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Quoque tu Conte, parli di telemarketing? L’annuncite del “vot’Antonio” della politica italiana

Il grande imbonitore

Quoque tu Conte, parli di telemarketing? L’annuncite del “vot’Antonio” della politica italiana

Il leader pentastellato è il campione inarrivabile degli annunci, delle promesse disattese e delle trovate a effetto: già dimenticata la conferenza stampa con banchetto davanti Palazzo Chigi?

Politica - di Renato Sandri - 28 Agosto 2025 alle 16:48

In fondo Don Peppino Conte, l’avvocato del popolo, è un Achille Lauro venuto male. Eppure, il Comandante dovrebbe essere riabilitato dall’immagine ricorrente di chi consegnava una scarpa prima le elezioni e un’altra dopo. Fu un ottimo sindaco di Napoli, un grande armatore, il presidente della squadra. Di Conte, invece, rimane l’impressione di una sorta di Wanna Marchi che tenta di far passare per buone le ricette per perdere peso. O il “vot’Antonio” epico di Totò. E se parliamo di telemarketing (l’accusa che il leader dei Cinquestelle ha rivolto a Giorgia Meloni) il suo esempio è quasi inarrivabili. Un concentrato di promesse non mantenute, di annunci, di peronismo sbiadito che non ha eguali.

Le promesse dell’avvocato del popolo: “Abolita la povertà”

Giuseppe Conte ha governato l’Italia per quasi tre anni. Prima con la Lega e contro il Pd e Renzi e poi con il Pd e Renzi contro la Lega. Di quel periodo rimarranno tante gesta epiche: la balconata di Luigi Di Maio da Palazzo Chigi per annunciare, con il reddito di cittadinanza, “l’abolizione della povertà”. Una cosa di per sé bellissima e soprannaturale. Che non è riuscita nemmeno al socialismo reale.

La sua chicca insuperabile: il Superbonus

La sua chicca comunicativa rimane, però, la famosa conferenza stampa con banchetto davanti a Palazzo Chigi, dopo le dimissioni, senza dimenticare naturalmente i “messaggi alla nazione” quotidiani durante l’emergenza Covid. Dal punto di vista dei provvedimenti, invece, il Superbonus resta insuperato. Estratto dal cilindro come rimedio contro la devastante crisi della pandemia. Rispolverando Keynes e l’aumento del debito pubblico con il principio di dire: “Metto questi soldi che saranno restituiti dal fiscal drag”. Ma la misura avrebbe potuto essere intelligente se avesse privilegiato le case popolari, gli immobili dei centri storici cadenti, quelli non ancora a norma. Invece ha agevolato i ricchi, lasciando un buco di almeno 160 miliardi nel deficit.

I love Portofino (Capri, Trastevere, etc…)

Cosa è accaduto con il Superbonus? Che lo Stato ha dato il 110% a chi ristrutturava un immobile con un efficientamento energetico. Senza discriminare. Chi non aderirebbe a una misura che non solo garantisse la copertura totale dei costi, ma addirittura un surplus del 10%? E cosi c’è stata gente che, con una villa a Portofino o a Capri o un palazzo a Trastevere, roba magari da 20-30mila euro al metro quadro, si è ristrutturata l’immobile. Che se prima valeva 5 milioni oggi ne vale 10. A spese nostre ovviamente.

A chi il terzo mandato? A noi

Don Peppino Conte voleva superare sé stesso. Non gli bastava il Superbonus. Doveva stravolgere la genetica del Movimento, quella radice che Beppe Grillo aveva posto come tertium non datur dei Cinquestelle: il divieto di svolgere il terzo mandato a tutti i livelli. Una cosa che l’avvocato del popolo aveva rinnovato anche durante la campagna elettorale delle politiche del 2022. Ma non poteva non cedere ai diktat dei vari Roberto Fico, Paola Taverna, e compagnia cantando. Così, ha rotto con Grillo, ha cambiato lo statuto e ha rimosso l’ostacolo. Altro annuncio sbagliato. Altra promessa non mantenuta.

Ci vorrebbe Otto Kernberg per capire Peppino

Sophia Loren direbbe di lui che è “nu bello guaglione“. Ma per capirlo ci vorrebbe Otto Kernberg, il padre delle descrizioni della personalità. Istrionico, ma anche narciso, convinto di una superiorità morale inscalfibile. La pagliuzza negli occhi dei Cinquestelle è insignificante, le travi degli avversari sono le colonne del Pantheon.

La Via della Set(t)a

Se poi guardassimo alla politica estera in cui comandava “Lui”, ci sarebbe da far mettere la mani nei capelli anche al tenente Kojak. Prima firma la Via della Seta con Xi Jinping, spostando l’asse verso la Cina e il Pacifico, poi si rimangia tutto ritornando in Atlantico da Trump, che lo chiama “l’amico Giuseppi”. Anche qui, volsi così colà come si puote.

La guerra a De Luca, l’accordo con De Luca

Per anni Conte ha fatto la guerra a Vincenzo De Luca. Oggi fa l’accordo con De Luca, dandogli in subappalto la Regione Campania. Un’altra delle sue perle.

L’avvocato del diavolo

La nemesi di Conte e dei Cinquestelle rimanda a un Movimento di battaglia, popolare e nazionalpopolare, che è diventato partito di potere. L’avvocato del popolo, salito a Palazzo Chigi con la intenzioni di rivoltare l’Italia come un calzino, è diventato un doroteo. Che macina grano senza farne uscire farina. Che è l’irraggiungibile demagogo di una rivoluzione annaspata nel nulla. Una pastasciutta sapida che ancora ci sovrasta.

 

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di Renato Sandri - 28 Agosto 2025