
Toni e accuse respinti
Migranti, governo avanti tutta: il centro albanese rimane aperto. Meloni: “La politica del governo non è subdola”
Il governo non si fa intimidire dalla sentenza della Corte europea sui Paesi sicuri e sui centri in Albania. La premier al Corriere respinge la parole usate dalla fondazione Migrantes: "Noi non mascheriamo l’intento di combattere le organizzazioni criminali o di far rispettare le leggi dello Stato italiano: obiettivi che consideriamo lodevoli. Subdoli sono ben altri comportamenti"
La politica migratoria del Governo non è “subdola”. Perché “subdolo, vocabolario alla mano, è chi maschera con altre apparenze intenti non lodevoli. Noi non mascheriamo l’intento di combattere le organizzazioni criminali o di far rispettare le leggi dello Stato italiano, obiettivi che consideriamo lodevoli. Subdoli sono ben altri comportamenti. Quindi respingo con fermezza le accuse di monsignor Perego e consiglio di avere maggiore prudenza nell’uso delle parole”. E’ la puntualizzazione della premier Meloni fatta al ‘Corriere della Sera’. Il riferimento è alle affermazioni dell’arcivescovo Gian Carlo Perego, presidente della Commissione episcopale per le migrazioni e della fondazione Migrantes dopo la sennenza della Corte europea sui respingimenti e sui paesi sicuri: decisioni rimandate ai giudici, sia pure previa motivazione documentata. Cosa aveva detto l’alto esponente della Cei?
Meloni: “La politica migratoria del governo non è subdola”
Plaudendo al pronunciamento della corte, monsignor Perego aveva commentato: «Il balletto di decreti e di leggi per utilizzare come hub, come centri di accoglienza e come Cpr le strutture costose realizzate in Albania termina con questa dichiarazione della Corte europea. Che ormai non lascia margini ad altre, subdole manovre per allontanare il dramma di migranti in fuga dai nostri occhi e dalla nostra responsabilità costituzionale». I giudizi sono rispettabili tutti, ma i termini usati no. La politica migratoria del governo è tutt’altro che subdola. Gli sforzi del governo sulla lotta all’illegalità è alla luce de sole, parte integrante degli impegni presi con gli elettori. La premier ha messo in campo risorse ed energia per contrastare il traffico illegale degli scafisti, dal piano Mattei, ai numerosi viaggi – in Tunisia e in Turchia negli ultimi due giorni- per dare accordi con i Paesi di partenza dei migranti è sotto gli occhi di tutti.
Piantedosi: “Il governo non muta di una virgola il contrasto ai clandestini”
Quanto al patto Italia- Albania, la strategia messa in campo è diventata modello in per molti Paesi. Per questo la linea del governo non arretra di un millimetro dopo il pronunciamento della Corte europea. Avanti tutta, senza incertezze. “Non cambieremo di una virgola il nostro contrasto all’immigrazione clandestina. “Il centro albanese rimane aperto e sarà pienamente utilizzato”. E’ la linea tracciata dal ministro Matteo Piantedosi. Ha specificato il titolare del Viminale: «Noi continueremo a basarci sulla lista dei Paesi sicuri utilizzando il centro come Cpr”. Lo ha sostenuto e ribadito: si tratta soltanto di «reggere per dieci mesi», fino a quando non entrerà in vigore il Patto sulla migrazione e l’asilo, approvato dal Parlamento europeo e dal Consiglio.
A quel punto -ragiona- il riconoscimento dei Paesi sicuri — uno dei quattro pilastri dell’accordo — “sarà condiviso da tutti gli Stati membri: e sarà assai più difficile da impugnare da parte della magistratura”. Ricordiamo, infsatti, che il Patto asilo migrazione, che entrerà in vigore il prossimo 12 giugno 2026, prevede espressamente la possibilità per gli Stati membri di designare come Paese di origine sicuro un Paese con eccezioni territoriali o per categorie di persone. L’obiettivo è gestire l’immigrazione regolare e irregolare, rafforzare il controllo alle frontiere esterne, velocizzare le procedure di rimpatrio.
“Si tratta di reggere per 10 mesi”
“È una sentenza, che a mio giudizio, conferma quanto autorevolmente sostenuto dall’Economist non più tardi di un paio di settimane fa”, entra nel merito Piantedosi in una intervista a Libero: “il sistema dell’asilo fondato sulla Convezione delle Nazioni Unite del 1951 non regge più. Credo che lo pensino anche importanti rappresentanti dell’Organizzazione delle stesse Nazioni Unite per i diritti dei rifugiati. È un sistema superato perché quel quadro normativo internazionale che nacque in Europa per proteggere chi fuggiva dalle persecuzioni e dal terrore staliniano, adesso in tutto il mondo viene strumentalmente utilizzato per ‘emigrare’ in modo permanente”. E, per citare quanto detto dall’Economist, il ministro aggiunge: “oggi ‘poiché è quasi impossibile per un cittadino di un Paese povero trasferirsi legalmente in uno ricco, molti lo fanno senza permesso. E negli ultimi due decenni molti hanno scoperto che l’asilo forniva una via d’uscita’. Gli elettori hanno ragione a pensare che il sistema sia stato manipolato’. Se tutto ciò è vero, come credo – dice il ministro- la sentenza della Corte di Giustizia europea non fa altro che accentuare questa anomalia”.