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“Cancel culture”, la follia della sinistra contro la storia. Bravo Trump a ripristinare la statua del generale Pike

L'analisi

“Cancel culture”, la follia della sinistra contro la storia. Bravo Trump a ripristinare la statua del generale Pike

Cultura - di Riccardo Pedrizzi * - 2 Settembre 2025 alle 09:22

Donal Trump ha emesso due ordini esecutivi con i quali verrà reinstallata vicino a Capitol Hill, a Washington, la statua del generale confederato Albert Pike. «Il monumento sarà ripristinato entro ottobre 2025, nel rispetto delle norme federali sulla conservazione storica e in linea con gli ordini esecutivi per la tutela del patrimonio e la presentazione completa della storia americana».

L’opera commemorativa del generale confederato, era stata abbattuta nel 2020, per cui restituire il monumento al suo posto originario, significa riaffermare il principio che sradicare il passato equivale a impoverire la memoria collettiva ed, oltretutto, assicurare il pluralismo culturale.

Da sempre questo tipo di epurazione culturale si era verificata nel corso della storia. Basterebbe ricordare che a Roma Augusto fece bruciare l’opera di Tito Labieno; Domiziano distrusse l’opera di un certo Ermogene che fece mettere anche morte. All’inizio del IV secolo, l’impero divenuto cristiano bruciò le opere ritenute eretiche: Concili e leggi dello Stato ne imposero la distruzione. Alla metà del XVI secolo, il napoletano Mario Galeota fu perseguitato dall’Inquisizione cattolica e privato dei suoi libri. E’ molto noto poi il rogo da parte dei nazisti a Berlino nel maggio del 1933 di tutti i libri non ritenuti compatibili con le nuove teorie razziste.

Negli ultimi tempi il disprezzo per il passato ha assunto la forma della cosiddetta “cancel culture” e si esprime nella volontà di applicare i criteri di valore e di giudizio del presente anche alla cultura ed agli avvenimenti del passato. E dunque si cancella Omero, accusato di essere un suprematista bianco; Ovidio, il cui capolavoro “La Metamorfosi” promuoverebbe violenze e stupri; persino Biancaneve viene cancellata, perché il principe azzurro estorce un bacio non consensuale a una fanciulla dormiente e inconsapevole.

Siamo praticamente all’inverno della cultura.

Già nel marzo scorso con un ordine esecutivo Donald Trump aveva dato al vicepresidente JD Vance l’incarico di “eliminare l’ideologia impropria, divisiva o antiamericana” dai musei e dallo zoo nazionale di Washington ed incaricava il segretario dell’Interno, Doug Burgum, di ripristinare statue e memoriali che erano stati “impropriamente rimossi o cambiati negli ultimi cinque anni per portare avanti una falsa inversione della storia”, epurandola. Precedentemente si era mosso in questa direzione anche il governatore Bon DeSantis in Florida.

L’ordine esecutivo sulla Smithsonian Institution si intitola, appunto, “Ripristinare la verità e il buonsenso nella Storia americana”, in esso si invita il Congresso a non finanziare mostre e programmi che “dividono gli americani sulla base della razza” e ad impegnarsi “a celebrare le conquiste delle donne… e non a riconoscere gli uomini come donne”.

Questa furia iconoclastica di cancellazione della cultura e della storia occidentale si stava diffondendo in ogni settore.

Facciamo solo qualche esempio: 1) il gioco degli scacchi andrebbe eliminato perché sarebbe razzista in quanto il bianco muove per primo, lo ha chiesto Radio ABC di Sydney; 2) Oreal, la nota casa di cosmetici, ha eliminato dalla propria pubblicità la parola “sbiancante” perché sarebbe una funzione ed un’attività razzista, così come tutti i prodotti con il nome “bianco” sono stati ritirati; 3) Una nota marca di cioccolatini, la Dubler svizzera, ha eliminato dai propri supermercati i “Mignos”, perché quei prodotti, pur essendo buonissimi e molto richiesti, si chiamano “testa di moro” (i cosiddetti moretti). Hanno esultato i promotori di una petizione “contro i dolci razzisti”; 4) A Baltimora i manifestanti hanno festeggiato il 4 luglio gettando a mare la statua di Cristoforo Colombo. Il sindaco Bernard Yack Young ha detto che “l’abbattimento della statua di Colombo fa parte di un processo di riesame sul significato di questi monumenti che sta avvenendo a livello nazionale e globale”. In pratica ha giustificato l’atto vandalico; 5) Si vuole cambiare anche il nome della Colombia; 6) Le porte del Campidoglio di Washington decorate con i momenti della scoperta colombiana dovrebbero essere sostituite; 7) Chicago, la metropoli statunitense, decise che le tre statue dell’esploratore Colombo che ha scoperto l’America, verranno abbattute. Stessa fine per il monumento dedicato a Italo Balbo; 8) Mars, società statunitense toglierà il logo di riconoscimento dei suoi prodotti, che è un maggiordomo di colore; 9) Anche Uniliver ha eliminato la crema schiarante “Fair & Lovely” perché Fair significa tra l’altro “chiaro”. La multinazionale anglo olandese si impegnerà “ad esaltare tutte le tonalità della pelle”; 10) A San Francisco il monumento di San Junipero Serra, il “padre degli indios”è stato divelto con delle funi, a Palma di Maiorca è stato deturpato con una scritta rossa “Razzista”; 11) Il re del Belgio, Filippo, ha chiesto scusa al Presidente della repubblica democratica del Congo per il passato coloniale del suo Paese; 12) In Inghilterra, a Londra, la statua di Churchill è stata sfregiata perché “Era un razzista”; 13) Persino la “torta di mele è razzista”, perché secondo il “Guardian” affonda le sue radici nel colonialismo. La mela sarebbe stata coltivazione-simbolo dei colonizzatori in America, che sterminarono gli indigeni. E poi lo zucchero sarebbe legato alla tratta degli schiavi di New Orleans; 14) In Inghilterra per la prima volta Britannia è nera. La Zecca Reale infatti ha coniato una moneta commemorativa sulla quale la mitica Britannia, la personificazione della Gran Bretagna, è rappresentata da una donna nera con l’elmo sulla testa. L’obiettivo è quello di offrire “una visione nuova, contemporaneamente di Britannia, che rifletta la diversità della Gran Bretagna odierna”; 15) Un’autrice bianca non può tradurre i versi di Amanda Gorman, una poetessa nera. Tante sono state le critiche e gli attacchi; 16)   La Disney mette il bollino “razzista” sui grandi classici, perché in “Dumbo”, i corvi con l’accento grottesco richiamano gli stereotipi schiavisti; in “Peter Pan”, i “pellerossa” nel film del 1953 sono caricature dei nativi americani; nel “Libro della giungla”, la voce di Re Luigi ricorda quelle delle “balckface” di vecchi film; in “Via con vento”, perché “nega gli orrori dello schiavismo”.

Per l’Italia faremo un discorso a parte perché gli esempi non si contano e ci sarà da ridere veramente.

La verità è che, oggi, chi abbatte i monumenti e le icone, chi vuole riscrivere il passato, non solo forse non conosce la storia, ma certamente non l’ama. Ma purtroppo, chi non sa da dove viene, non potrà sapere nemmeno dove andrà a parare e quale sarà il proprio destino.

*senatore di An

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