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“Giornalisti sicuri”, Mantovano ricorda Nicola Calipari e i tanti giornalisti uccisi: “Senza di loro non c’è democrazia”

Sicurezza e informazione

“Giornalisti sicuri”, Mantovano ricorda Nicola Calipari e i tanti giornalisti uccisi: “Senza di loro non c’è democrazia”

Politica - di Gabriele Caramelli - 26 Settembre 2025 alle 13:59

“Lo dico senza retorica: senza il lavoro dei giornalisti la democrazia non esiste, non ha vita’’. Queste le parole del sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alla sicurezza, Alfredo Mantovano, nel convegno romano “Giornalisti sicuri” a Villa Madama. Un messaggio chiaro che appoggia la libertà di stampa e l’importanza del lavoro giornalistico per consentire un’informazione plurale. Poi ha aggiunto: “Il rapporto tra il governo e i media si colloca all’interno della cornice del rapporto tra sicurezza e democrazia”, ricordando i “troppi” giornalisti che recentemente hanno perso la vita e spiegando che “la lesione principale di queste aggressioni è una lesione alla democrazia, al di là della ragioni che hanno determinato ciascun conflitto’’.

A fargli eco è stato Alberto Barachini, anche lui sottosegretario a Palazzo Chigi con delega all’informazione e all’editoria, sottolineando che “Il tema della protezione dei giornalisti e dei fotoreporter e video operatori, che spesso corrono i rischi più grandi, è nelle nostre priorità”. Ed è un tema rilevante perché “si tratta di una professione centrale nelle nostre democrazie. In un mondo che soffre per le fake news, stiamo operando in termini concreti”. Poi ha rammentato l’impegno del suo dipartimento sull’editoria, come con la riforma delle agenzie di stampa “che si è concentrata sul contributo e il valore del singolo giornalista” e l’istituzione di un fondo unico per il settore.

“Giornalisti sicuri”, Mantovano: “La sicurezza si rafforza con le informazioni”

“Nessuna soluzione tecnico-operativa avrà mai successo se a monte non si realizzerà un profondo cambio di mentalità nell’affrontare i problemi”, ha spiegato ancora Alfredo Mantovano, per poi citare un dialogo proveniente dal film intitolato “Il Nibbio” e dedicato a Nicola Calipari: “Noi cerchiamo di produrre sicurezza e la sicurezza si rafforza solo con la circolazione delle informazioni”. L’ex agente segreto italiano è morto in Iraq nel 2005 mentre portava in salvo la giornalista de Il Manifesto Giuliana Sgrena, rapita da un gruppo armato locale. Alla conferenza ha partecipato anche Cecilia Sala, la giornalista rapita dal regime islamista iraniano il 19 dicembre 2024 e riportata in Italia dal Governo Meloni l’8 gennaio 2025.

“Sono passati 20 anni, ma il cuore del dialogo è ancora attuale – ha evidenziato Mantovano – occorre un salto culturale che porti le testate giornalistiche e gli inviati a sentirsi parte di una squadra più grande, quella della nazione, e a percepire le istituzioni non come degli organismi occhiuti al servizio esclusivo del governo, cosa che mi pare aleggi, ma come una insostituibile rete di professionisti, altamente qualificati, votati al servizio di tutti i cittadini e soprattutto di quelli che operano in contesti complessi”. Esiste dunque “una rete su cui si può contare sin dalla fase della preparazione del viaggio”, visto che “l’obiettivo comune è di salvaguardare un servizio indispensabile non solo per i lettori ma per l’intera comunità nazionale”.

Barachini: “Cerchiamo di restare lucidi, a volte l’eroismo è fare un passo indietro”

“Ho avuto una breve esperienza come inviato di guerra e ho avuto paura. Avevo appena avuto un figlio, mi sono trovato su un volo per Baghdad e ho avuto tanta paura, anche perché non avevo esperienza. Era la prima volta che mi trovato ad operare su un conflitto”, ha raccontato il sottosegretario Barachini durante la conferenza. Eppure, come gli ha insegnato quella nuova esperienza, “avendo paura ho capito quanto coraggio ci sia nel restare in quelle zone senza essere bloccati dal timore, per poter raccontare quello che succede. E ho capito anche che nessun lavoro, nessun racconto, nessuna notizia vale una vita”.

Proprio così, perché “a volte l’eroismo è quello di fare un passo indietro invece che in avanti. La voglia di raccontare prima degli altri è il sale del nostro mestiere, ma cerchiamo di restare sempre lucidi, e di capire che fare quel passo indietro ci permetterà di continuare a fare il nostro lavoro a lungo invece di interrompere il nostro racconto“.

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di Gabriele Caramelli - 26 Settembre 2025