
Sfregio in vista
“Sarebbe una Gioconda 2.0”: Capodistria Tv annuncia l’imminente “restituzione” della pala del Carpaccio alla Slovenia. Ma Menia non ci sta
L'Italia, la Slovenia e il capolavoro conteso: il caso Carpaccio riapre vecchie ferite. Il senatore Menia torna dunque in prima linea e si oppone alla cessione della pala, sostenendo che la legge italiana ed europea vieta l’uscita definitiva di opere d’arte. E che l'opera è sottoposta a tutela della Soprintendenza. Secondo lui, il trasferimento avverrebbe tramite un escamotage, attribuendo la proprietà ai francescani per riportarla nella chiesa di San Francesco a Pirano...
Corsi e ricorsi storici intrecciano i sentieri dell’arte e della politica, e intersecano nei più profondi meandri una ferita mai rimarginata: l’Italia potrebbe restituire alla Slovenia la pala rinascimentale di Vittore Carpaccio “Madonna col Bambino e i Santi”, attualmente conservata a Padova. Quanto meno, è ciò che rilancia la Tv Capodistria, secondo cui il trasferimento del capolavoro “conteso” avrebbe già una data in calendario: quella fissata tra il 10 e l’11 settembre prossimi, proprio in occasione della visita del Presidente Mattarella.
La pala di Carpaccio contesa dalla Slovenia all’Italia: Menia ripercorre e denuncia la vicenda
L’opera, originaria di una chiesa istriana, era stata portata in Italia durante la Seconda guerra mondiale per proteggerla. Di più: e lo spiega il senatore di Fratelli d’Italia, Roberto Menia: «La pala è rivendicata dagli sloveni da oltre vent’anni, assieme ad altri capolavori di Giovan Battista Tiepolo, Paolo Veneziano, Alvise Vivarini, tutti provenienti da chiese istriane: furono spostati nel 1940 a Roma per metterli al riparo dalla guerra. Si trattava, come evidente, di spostamento più che legittimo di patrimonio artistico nazionale all’interno del territorio nazionale, che avremmo il dovere di tutelare anche oggi».
L’annuncio di Capodistria con tanto di data per la presunta “restituzione”
E invece, prosegue Menia, «l’altra sera Tv Capodistria (un tempo la Tv della Jugoslavia comunista, oggi obbediente emittente della Slovenia) ha annunciato un’ultima ora: l’Italia “restituirà” alla Slovenia la pala rinascimentale di Vittor Carpaccio (nato a Venezia a metà nel 1465 e morto a Capodistria, repubblica di Venezia, nel 1525) della Madonna col Bambino e i Santi, conservata fino ad oggi a Padova e proveniente dalla chiesa di San Francesco di Pirano. E come mai ciò avviene? Il 10 e l’11 settembre prossimi il presidente della Repubblica Mattarella si recherà in visita in Slovenia, e questo di fatto sarà il grazioso omaggio italiano ai vicini del Monte Tricorno», sottolinea ironicamente il senatore di FdI.
Il pregresso: storia, atti parlamentari e rivendicazioni (?)
Eppure, ribadisce con forza Menia attraverso una missiva, scritta col cuore, in cui chiede alle nostre istituzioni di effettuare il massimo sforzo per tenere entro i nostri confini un qualcosa che gli italiani hanno sempre sentito visceralmente come proprio. Tanto che in un suo post sui social, in cui ricostruisce la vicenda fin dagli albori, arrivando all’oggi, «ritrovo – rivela – tra i miei atti parlamentari una preziosa risposta che mi dette il sottosegretario agli Esteri Mantica, in cui veniva evidenziato come il Ministero degli Affari Esteri escludeva che da parte slovena potessero essere avanzate pretese o rivendicazioni a riguardo».
Pala di Carpaccio contesa: Menia ricostruisce il pregresso e lancia l’allarme
Non solo. Perché il parlamentare triestino, poi, si appella alla legge nazionale, che recepisce quella europea, per cui è vietata l’esportazione e l’uscita definitiva delle opere d’arte dal territorio nazionale, consentendo solo esportazioni temporanee per un massimo di quattro anni. «Vale o no ancora – si chiede opportunamente Menia a questo punto – questa norma? Se “sì” vale per tutti. E la pala rinascimentale non può essere data alla Slovenia». A suo parere, tra l’altro, si tratterebbe di un “bene soggetto a tutela dalla Sopraintendenza”, che dunque deve dare l’approvazione per l’espatrio.
L’escamotage controverso in atto
Ragione per cui il senatore di FdI, rivolgendosi direttamente a chi dovere affinché si attivi subito l’iter necessario per fermare un ipotetico trasferimento. Una “consegna che, come sottolinea oggi Il Tempo riprendendo le parole del parlamentare italiano in un esaustivo servizio sulla controversa vicenda, «secondo la sua particolare ricostruzione, sarebbe in procinto di essere realizzato, mediante un escamotage per cui il dipinto, apparterebbe all’ordine francescano, e dunque dovrebbe tornare nella Chiesa di San Francesco a Pirano».
La questione riapre una ferita mai rimarginata
La questione, che come detto riapre una ferita che non smette di sanguinare, va avanti da oltre vent’anni. Con la Slovenia tornata alla carica sulla missione “restituzione” in questo momento. E tutto dopo che vari governi italiani hanno sempre considerato il dipinto parte del patrimonio nazionale. Il senatore Menia torna dunque in prima linea, riaprendo un dibattito politico e culturale che non esaurirà in breve e tanto facilmente… Tanto che, lo stesso Menia, tra ironia e dissenso, pervicacia e convinzione, rilancia: Sarebbe «una Gioconda 2.0». E tra le righe della polemica denuncia il serio rischio di un ulteriore “sfregio” alla memoria degli esuli istriani.