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Francia dumping Bayrou

Rosiconi d’Oltralpe

Bayrou urla al dumping, ma i milionari francesi fuggono a Milano lasciando Macron con il cerino in mano

Nel 2025 l’Italia accoglierà 3.600 nuovi ricchi, mentre dalla Francia ne fuggiranno 800. A Milano arrivano Hamilton e i banchieri di Ginevra, mentre a Parigi tutto crolla

Esteri - di Alice Carrazza - 1 Settembre 2025 alle 19:14

François Bayrou, già sindaco a vita dei suoi pensieri e ora anche primo ministro a tempo determinato, ha deciso di trascorrere gli ultimi giorni prima del voto di fiducia dell’8 settembre sparando a salve contro l’Italia. Motivo del contendere? Quello ufficiale: il dumping. Quello reale: i ricchi in fuga.

L’attacco maldestro di Bayrou

In un attacco d’invidia ammantato del pannicello caldo della dottrina economica, Bayrou è apparso su ben quattro emittenti televisive francesi per puntare il dito contro Roma, rea — a suo dire — di praticare un «dumping fiscale» che sottrarrebbe alla Francia i suoi (ex) contribuenti più abbienti. «Le persone se ne vanno perché ormai c’è una sorta di nomadismo fiscale», ha sbottato Bayrou, visto il peso della cifra che ha snocciolato poco prima: «537 milionari con oltre 100 milioni di euro» che Parigi non riesce a trattenere.

Ecco, mentre il premier francese si affanna a giustificare il suo niet alla tassa Zucman — l’imposta minima del 2% sul patrimonio dei più ricchi — cita l’Italia. Come capro espiatorio. Una strategia già vista: quando il termometro politico sale, l’élite de France preferisce attaccare il vicino oltre confine.

Una rosicata macroniana

Ma c’è un piccolo problema: i numeri. E quei numeri, l’Eliseo e Matignon li conoscono bene. Li pubblicano per altro anche Le Figaro e Les Echos.  

Dal 2017 a oggi, 1.200 milionari hanno scelto l’Italia. L’Henley Private Wealth Migration Report stima che nel 2025 ne arriveranno altri 3.600, mentre dalla Francia — secondo la stessa fonte — ne scapperanno 800. La flat tax per i redditi prodotti all’estero, raddoppiata dall’esecutivo Meloni nel 2024, è il nuovo benvenuto a coloro che vogliono rilanciare il proprio business dall’Italia. Paghi 200mila euro e vivi dove il cibo è eccellente, il sole non è un’utopia, il governo non crolla ogni 6 mesi.

Parigi copia con la puzza sotto il naso

C’è di più. La Francia, rosica in pubblico, ma in privato, zitta zitta, copia e incolla. Prendete la scuola: secondo Le Figaro, il 94,2% dei francesi è favorevole a estendere il divieto dei cellulari anche alle superiori. Guarda caso, una misura già firmata dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, presto operativa. Eppure, non sia mai che a Parigi si dica “abbiamo preso esempio da Roma“. Meglio far finta di nulla.

E ancora: i francesi, che per anni ci hanno fatto la morale sull’immigrazione e sull’”accoglienza”, ora stringono la cinghia e il ministro degli Interni Bruno Retailleau viene a stringere accordi nella Città eterna.

L’esodo che non si spiegano

C’è da capirli, a Parigi. Non dev’essere semplice, dopo anni passati a guardare il Belpaese dall’alto in basso, scoprire che Milano è ormai la nuova capitale finanziaria del Sud Europa. Tra i protagonisti dell’esodo verso il capoluogo lombardo compaiono nomi di peso nella finanza e nello spettacolo: Bertrand Demole e Renaud de Planta, veterani della banca svizzera, Richard Gnodde di Goldman Sachs, Bart Becht, già Ceo di Reckitt Benckiser, Elio Leoni-Sceti, ex numero uno di Emi Music, il magnate brasiliano Fersen Lambranho e persino Lewis Hamilton, che ha scelto di acquistare anche una villa all’ombra della Madonnina.

Il guaio di Bayrou è che fa politica come un parroco di provincia: predica bene, razzola male, e quando i fedeli se ne vanno, incolpa il diavolo. Solo che, in questo caso, il diavolo non è l’Italia. È la miopia di una classe dirigente che, di fronte al crollo del consenso, preferisce inventarsi un nemico esterno piuttosto che guardarsi allo specchio.

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di Alice Carrazza - 1 Settembre 2025