
Il femminicidio del 2024
Uccise Sharon Verzeni, arriva la perizia su Moussa Sangare: “Perfettamente capace di intendere e volere”
Secondo i periti ha un disturbo narcisistico e antisociale e non prova alcun rimorso. L'omicida ha ritrattato la confessione. La ragazza fu scelta a caso
E’ stata depositata la perizia psichiatrica su Moussa Sangare, imputato per l’omicidio di Sharon Verzeni, uccisa a coltellate la notte tra il 29 e 30 luglio del 2024 a Terno d’Isola, in provincia di Bergamo. L’uomo non risulta affetto da alcun vizio di mente e quindi sarebbe stato perfettamente in grado di intendere e volere. Lo afferma la psichiatra Giuseppina Paulillo a cui la Corte d’Assise lo scorso 1 aprile ha affidato l’incarico medico peritale. Sangare, 30 anni, residente a Suisio, in provincia di Bergamo, soffre di un disturbo di personalità di tipo narcisistico e antisociale, ma ciò non influirebbe sulla sua lucidità evidenziando anche “assenza di rimorsi ed empatia”. Le conclusioni della perizia saranno discusse in udienza il prossimo 22 settembre alla presenza delle parti. L’imputato, che aveva confessato il delitto, ha ritrattato sostenendo di non essere stato lui ad ammazzare la donna.
Moussa Sangare non sente il rimorso
Del ragazzo, viene messa in evidenza l’assenza di pentimento, anche solo di dispiacere, e di empatia. Il Sangare che risponde agli psichiatri è focalizzato su se stesso, distaccato, indifferente verso chiunque, che sia la 33enne uccisa o la madre scampata a un grave ictus. La sua vita prima del fermo è caratterizzata dalla poca voglia di studiare e di lavorare, e allo stesso tempo dalla ricerca di esperienze adrenaliniche, senza pensare alle conseguenze.
Non sarebbe stato ravvisato nessun distacco dalla realtà, nessuna patologia o forma di disturbo. La sua sarebbe una mente lucida e vigile, anche nelle relazioni sociali.
L’omicidio Verzeni
Moussa Sangare è accusato di aver inferto, per futili motivi, cinque coltellate a Sharon Verzeni, di aver agito con premeditazione, di aver profittato di circostanza, tempo, luogo e privata difesa. Il caso ha scosso l’opinione pubblica la scorsa estate: non si trovava movente, non si trovava l’arma del delitto, era complesso comprendere l’accaduto. I due non si conoscevano. . Sharon stava camminando da sola, di notte, aveva le cuffiette con cui ascoltava la musica. Secondo la ricostruzione fatta a partire dalla confessione dell’uomo, incrociando lo sguardo di Sharon, lui le disse prima di accoltellarla: «Mi dispiace per quello che sta per succedere». Lei ebbe solo la forza di chiamare il 118 dicendo: «Mi ha accoltellata». Il suo aspetto narcisistico si configurerebbe in un senso di grandiosità e in una totale assenza di empatia.
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