
Investire sulla prevenzione
Farmaci anti-obesità: il ministero al lavoro per estenderli anche a chi non ha il diabete
Il sottosegretario Gemmato spiega c'è un dialogo in corso con la comunità scientifica, l'industria e l'Iss nell'ottica di intervenire prima che la malattia si presenti, a vantaggio delle persone e per la spesa sanitaria
I farmaci anti-diabete, efficaci anche per il contrasto dell’obesità, potrebbero essere riconosciuti dal servizio sanitario nazionale anche per questa funzione secondaria. A spiegarlo è stato il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, riferendo di interlocuzioni in corso tra il ministero, la comunità scientifica e l’Istituto superiore della sanità.
Il ministero al lavoro per estendere i farmaci anti obesità anche a chi non ha il diabete
«Stiamo assumendo una consapevolezza, ovvero che oggi i Glp-1 sono farmaci che agiscono in maniera eccellente a detta di tutti, dalla comunità scientifica all’Aifa, ma vengono dispensati dal Ssn soltanto quando il paziente ha il diabete», ha detto Gemmato, parlando con l’agenzia di stampa Adnkronos, a margine di un evento al Senato.
Un impegno in nome della prevenzione
«Il tema – ha sottolineato – è che dalla parte della comunità scientifica ci arriva un alert, condivisibile: potremmo somministrare questi farmaci anche ai pazienti obesi, che hanno la condizione maggiore di rischio di sviluppare il diabete, prima che la malattia diventi conclamata e costi di più per le casse dello Stato. Su questo si sta sviluppando un ragionamento perché è noto che sono farmaci costosi. Stiamo partendo con un dialogo con l’Istituto superiore di sanità per immaginare un percorso di questo tipo e rendere sostenibile la somministrazione, anche per i pazienti non diabetici, ma obesi».
Il dialogo in corso per superare il problema della sostenibilità economica
«I nostri ragionamenti – ha aggiunto il sottosegretario – partano anche dall’impatto economico che potrebbe generarsi e di sostenibilità del sistema. Il problema però sarà affrontare il percorso in modo puntuale: la soluzione si troverà con la comunità scientifica, l’industria e il ministero della Salute».