
Condannati alle spese legali
Promosso con nove, i genitori fanno ricorso al Tar: “Meriatava dieci”, la squallida storia di una competitività esasperata
Il giudice amministrativo dà una bella lezione alla coppia. Rivolgersi a un tribunale per un voto delegittima l'autorevolezza scolastica e crea solo danni
Ci sono storie che sanno di squallore. Miserie umane che Pasolini o Galimberti avrebbero commentato con maggiore sagacia. Ci sono storie che dovrebbero essere fiabe ma somigliano a racconti del terrore. E purtroppo sono vere. Una di queste arriva dalla Sicilia, terra nobile e coltissima. A Canicattì due genitori hanno fatto ricorso al Tar perché il figlio era stato promosso con 9 agli esami di terza media. Volevano il 10. E il tribunale amministrativo li ha bocciati, dando loro anche una bella lezione morale.
La decisione del Tar
I giudici hanno respinto il ricorso ricordando che, “la valutazione scolastica non può essere modificata in via amministrativa salvo nei casi in cui vi siano vizi evidenti o violazioni dei diritti dello studente”, condannando i genitori al pagamento di mille euro per le spese di lite.
La parodia di Prezzolini
Giuseppe Prezzolini anticipò negli anni settanta la parodia dell’esasperazione del voto. “Se fossi uno studente preferirei sempre avere nove, anche se fossi bravissimo: il 10 è a due cifre e si legge dopo“.
L’esasperazione del perfezionismo e della competitività porta a pensare che un giudizio scolastico, certo importante, sia una sorta di sentenza di vita. Per cui si deve prendere 100 alla licenza liceale, 10 alla terza media, come se un voto diverso non potesse nascondere un’intelligenza inespressa.
La mancanza di rispetto verso la Scuola
Adire un tribunale per un voto in meno significa non avere rispetto della Scuola. Che non è mai stata infallibile (anzi, spesso ha disconosciuto i geni) ma che ha una sua autonomia. E diventa diseducativo sminuendo nel contempo il profitto di un ragazzino. Che certamente non ha perso valore per non avere ottenuto il massimo.
L’elogio della pecora nera: da Andreotti a Hack
Tullio De Mauro, il più famoso linguista italiano, non superò al primo tentativo l’esame di licenza ginnasiale ed era carente in latino e greco. Margherita Hack, la più grande astronoma italiana, fu bocciata. Giulio Andreotti, che non ha bisogno di presentazioni, non superò gli esami di terza media.
Ma l’elenco è infinito e internazionale: Carl Gustav Jung, il più grande psicanalista insieme a Freud, fu indicato dai docenti come, “svogliato, privo di intelletto e con un incerto futuro”. Anthony Hopkins fu spedito ai corsi teatrali perché ritenuto, “autistico”.
Michel Phelps, il capolavoro involontario
Il capolavoro ineguagliabile lo raggiunse un istituto scolastico americano. C’era un bambino di sette anni che si chiamava Michael Phelps e aveva l’Adhd. Un’insegnante disse alla madre: “Provate a farlo distrarre con il nuoto”. E lui si distrasse. 24 ori olimpici. Una leggenda.
La Scuola non è infallibile
La Scuola non è perfetta. Sbaglia. E’ umano. Ma fare ricorso dinanzi a un giudice per un voto è segno di una profonda miseria interiore. Da zero in condotta.