
A Rete 4
Bignami spiega bene dove sta l’odio politico: “Porto in fronte una cicatrice per una bastonata dei compagni” (video)
L’odio politico spiegato bene, in due battute: ci ha pensato Galeazzo Bignami su Rete 4 nella trasmissione di Paolo Del Debbio, parlando del ciuffo che copre una cicatrice provocata da una bastonata dei compagni.
A 4 di sera, l’esponente di Fratelli d’Italia ha ricordato agli interlocutori del salotto tv, che certi teoremi comportano delle conseguenze gravissime. «Su La Stampa – ha detto Bignami – c’era una articolo di una delle voci più importanti della sinistra italiana che scrive: il linguaggio utilizzato rivela la natura, la cultura, il modo di essere fascista di questa destra che ci governa»:
“Ci accusano di essere fascisti, allora lo sono 13 milioni d’italiani”
«Se qualcuno accusa noi di essere fascisti e si autoproclama partigiano dicendo che l’Italia va liberata – prosegue il presidente dei deputati di Fratelli d’Italia – penso che qualcuno potrebbe ritenere di imbracciare i fucili. Carlo Levi diceva che le parole sono pietre. Questo significa di dare del fascista a chi non la pensa come loro, significa dare del fascista a 7 milioni di italiani che hanno votato Fratelli d’Italia e a 13 milioni d’italiani che hanno votato il centrodestra e che democraticamente oggi governa. Questo per noi è irricevibile».
Il capogruppo di FdI replica anche all’esponente dem Anna Ascani e all’ex corrispondente Rai, Antonio Caprarica, nato giornalisticamente all’Unità.
#Bignami , #FdI silenzia lo studio
“Porto i capelli sulla fronte perchè durante una raccolta firma mi aprirono la fronte a bastonate e porto ancora le cicatrici. Individuati i responsabili nessuno è andato in galera. Poi spararono a mio padre. Se Meloni dice attenti, credeteci.” pic.twitter.com/0MQnkg2CwH— TELADOIOLANIUS (@TELADOIOLANIUS) September 15, 2025
Bignami: “Ho il ciuffo per coprire la cicatrice”
«Berlusconi mi sgridava sempre perché tenevo i capelli sulla fronte. E sapete perché? Perché quando feci un pericolosissimo banchetto per i comitati della costituente, mi riempirono di botte con un bastone. Pericolosissimi banchetti, 14 febbraio 1998. Nessuno è mai stato punito. Perché dico questo? La violenza non suona il campanello. Io prima raccontavo la vicenda di mio padre, ma la pistola che sparò a mio padre fu la medesima che usarono per uccidere un brigadiere ad Argelato e che venne usata dalle Brigate rosse. Lo dico perché se il presidente del Consiglio lancia l’allarme, evidentemente ha più elementi di noi e invito quindi a stare attenti».