ignobili» e diffamazione.

 

 

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di Agnese Russo - 24 Settembre 2025