CERCA SUL SECOLO D'ITALIA

La lezione spirituale di Pippo Baudo: la storia di un uomo riconciliato con Dio, la Chiesa e la sua terra

Un conduttore cattolico

La lezione spirituale di Pippo Baudo: la storia di un uomo riconciliato con Dio, la Chiesa e la sua terra

Cultura - di Fernando Massimo Adonia - 24 Agosto 2025 alle 10:35

Gli ultimi mesi della vita di Pippo Baudo ci consegnano un finale adeguato al grande personaggio che è stato. Un finale di quelli aperti, sì, ma all’infinito. All’eterno. Come si diceva una volta, Baudo è andato via confortato dai sacramenti, chiesti dopo una malattia che ha affrontato alla stregua di un percorso di «purificazione». Ce lo dice don Giulio Albanese, il sacerdote che lo ha accompagnato spiritualmente nell’ultimo tratto di un’esperienza terrena segnata da tanti snodi.

Pippo Baudo, una vita tra successi e consenso popolare

Una vita – va da sé – tra successi, vanità e un vastissimo consenso popolare destinato a durare nel tempo e che sarà obbligatoriamente ravvivato ogniqualvolta Techeté manderà in onda spezzoni della sua lunghissima e carismatica esperienza televisiva. Sic transit gloria mundi, tuttavia. Pippo Baudo, quella consapevolezza, l’ha manifestata però con grande lucidità. A chi? Sempre a don Albanese: «Poco prima di morire, mi ha confidato che il successo (e lui, come sapete, ne ha avuto tanto) non basta a riempire il cuore.

Il successo non basta a rendere felici! Questa è una parola di verità che risuona in sintonia con il Vangelo» ha rivelato il sacerdote nel corso dell’omelia pronunciata durante i funerali celebrati – lo aveva chiesto esplicitamente – nella chiesa dedicata a Santa Maria della Stella, nella sua Militello in Val di Catania, a pochi chilometri da Caltagirone, patria di don Luigi Sturzo. Una scelta tutt’altro che casuale, simbolo della devozione mariana che lo ha accompagnato per tutta la vita. Insomma, le parole di Baudo rilanciano la lezione di Alfonso Maria de’ Liguori, che in Apparecchio alla morte ricordava come neanche i grandi di questo mondo sono immuni alle comuni tragedie umane.

Pippo Baudo, Il volto televisivo di un fedele cattolico

Baudo era cattolico. Cattolico di rito Dc. Addirittura, più democristiano di Andreotti – come ebbe a dire, tra ironia e freddura, il «Divo» guardandolo dritto negli occhi. Volto televisivo e, allo stesso tempo, un uomo che da non politico ha gestito ampie fette di potere, tanto da entrare in rotta di collisione con il Partito socialista italiano per il suo protagonismo in Rai. Ma quella è un’altra storia, che fa parte della sua vita pubblica e dei conflitti interni alla galassia del pentapartito in quello che fu l’ultimo scorcio di una Prima Repubblica agonizzante.

 Qualche contraddizione: tra divorzi, inciampi irreparabili e altro…

Poi, però, ci sono il privato e le sue contraddizioni. Tra divorzi, inciampi irreparabili e qualcos’altro. In teologia si chiamano peccati. Scelte che lo hanno tenuto lontano dalla comunione eucaristica dispensata da una Chiesa cattolica alla quale però non ha mai abiurato, anzi. Perché del magistero ha sempre accettato regole e liturgie, anche soffrendone. Negli anni del dibattito se concedere o no i sacramenti ai divorziati risposati, non ha nascosto di tifare per le aperture impresse da Papa Francesco. Una schiettezza che fa il paio con la «curiosità» che lo ha portato dinanzi a Padre Pio per poi – lo ha raccontato Renzo Arbore – essere cacciato via malamente dal santo di Pietralcina.

 Un uomo che ha fatto i conti con il foro interiore 

Ma chi siamo noi per giudicare? Nessuno: men che meno quando un uomo ha già fatto i conti con il proprio foro interiore, senza il bisogno del giudizio altrui. Il resto è affidato al mistero. Don Albanese ha raccontato che Baudo gli ha detto più volte «grazie» dopo aver ricevuto il viatico: segnale di una riconciliazione manifesta che in cuor suo era probabilmente già compiuta da tempo. In fondo – come è stato ricordato – era «generoso, discreto, uno che aiutava senza clamore». Virtù cristiane che qualcosa vogliono pur dire. E sono i suoi concittadini a ricordare il legame con la Sicilia, che – manco a dirlo – era ed è la terra dei suoi padri. Terra – cioè – di mamma e papà.

E non perdeva occasione, infatti, per andare al cimitero confermando un legame che la morte non aveva spezzato e che le pie tradizioni, da sempre, aiutano a rinsaldare. E lì sarà sepolto. Segno di una interiorità pulsante e di una umanità che sa lasciarsi interrogare dalle cose ultime. La chiave di lettura di tutto ciò ce la dà Calogero Peri, il frate cappuccino chiamato a guidare la diocesi di Caltagirone, che prima di celebrare le esequie ha risposto alle domande dei giornalisti sulla fede di Baudo. «Tutti siamo chiamati, davanti al mistero della morte, a porci la domanda – ha detto – se essa è la fine della vita oppure un momento di passaggio e cambiamento? Il compimento di un percorso o un fallimento? Credenti o no, questa è una condizione che tutti dobbiamo coltivare». Così sia. 

Non ci sono commenti, inizia una discussione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

di Fernando Massimo Adonia - 24 Agosto 2025