
Cuore culturale di Roma
Giù le mani dal Caffè Greco: sfratto rinviato ma la battaglia di FdI continua nel silenzio imbarazzante di Gualtieri
Il governo con la recentissima legge 219/2024 e il ministero della Cultura hanno fatto di tutto per tutelare le attività commerciali storiche, riconoscendo l'Antico Caffè Greco come bene culturale unitario, e quindi intoccabile. Mozione di FdI in Campidoglio. Anche nel 2019 la questione fu oggetto di una mozione di FdI firmata anche da Meloni quando era consigliera comunale
Sfratto rinviato al 22 settembre per l‘Antico Caffè Greco, lo storico locale di via dei Condotti a Roma, attivo dal 1760 e punto di riferimento per artisti e intellettuali come Leopardi, D’Annunzio, Nietzsche e Baudelaire e tanti altri che hanno reso il locale qualcosa di unico. Lo sfratto era previsto per il primo settembre: «Noi ci faremo trovare con i nostri avvocati, certamente, dopo 8 anni che combattiamo questa battaglia, la vicenda non si chiuderà domani». Lo aveva previsto Carlo Pellegrini, gestore dell’Antico Caffè Greco parlando dello sfratto reso definitivo un anno fa dalla Cassazione dopo un lungo contenzioso giudiziario con l’Ospedale israelitico, proprietario della struttura. Infatti, per ora c’è un po’ di ossigeno fino al 22 di questo mese. La questione è paradossale.
Roma, rinviato lo sfratto del Caffè Greco
«La sentenza della Cassazione per la verità è un po’ pilatesca – commenta Pellegrini con il Corriere della Sera –. Dice che non si può impedire al locatore di intimare lo sfratto ma dice anche che il Caffè Greco deve stare lì dove sta: per il vincolo storico-culturale messo dall’allora ministro Antonio Segni nel 1953». Per questo il gestore ripone ancora speranze e non rinuncia alla battaglia, confidando nella legge dello scorso dicembre che tutela le attività commerciali storiche. «Abbiamo fatto un’offerta di affitto annuale più alta di quanto previsto dal loro piano di risanamento ma l’hanno rifiutata».
Gramazio: “Il Caffè Greco cuore culturale di Roma”
La battaglia per il Caffè Greco è una battaglia di identità e molto più di una questione di compra-vendita. Una battaglia abbracciata non da oggi da Domenico Gramazio, segretario generale del Cis, molto attivo in questi giorni per evitare lo sfratto. Spiega al Corriere: «L’Ospedale israelitico preferisce affondare piuttosto che accettare un’offerta che lo salverebbe, pur di cacciare l’Antico Caffè Greco, da oltre 270 anni cuore culturale e cosmopolita di Roma. Sopravvissuto a guerre napoleoniche, all’Unità d’Italia e a due conflitti mondiali. Dovrà davvero spegnersi per una mera speculazione immobiliare?». Secondo Gramazio dietro il rifiuto della nuova (e migliore) proposta di affitto da parte della proprietà ci sarebbe la volontà di liberare lo spazio «per l’ennesima speculazione, l’ennesima boutique del lusso». Ma fa notare che «il Governo, con la recentissima legge 219/2024 e il ministero della Cultura hanno fatto di tutto per tutelare le attività commerciali storiche, riconoscendo l’Antico Caffè Greco come bene culturale unitario, e quindi intoccabile».
Incessanti erano stati i suoi appelli diffusi sui social da giorni. “Grave il silenzio del Sindaco Gualtieri mentre la Capitale può perdete un grande riferimento culturale conosciuto nel mondo”, ha dichiarato Pietro Giubilo già sindaco di Roma. Ci auguriamo che il 22 settembre le donne e gli uomini di cultura intendano difendere il cenacolo culturale quale è lo storico Caffè Greco”. E’ una battaglia di cultura e di identità per la città di Roma.
FdI presenta un mozione in Campidoglio per scongiurarne la chiusura
Perché il luogo è ben più di una caffetteria. E infatti contestualmente è all’ordine del giorno in Campidoglio una mozione presentata da FdI, firmatario il capogruppo Giovanni Quarzo per tutelare il Caffè Greco come riferimento culturale della città conosciuto nel mondo. Alla difesa dell’antico Caffè Greco si sono aggiunte altre voci: quella di Andrea Volpi, parlamentare di FdI; del consigliere Marco Bertucci, presidente della Commissione Bilancio della Regione Lazio; di Emanuela Mari, presidente della commissione affari Europei; i consiglieri del primo municipio, Santonocito, Gallo, Veloccia. Nel frattempo i dipendenti del locale sono in vacanza, un cartello sulla vetrina recita “Chiuso per ferie”. Gli arredi storici esterni sono stati temporaneamente rimossi. E si attende così la mattina del 22 settembre.
Intanto, da parte loro, gli avvocati in difesa della proprietà si sono detti frustrati, vista la non applicazione della legge. Sulla questione tornerà molto probabilmente ad esprimersi il Ministero della Cultura che come si diceva, ha posto un vincolo al locale; sia per quello che concerne l’enorme tesoro culturale e artistico che si trova all’interno, tra tele ed opere d’arte, e che è visitabile gratuitamente al pubblico.
Quando Giorgia Meloni firmò la mozione nel 2019 da consigliera comunale
Ricordiamo che la battaglia è antica. Già nel 1919 FdI in consiglio comunale presentò una mozione firmata dall’allora consigliera Giorgia Meloni. Che firmò l’appello insieme ai consiglieri De Priamo, Francesco Figliomeni, Rachele Mussolini, Lavinia Mennuni. Veniva ricordato il valore storico e culturale