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Paolo Sorrentino

Il film con Servillo

La Grazia irrompe su Venezia: l’ultimo Sorrentino tra il ruolo del potere e il senso di colpa

Il premio Oscar racconta la storia di un presidente della Repubblica che deve decidere tra rispettare il suo ruolo o la legge morale

Cronaca - di Mario Campanella - 28 Agosto 2025 alle 17:42

La Grazia, che ha aperto il Festival del cinema di Venezia, riporta Paolo Sorrentino sulle scene dopo il binomio napoletano di È stata la mano di Dio e Parthenope. E ancora una volta, il grande regista partenopeo suscita curiosità. Lancia sortite di genio. E introduce un tema fondamentale e immanente: quale rapporto c’è tra il potere e la colpa? Un dilemma non facile…

Più Leone che Mattarella?

Un presidente della Repubblica vedovo, cattolico, con una figlia e giurista richiama a Sergio Mattarella. E da Mattarella Sorrentino parte realmente. Dalla grazia che l’attuale Capo dello Stato concesse a un marito che uccise la moglie affetta da Alzheimer. Mariano De Santis, il nome del presidente nel film, è detto “cemento armato” per il suo senso granitico. Il regista ricorderà nella conferenza stampa che ci sono stati tre Capi dello Stato napoletani (De Nicola, Leone e Napolitano) e in effetti De Santis sembra somigliare più a Giovanni Leone. Il presidente che firmò, e non poteva fare altrimenti, due leggi contrarie alla morale cattolica: quella sul divorzio e quella sull’aborto. De Santis deve controfirmare la legge sull’eutanasia. E qui entra in gioco il dualismo tra potere e colpa.

Il dualismo

Mariano De Santis non si decide a promulgare la legge sull’eutanasia, nonostante le insistenze della figlia, e non sa decidere se concedere la grazia a chi ha ucciso la moglie disabile. O alla donna che ha soppresso il marito violento e torturatore. Qui entra in gioco il senso di colpa deontologico, quello illustrato in letteratura scientifica da Francesco Mancini. Offendere Dio o rispettare la legge degli uomini? Salvare una persona dal carcere o non decidere per non penalizzarne una?

Un altro piccolo capolavoro

Paolo Sorrentino lancia un altro messaggio al cinema italiano. I suoi lampi di genio sono interrotti spesso dalla noia. Il ritmo cede, a volte mangiato dalla banalità. Ma il quadro finale è un altro piccolo capolavoro. Sigillato da un cast di primo livello.

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28 Agosto 2025 alle 17:42