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Meloni Europa

Mainstream in affanno

Meloni, l’Europa e il nuovo sovranismo pragmatico che avanza

Politica - di Antonio Giordano - 28 Agosto 2025 alle 12:55

Giorgia Meloni ha parlato ieri al Meeting di Rimini da premier ormai pienamente insediata e con una visione politica che si fa sempre più strutturata.
Tra Piano Casa, riforma della giustizia, libertà educativa e politica estera fondata sulla responsabilità, la leader di Fratelli d’Italia ha rilanciato l’azione del suo governo come “fase due” di una ricostruzione politica e civile dell’Italia.
Eppure, mentre da Rimini partivano messaggi chiari, forti e misurati, certa stampa europea – e in parte quella americana – pennella invano tra vecchie categorie e letture marginali del fenomeno italiano.

Una leadership che si consolida

Il discorso della premier a Rimini, accolto da standing ovation e concluso con un momento di forte emozione personale, è stato tutt’altro che un intervento di routine.
Meloni ha rivendicato risultati raggiunti e ha rilanciato progetti chiave: riforme istituzionali, un Piano Casa che aiuti i giovani a formare una famiglia, una battaglia netta per la libertà educativa e il pluralismo scolastico.
In parallelo, ha ribadito l’impegno italiano nella difesa dell’Occidente e dei suoi valori, ma senza rinunciare alla denuncia delle storture, come l’uso eccessivo della forza da parte di Israele nella Striscia di Gaza, dove sono morti anche giornalisti.
Un equilibrio raro, che unisce fermezza e umanità, sovranismo e responsabilità.

Il mainstream in affanno

Sempre più chiuso in una lettura ideologica e autoreferenziale, il mainstream europeo sembra incapace di riconoscere il nuovo corso italiano.
Ma è proprio questa sottorappresentazione a rivelare un progressivo distacco della stampa europea dai centri reali del cambiamento e un tentativo, sempre meno efficace, di limitarne la portata.
Le sinistre italiane, dal canto loro, hanno risposto con slogan stanchi e ripetitivi a un intervento ricco di contenuti, dimostrando l’incapacità di frenare un percorso di successo che continua a incontrare consenso tra la gente.

Geopolitica e identità

Anche il fronte atlantico non è privo di ambiguità.
Donald Trump è tornato con forza a occupare il centro della scena, e con lui quel sovranismo impulsivo che da Washington a Bruxelles viene guardato con timore.
Mario Monti, sul Corriere, ha parlato di un “asse del disprezzo” Trump-Putin contro l’Europa.
Eppure, è proprio in questo contesto che la postura di Meloni emerge con una sua originalità.
Fedele alla NATO, schierata con l’Ucraina, ma capace di dire no quando serve: come sui dazi ambientali o sulle ricette ideologiche del Green Deal.
Questa posizione, che potremmo definire “sovranismo pragmatico”, sembra oggi difficile da interpretare per un establishment europeo ancora ancorato a vecchie categorie.
Ma è proprio in questo spazio che la destra italiana sta costruendo qualcosa di inedito: una proposta identitaria ma non chiusa, nazionale ma non nazionalista, moderna ma non progressista.
Una visione che parte dalla realtà e non dall’ideologia.

Un cambiamento non ignorabile

È forse questa la ragione per cui l’Italia, pur essendo oggi tra i Paesi con maggiore stabilità politica, non viene ancora raccontata come tale.
Troppo “destra” per i commentatori progressisti, troppo “istituzionale” per i radicali d’opposizione, l’Italia di Meloni sconta un pregiudizio narrativo che prova a limitarne la comprensione all’estero.
Ma è proprio questo disallineamento a segnalare un cambiamento più profondo: l’Europa che non guarda a sud rischia di perdere il baricentro del suo futuro.
E l’Italia, con la sua nuova grammatica conservatrice, si pone come alternativa culturale e politica che merita attenzione.

L’Italia è il laboratorio d’Europa

La sfida di Meloni non è solo governare, ma farsi comprendere.
Costruire, come ha detto a Rimini, con “mattoni nuovi”, ma anche costringere l’Europa a guardare con occhi nuovi.
Perché l’Italia, oggi, non è più il “malato d’Europa”, ma il suo specchio più sincero.
E forse, il suo laboratorio più promettente.

Antonio Giordano

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