
La missione per Gaza
Flotilla avanza nella notte contro Israele, appello della Meloni: “Fermatevi, rischiate di far saltare il piano di pace di Trump”
Flotilla avanza, fino alle acque controllare da Israele, nella notte, e il pericolo di una reazione dell’Idf è concreto. “Spingersi oltre le 150 miglia è una situazione che noi riteniamo di pericolo. E visto che si tratta di un pericolo per i nostri connazionali in acque internazionali riguarda da vicino il nostro Paese”, ha detto stasera al Tg1 il contrammiraglio Marcello Grivelli, comandante dell’Operazione Mediterraneo Sicuro. Ma anche la premier Meloni ha lanciato un appello accorato: “Fermatevi, c’è un piano di pace che potreste compromettere”, è la sintesi. Ma per il momento, Flotilla avanza incontro al suo destino, che potrebbe essere un “respingimento” da parte di Israele. “Siamo pronti a entrare in azione”, annuncia Tel Aviv. Il piano Trump sembra una “proposta realista. Importante ci sia il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi. Ci sono elementi interessanti. Spero Hamas accetti nel tempo stabilito”, sono state le parole del Papa a Castel Gandolfo prima di rientrare in Vaticano.
Flotilla verso Gaza, appello della Meloni
Con il piano di pace per il Medio Oriente proposto dal Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, si è finalmente aperta una speranza di accordo per porre fine alla guerra e alla sofferenza della popolazione civile palestinese e stabilizzare la regione. Questa speranza poggia su un equilibrio fragile, che in molti sarebbero felici di poter far saltare. Temo che un pretesto possa essere dato proprio dal tentativo della Flotilla di forzare il blocco navale israeliano. Anche per questo ritengo che la Flotilla dovrebbe fermarsi ora e accettare una delle diverse proposte avanzate per la consegna, in sicurezza, degli aiuti”, ha detto stasera la premier Giorgia Meloni. “Ogni altra scelta rischia di trasformarsi in un pretesto per impedire la pace, alimentare il conflitto e colpire così soprattutto quella popolazione di Gaza alla quale si dice di voler portare sollievo. È il tempo della serietà e della responsabilità”, avverte la presidente del Consiglio.
Parole simili anche da Matteo Salvini: “Flotilla? Tornino indietro, non si mettano a rischio e tornino indietro”.
La replica della Flotilla: “Non protezione, ma sabatoggio”
La replica della Global Sumud Flotilla arriva in serata attraverso una nota. “Il ministero degli Esteri italiano ci ha informato che la nave che sta seguendo la nostra Flotilla presto invierà una chiamata via radio, offrendo ai partecipanti ‘l’opportunità’ di abbandonare la nave e tornare a terra prima di raggiungere la cosiddetta ‘zona critica’. Permetteteci di essere assolutamente chiari: questa non è protezione. È sabotaggio. È un tentativo di demoralizzare una missione umanitaria pacifica che i governi hanno fallito nel portare a termine loro stessi, e il loro silenzio e la loro complicità ci hanno portato a questo punto. Questa è codardia vestita da diplomazia”, si legge.
“Se l’Italia veramente vuole proteggere le vite non agirebbe come complice di Israele, né metterebbe pressione ai civili per farli ritirare. Userebbe la sua flotta navale per assicurare un sicuro passaggio ai volontari pacifici verso Gaza, per sostenere la legge internazionale, e per consegnare materiale salvavita. Qualsiasi cosa in meno, è complicità”, conclude la Flotilla.
Ministro esteri Israele: “Si ascolti Meloni”
“Si ascolti il primo ministro italiano Giorgia Meloni. Gli Stati Uniti, Israele e i leader del Medio Oriente e di tutto il mondo stanno cercando di porre fine alla guerra. L’attenzione dovrebbe essere rivolta alla de-escalation, non all’orchestrazione di provocazioni, come quella della flottiglia Hamas-Sumud”, ha quindi scritto su X il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar, aggiungendo che “Non è troppo tardi: ribadiamo l’appello del governo israeliano, del governo italiano e del Vaticano affinché trasferiscano pacificamente tutti gli aiuti attraverso il porto di Cipro, il porto turistico di Ashkelon o qualsiasi altro porto della regione verso Gaza”.
L’appello di Crosetto
“Il piano Usa per la Palestina potrebbe finalmente portare tregua, pace, aiuti e poi consentire la ricostruzione di una terra dove il popolo palestinese possa vivere in libertà, convivendo con Israele. Se il piano verrà accettato da entrambe le parti si potranno creare anche le condizioni immediate utili a far sì che ogni aiuto umanitario possa raggiungere la popolazione civile di Gaza e chi ha bisogno”. Così in una nota il ministro della Difesa Guido Crosetto. “In questi mesi molti beni e molti medicinali sono arrivati anche grazie alle iniziative del governo italiano e della Farnesina – sottolinea – sempre supportate e rese possibili dalla Difesa. Purtroppo, questi aiuti umanitari sono sempre troppo pochi rispetto alle drammatiche necessità che la terribile situazione in cui versa la popolazione civile palestinese richiederebbe”.
“Se prima la tregua e poi un processo di pace prendessero forma, vecchie e nuove possibili strade per lenire la sofferenza dei civili si aprirebbero. In queste ore e in questi giorni chiunque può fare in modo che la ragione e l’umanità prevalgano deve farlo, eliminando ogni possibile granello che possa inceppare l’ingranaggio complesso che si è messo in moto e che la maggioranza delle nazioni sta supportando. E questo ragionamento vale anche per le persone che formano la Global Sumud Flotilla – continua Crosetto – il cui compito dichiarato era di far giungere aiuti e richiamare l’attenzione sulle difficoltà con cui arrivavano a chi ne ha bisogno. L’obiettivo che si proponevano verrebbe, dunque, raggiunto dall’accettazione di questo accordo che, in qualche modo, può aprire la strada alla pace e agli aiuti umanitari”.
“Proprio per questo mi sento in dovere di fare loro un ultimo appello – conclude il Ministro – affinché prendano atto di ciò che sta accadendo e affinché utilizzino una delle soluzioni alternative prospettate da più parti, in primis il Patriarcato della Chiesa cattolica, negli ultimi giorni, per far arrivare gli aiuti. Se, infatti, l’accordo Internazionale in itinere fornisse una risposta ai tanti problemi da loro sollevati verrebbe meno anche la necessità di ‘entrare in contatto’ (termine che preferisco al termine ‘forzare’ che è stato impropriamente utilizzato) il blocco navale israeliano, correndo rischi non più giustificati dal fine. Se, invece, il fine reale ed ultimo fosse quello di ottenere una reazione israeliana, continueremo a lavorare perché gli avvenimenti successivi e conseguenti siano gestiti senza violenza e con i minori rischi possibili per tutti”.
Tajani al ministro israeliano: “No a uso violenza se italiani a bordo saranno fermati”
”Prima di salire sul palco ho parlato con il ministro degli Esteri israeliano per chiedere di non usare violenza qualora dovessero fermare gli italiani a bordo della Flotilla, perché non sono lì con intenti di guerra ma bisogna assolutamente evitare che ci siano problemi”, la rassicurazione del ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani, parlando del caso Flotilla a Lamezia Terme.