
Venduta dall'Arcidiocesi
Napoli islamica, tolto il crocifisso alla chiesa di Masaniello: vogliono trasformarla in moschea
Via il crocifisso della chiesa per non disturbare la preghiera islamica: l’incredibile episodio non avviene in un Paese arabo, ma a Napoli. All’ingresso della chiesa di Santa Caterina al Foro Magno è stato infatti rimosso il crocefisso simbolo di identità e devozione per gli abitanti del posto. Il motivo? Bisogna fare posto a una nuova moschea.
La chiesa partenopea, dove secondo la tradizione si sarebbe sposato addirittura Masaniello, il rivoluzionario del 1600 simbolo di Napoli, versa in stato di abbandono da diverso tempo e l’arcidiocesi ha quindi deciso di vendere l’immobile. Il nuovo proprietario pakistano ha quindi pensato di realizzare un locale adibito a centro di preghiera islamico. Sarebbe addirittura il quarto nell’arco di pochi chilometri, come segnalato dai residenti del posto.
Cantalamessa: “Inaccettabile che Manfredi e De Luca siano inerti”
«Desta allarme e profondo sconcerto la rimozione del crocefisso dell’antica chiesa di Santa Caterina al Foro Magno, a Napoli, luogo di culto e simbolo religioso identitario di questo quartiere storico, chiesa venduta ad acquirenti privati tra cui, pare, una persona di origine pakistana. Una rimozione, quella di un crocefisso a cui tutta la popolazione è profondamente legata, che è avvenuta tra la l’assenza di giustificazioni e il silenzio assordante delle istituzioni locali. Non possiamo accettare né tollerare che un luogo sacro della nostra tradizione possa trasformarsi in un centro di preghiera islamico o in una moschea, cancellando storia e patrimonio culturale. È inaccettabile che Comune e Regione, a guida Pd, rimangano in silenzio di fronte a questa situazione che tocca nel profondo l’identità dei napoletani». Così il senatore campano della Lega, Gianluca Cantalamessa.
FdI: Napoli è città accogliente ma non può diventare islamica, cancellando la memoria
«Chiediamo immediate spiegazioni ufficiali – osserva il parlamentare – trasparenza sulle reali intenzioni dei nuovi proprietari e l’intervento urgente della Soprintendenza per la tutela del bene culturale. Napoli è una città orgogliosa della sua storia e del suo spirito multiculturale, ma questo non significa cancellare le proprie radici. Difendere Santa Caterina e il suo crocefisso vuol dire difendere la nostra anima e il nostro patrimonio che le istituzioni locali, oggi colpevolmente silenziose ed assenti, hanno il dovere costituzionale e morale di tutelare».
Luigi Rispoli, vicepresidente cittadino di Fratelli d’Italia, interpellato da Libero, ha definito «un atto grave» l’asportazione del crocifisso, sottolineando che si è trattato di un gesto «compiuto nel silenzio e senza alcun confronto con la cittadinanza». Ma il nodo, secondo Rispoli, è più profondo: «Napoli è città aperta, accogliente e multiculturale, ma non può accettare la cancellazione della propria memoria religiosa e della propria storia. La libertà di culto non può e non deve passare per la sostituzione identitaria. Chiediamo con forza chiarezza, trasparenza e rispetto».