
Uccelli del malaugurio
Nasce il partito della macumba, “Il Ponte non regge”. Evocati terremoti e apocalissi varie. Tocchiamo ferro
C'è chi fa addirittura excursus storici, dai Borbone ad oggi, per affermare che l'opera non nascerebbe sotto i migliori auspici. E chi spiega che così com'è il progetto attirerà calamità inenarrabili. Prima o poi. Facciamo gli scongiuri
Tocchiamo ferro. Il Ponte sullo Stretto parte a tutto sprint – apertura 2032- e subito nasce il partito della macumba, dei menagrami, del tanto cadrà. Il partito di chi evoca terremoti, calamità inenarrabili che la grande opera si attirerà. Prima o poi. Perché nel migliore stile delle opposizioni non basta affermare – dal Pd ad Avs, ai 5S e a gretini vari – che si tratta di uno spreco di denaro che potevano essere convogliate in altri ambiti. No, fin qui sarebbe tutto nella normalità della dialettica politica: il governo raggiunge un traguardo prestigioso e l’opposizione rosicando dice che è tutto sbagliato. Invece il partito della macumba è un un partito trasversale di menagrami che evoca in molti editoriali l’apocalisse. Il titolo del Fatto quotidiano riassume bene il mood che attraversa quelli che il ponte non funzionerà Ponte: “Salvini fa il piazzista. Ma il ponte non regge”. Su Repubblica addirittura la si prende da lontano, da quando per la prima volta –dai Borbone– l’idea di una infrastruttura che unisse la Sicilia al Continente ha accarezzato le classi politiche, con scarsa fortuna. Un partito di uccelli del malaugurio, lo diciamo con ironia.
Ferdinando II di Borbone lo pensò ma cannoneggiò Messina
Il primo fu Ferdinando II di Borbone “perché pensò sì al Ponte, ma poi per reprimere i moti del 1848 diede l’ordine di cannoneggiare Messina. E in quella contraddizione iniziale c’è la lunga vicenda dell’opera più declamata di tutti i tempi, dal Regno delle due Sicilie al Cipess”. Così Emanuele Lauria verga un lungo articolo sul quotidiano diretto da Mario Orfeo dal quale si evince che secondo lui, secondo la storia, il ponte non nasce, diciamo così, sotto i migliori auspici. Una prova? Leggendo troviamo infauste concomitanze: “È del 1870 il progetto di Carlo Pavone, un tunnel sottomarino che sarebbe dovuto costare 10 milioni di allora. Un “miracolo” che restò un sogno, frustrato dal catastrofico sisma messinese del 1908 che invitò tutti, per qualche anno, a essere più prudenti”. Ripetiamo, tocchiamo ferro.
Ponte sullo Stretto: i gufi che preconizzano il ribaltamento dei treni
Andiamo avanti: il Fatto quotidiano chiama un tecnico di prestigio, naturalmente contrario al progetto Ponte, Emanuele Codacci Pisanelli. Stando alla sua analisi, dai cavi alle rotaie, al tipo di acciaio, tutto non va. Non va la pavimentazione. Tutto è vecchio pertanto le verifiche sismiche, “che prevedono lo studio dell’inerzia dell’impalcato durante un sisma, non hanno validità finché non si stabilisce la pavimentazione che mettono nei calcoli”. Il progetto attuale non è mai stato testato, non si sa come si comporta, aggiunge affermando che cambia anche tutta l’azione del vento, che è tutta un’altra cosa rispetto al progetto di calcolo del 1992″.
Il Ponte sullo Stretto dovrebbe essere anche un ponte ferroviario. E anche qui tocca toccar ferro: “Loro dicono che da un punto di vista longitudinale non ci sono problemi, ma il problema è trasversale: quando c’è vento, e nello Stretto c’è spesso, il ponte si inclina, quindi hai una rotaia più alta dell’altra. Nelle specifiche dell’Unione internazionale delle ferrovie, il valore massimo della differenza di quota tra le rotaie può essere di 3 millimetri non 60 com’è attualmente previsto. È un numero spaventoso. Loro dicono che il vagone non si ribalta, ma non c’entra niente: mica si può andare in un treno inclinato del 4% che va dritto, perché le normative delle ferrovie lo vietano per una serie di problematiche tecniche….”.
Terremoti, treni che si ribaltano, le specie marine da proteggere. In realtà “dal punto di vista sismico i ponti sospesi sono le opere più sicure: come dimostrato dalle opere di questa tipologia in aree a sismicità anche superiori rispetto allo Stretto, come la California e il Giappone. Secondo il progetto dovrebbe resistere a terremoti di magnitudo 7.1”, leggiamo in alcuni chiarimenti. Insomma, ci sarà la valutazione della Ue e otto anni per completarlo: come si può pensare che non vadano a posto tutti i dettagli tecnici? Bisogna proprio essere “gufi”…
“Se militarmente strategico sarebbe il primo obiettivo da abbattere”
E a proposito di gufaggine leggere la nota di Greenpeace, Legambiente, Lipu e Wwf per credere, come riporta il Qn. Di fronte alla dichiarazione del governo che l’opera riveste un interesse strategico anche per motivi di sicurezza militare, sanitaria e di protezione civile, una nota delle associazioni ambientaliste rileva che: “Le motivazioni militari sono paradossali. Non fosse perché il Ponte se militarmente strategico sarebbe il primo obiettivo da abbattere”. Un che di jettatorio, no? “Che dire? Tocchiamo ferro e facciamo gli scongiuri del caso.
Tutta invidia, si rendono conto”forse” della loro incompetenza, invece di vergognarsi attaccano chi le cose le fa’, bruta gente