
Dalle critiche all'emulazione
Francia “melonizzata”. Dai banchi di scuola al decreto anti-rave: Parigi “chiagne” e copia l’Italia…
Il ministro dell'Interno Bruno Retailleau: "Loro, tre anni fa, hanno adottato una legislazione molto severa che ha criminalizzato l’organizzazione di queste manifestazioni. Sono vietate. Faremo lo stesso anche qui"
Là dove una volta si producevano ideali universali da esportare nei secoli, oggi si importano soluzioni dall’Italia. La Francia, un tempo fucina di pensiero politico e giuridico, ora pare una studentessa diligente che copia dal compito dell’amica italiana. Prima la scuola, poi l’immigrazione. Ora i rave.
L’Italia fa scuola (anche a Parigi)
Lunedì, su Tf1, il ministro dell’Interno della République Bruno Retailleau ha detto chiaro e tondo: «L’Italia, tre anni fa, ha adottato una legislazione molto severa che ha criminalizzato l’organizzazione di queste manifestazioni. Sono vietate. Bisognerà fare la stessa cosa anche in Francia».
Parola di ministro, e non uno qualsiasi: Retailleau, leader dei Républicains, nonché possibile candidato di punta per le presidenziali del 2027. Il suo obiettivo? Trasformare i rave party da semplice contravvenzione a reato. Ispirazione? Palazzo Chigi, ottobre 2022, primo Consiglio dei ministri del governo Meloni. Da allora, in Italia, i raduni non autorizzati sono diventati materia da codice penale: da tre a sei anni di carcere, multe fino a 10.000 euro. E i francesi, che fanno? Seguono.
L’uomo più a destra nell’esecutivo Macron ha le idee chiare: «Deve essere un reato minore e non solo una multa, con il rischio del carcere. In Italia si arriva fino a sei anni di carcere e diverse decine di migliaia di euro di multe». E aggiunge: «Prima di tutto multiamo gli organizzatori e poi, anche, la partecipazione per un importo pari, ad esempio, a 750 euro».
Il rave dell’assurdo
La miccia che ha riacceso il dibattito è stata l’ennesima festa illegale: un rave party nel cuore delle Corbières, Sud della Francia. Una regione ferita da un terribile incendio che ad agosto ha divorato 16.000 ettari, ucciso una cittadina e distrutto 36 abitazioni. Lì, in mezzo alla terra bruciata, 2.500 persone hanno pensato bene di accamparsi, su proprietà private, senza permessi, per “danzare tra le ceneri”.
«È totalmente indecente: una donna è morta. È un territorio martoriato. Non dovremmo festeggiare», ha tuonato Retailleau. E a rincarare la dose ci ha pensato il sindaco di Fontjoncouse, Christophe Tena: «La tensione sta salendo. Dopo i roghi, gli abitanti sono allo stremo. Ci sono persone che hanno perso tutto, finirà male».
Non è servita la presenza dei gendarmi né delle forze antisommossa francesi. Il rave, iniziato venerdì, è proseguito a oltranza. «Finché hanno da bere, da mangiare, da fumare, non se ne vanno. Non so più cosa fare», ha confessato sconsolato il sindaco, impegnato con la vendemmia mentre a pochi metri batte la musica a tutto volume, come riporta Le Figaro.
Roma-Parigi: dieci a zero
Incapaci di gestire la situazione, le autorità francesi hanno dovuto accontentarsi di fermare tre partecipanti per reati stradali e stupefacenti, mentre il comunicato della prefettura si limita a raccomandare l’uscita volontaria dall’area. «Tutte le persone controllate saranno sanzionate per il mancato rispetto dell’ordinanza prefettizia», si legge. Tradotto: si prega gentilmente di sloggiare.
Ecco perché Retailleau ora prende l’Italia come modello. Il paese che per anni Parigi ha deriso, e continua a fare per bocca di Macron e del suo prode servitore Bayrou, diventa oggi il laboratorio politico a cui guardare. Anche se, va detto, il governo Meloni non ha certo bisogno di medaglie d’Oltralpe per sapere di aver anticipato i tempi.
Ma dopotutto c’è da salutare di buon grado il plauso del ministro degli Interni francese, forse uno dei pochi non ancora allineati alla corte macroniana, ormai in rovina. L’Italia intanto, tra uno smacco diplomatico e l’altro, attende che qualcuno venga a bussare per chiedere come si fa.