
Toni e accuse respinti
Migranti, governo avanti tutta: il centro albanese rimane aperto. Meloni: “La politica del governo non è subdola”
Il governo non si fa intimidire dalla sentenza della Corte europea sui Paesi sicuri e sui centri in Albania. La premier al Corriere respinge la parole usate dalla fondazione Migrantes: "Noi non mascheriamo l’intento di combattere le organizzazioni criminali o di far rispettare le leggi dello Stato italiano: obiettivi che consideriamo lodevoli. Subdoli sono ben altri comportamenti"
La politica migratoria del Governo non cambia. All’indomani della sentenza della Corte Ue sui Paesi sicuri, Palazzo Chigi non lascia margini a chi tenta di cavalcarla per esercitare pressioni su una prerogativa che è e resta politica. A chiarirlo sono stati tanto la premier, Giorgia Meloni, quanto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.
Meloni: “Combattiamo le organizzazioni criminali e lo rivendico”
La premier ha anche risposto al presidente della Commissione episcopale per le migrazioni e della fondazione Migrantes, l’arcivescovo Gian Carlo Perego, che in riferimento al modello Albania aveva parlato di «subdole manovre per allontanare il dramma di migranti in fuga dai nostri occhi e dalla nostra responsabilità costituzionale». «Subdolo, vocabolario alla mano, è chi maschera con altre apparenze intenti non lodevoli. Noi non mascheriamo l’intento di combattere le organizzazioni criminali o di far rispettare le leggi dello Stato italiano, obiettivi che consideriamo lodevoli», ha detto Meloni, parlando con il Corriere della Sera e sottolineando che «subdoli sono ben altri comportamenti». «Quindi – ha aggiunto la presidente del Consiglio – respingo con fermezza le accuse di monsignor Perego e consiglio di avere maggiore prudenza nell’uso delle parole».
Piantedosi: “Il governo non muta di una virgola il contrasto ai clandestini”
«Non cambieremo di una virgola il nostro contrasto all’immigrazione clandestina. Il centro albanese rimane aperto e sarà pienamente utilizzato», ha chiarito poi il ministro Matteo Piantedosi, ricordando che il protocollo Italia-Albania è diventato un modello per molti Paesi europeo. «Noi continueremo a basarci sulla lista dei Paesi sicuri utilizzando il centro come Cpr», ha proseguito Piantedosi, ricordando che nel giugno del 2026, tra dieci mesi, entrerà in vigore il nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo, approvato dal Parlamento europeo e dal Consiglio.
A quel punto il riconoscimento dei Paesi sicuri — uno dei quattro pilastri dell’accordo — «sarà condiviso da tutti gli Stati membri: e sarà assai più difficile da impugnare da parte della magistratura». Ricordiamo, infatti, che il Patto asilo migrazione prevede espressamente la possibilità per gli Stati membri di designare come Paese di origine sicuro un Paese con eccezioni territoriali o per categorie di persone. L’obiettivo è gestire l’immigrazione regolare e irregolare, rafforzare il controllo alle frontiere esterne, velocizzare le procedure di rimpatrio.
Il sistema d’asilo così com’è non funziona più
«È una sentenza, che a mio giudizio, conferma quanto autorevolmente sostenuto dall’Economist non più tardi di un paio di settimane fa: il sistema dell’asilo fondato sulla Convezione delle Nazioni Unite del 1951 non regge più. Credo che lo pensino anche importanti rappresentanti dell’Organizzazione delle stesse Nazioni Unite per i diritti dei rifugiati. È un sistema superato perché quel quadro normativo internazionale che nacque in Europa per proteggere chi fuggiva dalle persecuzioni e dal terrore staliniano, adesso in tutto il mondo viene strumentalmente utilizzato per ‘emigrare’ in modo permanente», ha detto poi Piantedosi. «Oggi – ha aggiunto il ministro, citando l’Economist – “poiché è quasi impossibile per un cittadino di un Paese povero trasferirsi legalmente in uno ricco, molti lo fanno senza permesso. E negli ultimi due decenni molti hanno scoperto che l’asilo forniva una via d’uscita”. Gli elettori hanno ragione a pensare che il sistema sia stato manipolato”». «Se tutto ciò è vero, come credo, la sentenza della Corte di Giustizia europea non fa altro che accentuare questa anomalia», ha concluso il ministro, intervistato da Libero.