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Federica Sciarelli Chi l’ha visto

Cercare la verità, sempre

“Oggi tutti vogliono fare il criminologo”: Federica Sciarelli demolisce gli investigatori da tastiera

La conduttrice confessa: "Mi indigno perché spero scatti negli altri qualcosa di simile. Abituarsi al male è la vera sconfitta: anche quando le cose vanno nel modo peggiore c’è spazio per rendersi utili"

Cronaca - di Alice Carrazza - 16 Agosto 2025 alle 12:03

«Prima c’erano la velina e il calciatore, oggi incontro solo gente che vuole fare il criminologo». Federica Sciarelli non ama le interviste, ma quando parla lo fa con quella franchezza scomoda che disorienta i benpensanti. Il Corriere della Sera la chiama, lei risponde dalla Sicilia, in bicicletta. «Da piccola ho fatto atletica, mi ha reso resistente». Una resistenza che non è solo fisica, ma morale. Perché da oltre vent’anni porta sulle spalle un programma, Chi l’ha visto?, che scava nel fango dei silenzi familiari, dei drammi sociali e del dolore rimosso.

Federica Sciarelli, volto e voce di ‘Chi l’ha visto?’

Sciarelli è abituata a sentirsi dire “se scompaio, non mi cercate”. E si arrabbia. «Se nessuno ti cerca vuol dire che nessuno ti vuole bene. Uno lascia un biglietto in cui scrive che non riesce a comprare i regali di Natale ai figli e si vuole andare a buttare di sotto: che fai, non lo cerchi? Io assorbo il dolore dei famigliari e lo trasformo in ostinazione».

È questa ostinazione, più che il fiuto per la notizia, a fare la differenza. La stessa che ha portato in Parlamento una legge sugli scomparsi. «Se vai a denunciare il furto di un motorino si fa subito: perché se a sparire è una persona devono farti aspettare 48 ore?».

Villa Pamphili, la favola che era un incubo

L’edizione di quest’anno è segnata dalla storia di Anastasia e Andromeda. «La madre di Anastasia, in Siberia, era convinta che lei stesse con un bell’americano che lavorava nel cinema. La ragazza si faceva foto davanti a case meravigliose, invece vivevano per strada». Una vicina, bypassando le censure russe, contatta la redazione. Chi l’ha visto? si mobilita. «Quest’uomo andava in giro ubriaco, con la bambina in evidente stato di maltrattamento, e non è stato fermato. Le segnalazioni c’erano: le forze dell’ordine avrebbero dovuto metterla in sicurezza».

Il primo schiaffo è uno di troppo

“Il capitano”, come piace chiamarla tra colleghi, parla anche di femminicidi: «Le donne subiscono, sperando che la situazione cambi. Ma, come dico, il primo schiaffo è uno schiaffo di troppo». E, senza giri di parole, dice: «Non c’è paura della pena: sanno che li aspetta il carcere, ma l’odio nei confronti delle donne è più forte. Le ragazze sono sempre più libere e intraprendenti. È come se questi uomini, incapaci di stare al passo, te la volessero far pagare».

“Attenzione, che c’è l’inferno”

La vicenda Orlandi, il caso Claps, la storia dimenticata di Cristina Golinucci. I nomi cambiano, le tragedie restano. «Non sappiamo cos’è successo, e non possiamo accusare, ma Emanuela Orlandi era una cittadina vaticana. Doveva essere il Vaticano a prendere in mano la situazione, aprendo un’inchiesta. Non è stato fatto». Per Sciarelli non c’è verità senza coscienza: «L’unica è che qualcuno decida di liberarsi. Quando guardo in camera e dico: “Attenzione, che c’è l’inferno”, è per questo».

Niente salotti: solo realtà

Per lei, Chi l’ha visto? è una cosa seria. «Noi siamo un programma sul sociale, non di cronaca. Quello che ci differenzia è che siamo asciutti: non invitiamo esperti, non si chiacchiera. Ci sono io coi parenti. E non c’è neanche il contraddittorio, a meno che qualcuno non provochi».

La storia

«Dopo una borsa di studio, in Rai l’assunzione non c’è stata. Ho ripiegato su un concorso per l’ufficio informazioni del Senato. Otto anni utili ma una noia mortale». Quando si apre la strada del praticantato, il padre — avvocato dello Stato — la osteggia. Lei gli risponde: «Sono scelte difficili, se fai così sto peggio». Il giorno dopo lui richiama: «Non ti preoccupare: se va male vieni qui e facciamo le passeggiate».

Alla politica ci arriva preparata. Fu Sciarelli a far parlare Berlusconi, quando annunciò di non voler rispondere a domande, lei gliele pose ugualmente. Il giorno dopo tutte le prime pagine riportarono la sua domanda. «Ho sempre cercato di dimostrare che una donna può essere sveglia quanto e più di un uomo».

Una trasmissione sempre accesa

Anche in ferie, la trasmissione non si ferma. «Ho voluto che non chiudesse mai del tutto. Sennò uno, che già ha la disgrazia di scomparire, se sparisce in estate è disgraziato due volte». Gli appelli contano. «Più siamo visti e più c’è la possibilità di riportare a casa la gente. I nostri telespettatori sono telecamere disseminate ovunque. C’è chi scende in pigiama se sente che, in zona, è sparito qualcuno».

“Abituarsi al male è la vera sconfitta”

Il dolore non l’ha spenta. «Incontro i parenti prima della diretta: sono a pezzi, ma riesco sempre a strappargli una risata. Perché, come dico: uno deve comunque vivere». Lo dice con semplicità, quella semplicità che ha fatto di lei un punto fermo. Ma continua ad indignarsi di fronte alle ingiustizie: «Spero scatti negli altri qualcosa di simile», confessa. «Abituarsi al male è la vera sconfitta: anche quando le cose vanno nel modo peggiore c’è spazio per rendersi utili».

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di Alice Carrazza - 16 Agosto 2025