
Verso il verdetto
Grillo Jr, domani la sentenza. Il pm: imputati inattendibili. Bongiorno: la mia assistita descritta come una ninfomane, massacrata e umiliata
Processo ultimo atto: le repliche del pm e le controrepliche degli avvocati. E per domani è attesa la sentenza nei confronti di Ciro Grillo e di tre suoi amici genovesi, accusati di violenza sessuale di gruppo ai danni di una studentessa italo-norvegese. La legale della ragazza: trattata come una maga Circe che con le denunce trasforma gli uomini, non in maiali, ma in imputati
Processo all’ultimo atto: dopo tre anni di procedimento – che si è svolto quasi interamente a porte chiuse – nelle udienze di oggi e di domani le repliche del pm e le controrepliche degli avvocati. Poi, al termine delle requisitorie, arriverà la sentenza nei confronti di Ciro Grillo e di tre suoi amici genovesi, Francesco Corsiglia, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria, tutti accusati di violenza sessuale di gruppo ai danni di una studentessa italo-norvegese, all’epoca 19enne, e di una sua amica coetanea.
Caso Grillo Jr, processo ultimo atto
Dunque, si sono appena concluse al tribunale di Tempio Pausania le repliche del procuratore capo Gregorio Capasso, che ha preso la parola per primo e ha ribadito al termine del suo intervento la richiesta di condanna a nove anni per Ciro Grillo e i suoi tre amici genovesi. E tra l’incipit e la conclusione, rivolgendosi direttamente al collegio del tribunale, presieduto dal giudice Marco Contu, il pm ha puntualizzato: «Vi invito ad individuare la vera chiave di lettura di questo processo: imputati inattendibili, hanno adattato la loro versione a seconda delle indagini. La ragazza, invece, ha sempre ripetuto le stesse cose, senza mai cambiare le sue dichiarazioni… Non c’è stato alcun adattamento».
Il pm: «La ragazza al risveglio lo ha detto subito: mi hanno violentato tutti»
Un processo, quello arrivato ormai alle ultime battute, che non ha lesinato momenti di grande asprezza, che vede in gioco il futuro giudiziario di quattro giovani imputati, che gli atti, le testimonianze, le ricostruzioni dei fatti e ogni parola che ha punteggiato la lunga fase dibattimentale, vedono al centro di un caso che sconvolto l’opinione pubblica. Uno choc, quello esploso dopo la denuncia di quella notte d’estate tra il 16 e il 17 luglio del 2019 nella villetta della famiglia Grillo a Porto Cervo, che oggi è riemerso ancora una volta in aula.
Il procuratore ribadisce la richiesta di 9 anni di condanna per tutti gli imputati
Quando, nel corso della sua replica, il procuratore Capasso ha ricordato: «La ragazza fin da subito, dopo la violenza, fa i nomi di tutti. Sente dire a uno di loro: “Prendila, adesso tocca a me”. È lei a dire: “Ricordo che tutti parlavano con tutti, li sentivo tutti attorno a me, vedevo con la coda dell’occhio anche le gambe”. Ed è sempre lei che testimonia la presenza di tutti». E ancora. «La ragazza dopo la violenza riuscirà a scendere dal letto perché Franesco Corsiglia si è distratto, e lei ne approfitta e cerca di andarsene. Ma troverà l’opposizione degli altri tre ragazzi. Subito dopo seguirà l’episodio violento nella doccia».
Il pm: «I ragazzi dicevano “prendila, adesso tocca a me”
Una rievocazione dei fatti di quella notte in Costa Smeralda che toglie il fiato. E a cui si aggiungono a stretto giro le ricostruzioni e le deduzioni dell’avvocato Bongiorno, quando la parola passa a lei. «Durante la violenza sessuale subito la ragazza non riusciva a gridare. Come ha detto lei tessa quando è stata sentita: “A me la voce non usciva, non riuscivo a urlare, non mi veniva la voce”. Questa è la tipica situazione in cui si trovano le vittime di violenza», rilancia agganciandosi all’intervento del pm la legale proseguendo le repliche in aula al tribunale di Tempio Pausania. «C’è la descrizione esatta della violenza sessuale – dice Bongiorno replicando alle difese –. La ragazza è stata spinta nella doccia e non ha mai detto che aveva paura degli altri. Ma aveva paura della situazione in generale».
Grillo Jr, l’avvocato Bongiorno: «Non riusciva a urlare poi l’hanno spinta nella doccia con forza»
E poi, la requisitoria passa ad analizzare gli argomenti usati dalle difese degli imputati. «La ragazza è stata descritta dalla difesa come una ninfomane», punta l’indice l’avvocato Bongiorno, parlando della sua assistita. Proseguendo: «La versione di donna “assetata di sesso” viene smentita dai messaggi», prosegue la legale, che poi aggiunge anche: «L’amica le scrive dopo tempo e le dice “so che nelle ultime settimane non ci siamo sentite, avrei dovuto parlarti e dirti quello che penso. Quella sera in Sardegna non ci sono stata per te. Vorrei spiegarti il mio punto di vista. Quando tu mi hai svegliato e piangevi non ho capito cosa era successo. E quando me lo hai spiegato Non sapevo cosa fare»…
«La mia assistita descritta come una maga Circe assetata di sesso»
Ribadendo in calce: «La mia assistita non è una ninfomane. Non è una disagiata. E non è una Maga circe che ammalia i suoi uomini e li trasforma, anziché in animali in imputati, con le sue denunce. È una ragazza che è stata umiliata e massacrata e, anziché scappare via, con il suo dolore, come fanno molte, ha scelto di denunciare, pur consapevole di quello che le sarebbe successo».
La difesa di un imputato: «Una vittima di violenza se vuole scappare lo fa, oppure urla»
Una replica che fa diretto riferimento a quanto sostenuto in aula dal difensore di Edoardo Capitta – l’avvocato Ernesto Monteverde – che a sostegno del giovane, uno dei quattro imputati del processo per violenza sessuale di gruppo nei confronti della studentessa – ha dichiarato: «Tutti riteniamo odiosi i reati di violenza sessuale, ma riteniamo odiosi anche i reati di violenze sessuale che non sono stati commessi. Una vittima di violenza se vuole scappare, riesce a scappare. Siamo all’interno di un appartamento, in mezzo a un comprensorio pieno di persone. Allora urli, scappi». Chiosando sul punto: «Non si può dire che quella ragazza era passiva – prosegue nelle repliche –. La bevuta viene spesso giustificata per condotte che non sono consone al comune sentire. Lei stessa dice “ero ubriachissima”. È un giustificare una condotta»…
Domani parola alla sentenza
E ora, dopo repliche e contro-repliche, e dopo che il pubblico ministero Capasso nella sua requisitoria ha chiesto 9 anni di reclusione per ciascuno degli imputati, più l’interdizione dai pubblici uffici per la durata della pena, la parola passa al tribunale presieduto da Marco Contu pronto a ritirarsi in camera di consiglio. Oggi nessuno degli imputati era presente in aula. E neppure nessuna delle sue presunte vittime. Domani, però, alla lettura della sentenza, la studentessa italo-norvegese vorrebbe essere presente mentre il presidente leggerà la sentenza. Anche se sul punto la Bongiorno si tiene l’ultima parola e asserisce: «Lei vorrebbe, sono io che ci sto pensando»…