
Il senso etico del costruire
Buttafuoco infiamma la Biennale Architettura: “L’uomo abita poeticamente”
Presentazione ufficiale di AquaPraça, il progetto speciale del Padiglione Italia per la Cop30, attualmente ormeggiato all'Arsenale di Venezia
Il presidente della Biennale di Venezia riflette sul ruolo dell’architettura come atto poetico e comunitario nel tempo della crisi climatica.”Costruire significa rischiarare la luce”. Con questa immagine potente e visionaria Pietrangelo Buttafuoco ha aperto venerdì il suo intervento alla presentazione ufficiale di AquaPraca, il progetto speciale del Padiglione Italia per la Cop30, attualmente ormeggiato all’Arsenale di Venezia come parte integrante della 19esima Mostra Internazionale di Architettura, curata da Carlo Ratti.
Nel corso dell’evento, svoltosi in un contesto internazionale e interdisciplinare, Buttafuoco ha tenuto un discorso denso di riferimenti culturali, filosofici e civili, che ha tracciato una cornice ideale all’interno della quale AquaPraça assume il significato di architettura pensante, spazio vivo di dialogo tra ambiente, tecnologia e comunità. “Abbiamo intrapreso un percorso che ci ha portato alla realizzazione della Mostra di Architettura firmata da Carlo Ratti, attraverso il dialogo, il colloquio, il confronto – ha detto Buttafuoco -. E grazie alla presenza stessa di Ratti in quell’officina, in quell’opera aperta che è la Fondazione Biennale”. AquaPraça – concepita da CRA – Carlo Ratti Associati e dallo studio americano Höweler + Yoon – è una piazza culturale galleggiante, pensata per adattarsi all’innalzamento del livello del mare grazie all’uso di tecnologie reattive e principi di intelligenza naturale. È uno spazio simbolico e pratico che incarna l’urgenza climatica in chiave progettuale, poetica e comunitaria”.
“Costruire significa rischiarare la luce”
Per Buttafuoco, l’intero progetto è il risultato di una “dottrina di consapevolezza”, che nasce dall’incontro tra le discipline, dal confronto tra competenze, ma anche – e soprattutto – dalla capacità umana di pensare e abitare poeticamente. “È giusto, ovvio e bellissimo – ha proseguito Buttafuoco – che compaia il logo del Ministero degli Affari Esteri e del ministero dell’Ambiente, insieme a quello di tutti coloro che partecipano, con consapevolezza, a ciò che l’ingegno umano mette insieme: specializzazioni, competenze e, lasciatemi dire, anche entusiasmi”.
Buttafuoco: L’uomo abita poeticamente
L’entusiasmo, parola-chiave del suo intervento, riportato da Adnkronos da Paolo Martini- diventa per Buttafuoco ciò che congiunge ingegneria e filosofia, progettazione e visione, richiamando la lezione di Friedrich Hölderlin e Martin Heidegger: “L’uomo abita poeticamente”, ha ricordato, citando il pensatore tedesco, per affermare che costruire non è solo un atto tecnico, ma un gesto che illumina il senso dell’abitare e lo apre a una dimensione collettiva, sociale, etica.
La dimensione etica dell’abitare
In un passaggio centrale del suo intervento, Buttafuoco ha anche evocato il Teatro del Mondo dell’architetto Aldo Rossi, presentato alla Biennale nel 1979, come immagine madre di AquaPraça, legando idealmente le due architetture galleggianti: “Il Teatro del Mondo raccontava lo stare insieme di tutti, la comunità pensante. Mi piace immaginare che oggi, attraverso l’asola del teatro, trovi il suo bottone in AquaPraça: una piazza che è anche progetto, visione, esercizio virtuoso e luogo poetico.” AquaPraça, dopo la sua permanenza alla Biennale, compirà un viaggio fino a Belém, in Brasile, dove sarà il cuore del Padiglione Italia alla Cop30 (novembre 2025). Alla fine della Conferenza, sarà donata al governo brasiliano, trasformandosi in uno spazio comunitario permanente per il dialogo sul clima.
In chiusura, Buttafuoco ha voluto riconoscere il lavoro del curatore Carlo Ratti, definendolo “un vero poeta nel costruire, nell’immaginare e nel pensare” e ha indicato in AquaPraça un esempio concreto di come l’architettura possa diventare linguaggio collettivo. “È bellissimo immaginare che questo viaggio, che parte da un’agorà, da una piazza, possa spingersi lontano, verso un orizzonte che confermi la nostra follia di entusiasmo. Perché l’entusiasmo è proprio questo: uscire dallo scaffale, liberarsi dalla scarsità, per essere, tutti insieme, poeti”.